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Anno IV, n. 40, dicembre 2010
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Letteratura contemporanea (a cura di Maria Franzè) . Anno IV, n. 40, dicembre 2010

Zoom immagine La storia dolente di una donna:
vittima delle proprie ossessioni,
tenta di vivere una vita normale

di Paolo Giovannetti
Da Voland editore, un racconto
che tocca le corde dell’anima


Un ritratto inconsueto, bizzarro, a volte angosciante, di un personaggio pervaso da strane manie e continuamente ossessionato dalla pulizia e dall’ordine: l’evoluzione di una psicosi?

Lo stile della prosa è asciutto, dal ritmo incalzante e poco incline a divagazioni, quasi scarno, nella sua semplicità, ma proprio per questo ci pare ancora più incisivo. Una storia solo apparentemente intrigante, nelle situazioni paradossali (a volte anche comiche) e nei comportamenti della protagonista ma che, se interpretata più in profondità, mette a nudo risvolti, persino inquietanti, di certe azioni frutto di un background di disagio psichico.
Nel suo recente libro: La Cameriera (ed. Voland, pp.96, €12,00) l’autore, il pluripremiato Markus Orths, si presenta con ottime referenze nel panorama della letteratura tedesca contemporanea: è considerato, infatti, uno dei più interessanti giovani scrittori del suo paese riscuotendo un lusinghiero successo sia di critica che di pubblico.

 

Una vita programmata nei dettagli

Il racconto vede protagonista una giovane donna che, dopo aver trascorso sei mesi in una clinica per malattie psichiche, esce per tornare ad una vita solo apparentemente “normale”. Rientra nella propria casa in affitto e come prima cosa si mette a pulirla meticolosamente, quindi fa una telefonata alla madre, che abita in un’altra città, per dirle che è uscita dalla clinica ma alla quale non vuole chiedere nessun tipo di aiuto. Trovandosi in ristrettezze economiche, per potersi mantenere deve trovare assolutamente un lavoro. Prova a cercare tra gli annunci di giornali ma poi si rivolge ad un suo ex (Heinz) che, in cambio di qualche prestazione “particolare”, l’aiuta trovandole impiego in un albergo come cameriera ai piani.
Lynn (il nome è forse involontariamente già emblematico…), si mette al lavoro con gran lena pulendo con perfezione maniacale le camere dell’hotel Eden. Ma la cameriera va oltre: pulisce perfettamente anche gli oggetti personali dei clienti, cercando di indovinare anche il loro aspetto fisico ed il loro tipo di vita.

La sua esistenza scorre fortemente scandita dalle attività programmate oltre il lavoro: lunedì un’ora da Heinz, mercoledì giorno libero, giovedì sera telefonata alla madre (alle 7.30 in punto), venerdì seduta dallo psicoterapeuta dal quale è in cura.  Quest’ultimo è una figura che viene presentata come assente ed apparentemente non coinvolta come forse vorrebbe la protagonista. Spicca il suo intercalare «comunque» alla fine di ogni frase ed il suo continuo annuire che lo rende odioso agli occhi di lei.

Lynn finisce per fermarsi al lavoro sempre più a lungo, fa gli straordinari (non pagati) e continua a pulire: «Dove le altre cameriere non vedono più niente da fare, lei ha appena cominciato.» Cerca sempre più di indovinare da dove vengono i clienti, uomini o donne, il loro aspetto, che profumo usano, che lavoro fanno, come si comportano in camera, arriva persino ad indossare di nascosto i loro abiti.

 

Una tentazione incontrollabile

Poi il fatidico giorno: un martedì mentre si trova ancora in una camera, sente qualcuno arrivare: la tentazione è troppo forte, si nasconde sotto il letto di sera e vi rimane tutta la notte: ascolta i rumori e le parole degli ospiti nella stanza. La cosa è destinata a ripetersi ogni martedì e lei prende tutte le precauzioni per non farsi scoprire. «È come se la vita degli altri prendesse il posto della sua, facendola sognare di essere qualcun’altro, sperimentando sensazioni ed esperienze mai provate».

