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A. XVIII, n. 206, dic. 2024
Può una femminilità sacra sedurre e affascinare?
di Monica Murano
Le donne e l'arte rinascimentale nell'ultimo romanzo edito dalla Edarc.
Uno sguardo originale, spesso irriverente, ai grandi pittori del passato
Quante volte capita di non vedere o non voler vedere ciò che è evidente? E quante, invece, capita di vedere quel che si vuol vedere? Sergio Grom, appassionato di Storia dell’arte e di Letteratura, scrive un romanzo simpatico e dal titolo piuttosto curioso, Il mistero dell’ostentazione della vulva (Edarc edizioni, pp. 88, € 11,00), che umanamente parlerebbe da sé, ma artisticamente richiederebbe maggiore attenzione e osservazione.
Il protagonista del racconto, Mario, uno studioso dilettante di Storia dell’arte, in alcune opere importanti di pittori del Rinascimento, scopre una comunicazione erotica nascosta, che si traduce in messaggi subliminali trasmessi attraverso il linguaggio equivoco di mani e dita di donne angeliche, sante e madonne, da cui risulterebbe evidente ciò che negli artisti destava attenzione e piacere terreno: il sesso femminile. Ecco che inizia, così, un’incessante ricerca sugli autori del ‘500, sulla semiotica dell’arte, sul simbolismo e su quant’altro possa dar prova concreta di ogni sua intuizione. Dedica intere giornate a sfogliare volumi d’arte, nottate in bianco a consultare su internet tutti i siti possibili per trovare informazioni utili e conferme che abbiano attinenza con la sua scoperta. Ma la rivelazione di Mario viene sottovalutata dal suo amico Tommaso, a cui ne parla con entusiasmo, e rivalutata quando un famoso critico d’arte tenta di derubarlo del suo progetto. Tra incontri e scontri Mario riesce a difendere ed esprimere pubblicamente la sua scoperta, grazie anche all’aiuto di Ewa, vicedirettrice di un museo polacco di Arte antica, con cui ha il piacere di scoprire emozioni di tipo molto personale oltre che professionale.
Un racconto con qualche crudezza di troppo
L’autore realizza questo suo primo libro servendosi di un linguaggio scomposto, che offre una lettura scorrevole, a tratti “molto schietta”, talvolta pure troppo. Leggiamo nel testo: «se riesco a “pubblicizzare” tutto questo materiale… forse mi rideranno appresso, all’inizio, ma forse col tempo… qualcun altro aprirà gli occhi e troverà il coraggio di gridare che il re, anzi l’orgasmo di Santa Teresa è nudo, cioè evidente. […] Quell’orgasmo che ai fini della procreazione non serviva assolutamente a niente...».
In effetti non osiamo immaginare quale sarebbe la piacevole sorpresa per un uomo religioso, o un semplice cristiano, che si trovi di fronte a intuizioni di questo tipo, potremmo dire, in un certo senso provocatorie. Mario si imbatté in un'altra tematica: «l’Immacolata Concezione! […] E quante volte aveva pensato che questa scena simboleggiasse la “penetrazione” di Maria che, quindi, ne restava incinta».
Pare proprio che il protagonista non sia un uomo di fede: «Dio non esiste e
Il libro, sin dalle prime righe, assume toni e parole crude, come a volte avviene tra amici sboccati.
Dunque, tenendo in considerazione che non tutti apprezzano questo stile di scrittura, è con uno spirito amichevole e divertito che vi invitiamo a leggerlo. Esso è corredato, inoltre, dalle immagini dei dipinti che Mario decide di osservare con sguardo “accurato”, quali
Secondo il protagonista «gli artisti nei secoli avevano rappresentato le più svariate situazioni spirituali e umane, tra le quali l’erotismo».
Ma è Mario a pensarlo o l’autore del libro? Entrambi appassionati di Storia dell’arte e…non solo. In fondo è lui, l’autore appunto, il creatore di quest’ “opera letteraria”…
«Difficile questione l’interpretazione».
Volendo riportare la comprensione e la spiegazione del significato delle opere sopra citate dall’autore del libro, affidandoci alla tradizionale critica dell’arte, potremmo controbattere così: nell’Estasi di Santa Teresa del Bernini la genialità compositiva dell’artista corrisponde pienamente al significato teologico attribuitogli. Fu proprio in quest’opera che egli riuscì a raggiungere uno degli obiettivi più importanti della sua ricerca: avviare una nuova sintesi lirica di visione ed emozione attraverso l’integrazione dell’arte. Bernini, infatti, in questa scultura sente, intende e traduce un’esperienza mistica della santa (visione tra le più importanti) nell’evidente passionalità reale di una sacra verità, interpretando l’estasi quale turbamento che sconvolge lo spirito e la carne insieme.
Dio può condurre l’uomo in “luoghi” dove pure i più virtuosi sforzi non potrebbero portarlo.
E cosa dire sull’Immacolata Concezione? Quale significato può assumere una simile opera per gli uomini del XXI secolo, distratti e confusi sui veri valori della vita come la fede e le verità cristiane?
Leonardo, Barocci, Annibale Carracci, Guercino, Murillo, sono solo alcuni degli artisti che hanno interpretato la donna bella come la luna, radiosa come il sole.
Nel leggere le osservazioni e le “visioni” dell’autore, si comprende con maggiore coscienza che le verità più significative sono «nascoste ai sapienti e rivelate ai semplici», che il vero linguaggio di Dio è pertanto quello dei “semplici”.
Detto questo, crediamo che l’osservazione di Mario di fronte a un’opera d’arte di immensurabile valore si commenti da sé.
Un po’ di delicatezza in più non guasterebbe
Certo non ci sarebbe da stupirsi se gli artisti del Cinquecento avessero nascosto una verità del genere se si considera l’egemonia della chiesa in quell’epoca (dunque l’impossibilità della libertà d’espressione), primo fra tutti il commissionare dipinti sacrali ai migliori pittori di quel momento storico. Ma è anche vero che l’arte non è un linguaggio a tutti noto e che non si può interpretare profondamente un’opera artistica in tutta la sua pienezza: dal concepimento al parto, poiché ciò significherebbe andare ben oltre l’immedesimazione, lo studio e l’interpretazione medesima dell’artista, pretendendo di sentirsene il creatore. E questo, davvero, sarebbe umanamente innaturale.
Tante opere, paradossalmente, potrebbero nascere da un coprire colori e forme mal riuscite, o, comunque, non volute, quindi nate dal caso, su cui si potrebbe a lungo discutere; tante altre, invece, potrebbero “trasporsi al mondo” da un intentio ben chiara e “sentita”, tale da renderle maestose e degne del valore che conservano nei secoli, delle relative firme apposte e del significato, delle forme e dei colori che assumono nelle loro espressioni.
È quasi doverosa una riflessione sull’arte, poiché essa è pura percezione emotiva e rende sensibile gli animi umani. La pittura, la sculture sono un linguaggio articolato di segni e colori, di materiali e forme, come le parole di “volumi” di lettere, ma tutte con un denominatore comune: il pensiero. Questo gode della piena libertà d’essere e quando viene trasmesso alla collettività deve rendere dignità all’uomo e, quindi, alle differenti unicità interiori di cui è colmo il mondo, eludendo, dunque, di involgarire la lingua italiana e argomenti che andrebbero curati con umiltà e sensibilità estreme, uniche caratteristiche capaci di valorizzarne i contenuti.
Inoltre il “non visibile” e il “visibile” sono concetti ed esperienze soggettive. Fino a che punto si può generalizzarle? Anche nel parlare di religiosità, di sante e madonne, di ciò che molti considerano assoluta sacralità, bisognerebbe prestare la giusta delicatezza, pur esprimendo il proprio libero e personale pensiero.
Perché si dovrebbe snaturare ciò che la natura ha compiuto seguendo tempi e fatalità che l’uomo non è all’altezza di comprendere? Porsi al di sopra di essa potrebbe sembrare un atteggiamento presuntuoso, se non irrispettoso.
Certamente la lettura di un romanzo che prende spunto dall’arte, che attraversa perimetri religiosi affrontati da un’angolazione non cattolica e non cristiana, ispirato e proposto da e con un linguaggio “molto giovanile”, può destare curiosità, può anche divertire, fermo restando che è frutto di una fantasia individuale, che rivela parte di una propria unicità, (in questo caso dell’autore del libro) e in quanto tale rispettabile.
Monica Murano
(www.bottegascriptamanent.it, anno II, n. 12, agosto 2008)