Va avanti così per un bel po’ finché non arriva un martedì “particolare” durante il quale assiste, infatti, all’incontro in camera tra un’avvenente sconosciuta che offre prestazioni sessuali a pagamento ed un uomo. Lynn naturalmente da sotto il letto, non vista, come era solita ormai fare, assiste, ascoltando le parole e i rumori, al rapporto tra i due, e si eccita a sua volta. Alla fine, quando ormai i due se ne sono andati, esce e annota il numero di telefono della donna da un biglietto rimasto in camera: «Per un momento pensa è la prima volta che porto via qualcosa che non mi appartiene.»

Senz’altro l’episodio chiave del racconto. Passa una settimana, solito tran tran, quindi una tentazione che diventa realtà: Lynn vuole risentire la voce dalla donna, che si chiama Chiara, del martedì precedente; allora prende il numero trascritto e le telefona. Le chiede un appuntamento: un dialogo secco con botta e risposta, senza fronzoli, senza parole inutili, un tipo di dialogo spesso ricorrente nel libro.

Al primo appuntamento erotico a pagamento, ne seguiranno altri, sempre di sabato, che diventerà quindi un altro giorno “occupato” per la protagonista. La cameriera pur di rivederla giungerà persino a vendere alcuni oggetti e così racimolare altro denaro per pagarla. L’autore sembra insista sugli effetti che questi incontri producono su Lynn che comincia ad apprezzare sempre più le conversazioni con Chiara (anche se fatte solo di domande e risposte, «brandelli di conversazione, per la verità […]»). Ad un certo punto intravede un cambiamento nella propria vita: forse l’illusione, provando emozioni diverse ed intense, di ritrovare sé stessa, di uscire dal tunnel della “non identità”, liberandosi da comportamenti imposti, e di capire chi è veramente: ogni mattino infatti, per sapere chi era, aveva sempre guardato la propria carta d’identità attaccata allo specchio: nome, cognome e data di nascita.

Man mano che il tempo scorre, la dedizione esasperata al suo lavoro di cameriera si fa sempre più assidua, continua con pulizie sempre più ossessive: arriva persino a pulire anche i materassi e l’interno dei mobili …

 

Un tentativo di vita “normale”

Un bel giorno le viene detto che dovrà prendersi un periodo di ferie già programmato ma intanto arriva un altro martedì e Lynn assiste ad un altro incontro di Chiara con il suo cliente. Alla fine spia tra i documenti dell’uomo e scopre che è sposato e viene a sapere anche dove abita. Decide allora che vuole far conoscere la verità alla moglie. Fa seguire l’auto dell’uomo da un taxi per avere una conferma sull’indirizzo… Ma poi le manca il coraggio di raccontare alla signora i tradimenti del marito.

Poco dopo assistiamo all’unico reale e autonomo tentativo di Lynn di interrompere la monotonia della propria esistenza e forse mettere fine alla ricerca del proprio io: una conferma della sua volontà di voler vivere esperienze di una vita “normale”. Propone, infatti, alla sua “amica particolare” un viaggio da fare assieme in un paese esotico ed arriva fin quasi a comprare i biglietti. Ma poi l’amara delusione…

La conclusione della storia la lasciamo naturalmente ai lettori che scopriranno in seguito un finale forse prevedibile ma che fa pensare sulla condizione psicologica di chi ha probabilmente sofferto di un deficit affettivo e di un rapporto conflittuale.

 

La personalità della protagonista

Ci pare interessante sottoporre ad una breve riflessione alcuni aspetti posti in evidenza dall’autore nel tracciare la personalità della protagonista.

I pensieri e la ripetitività dei gesti: pensieri ricorrenti sulle cose programmate da lei o per lei ogni giorno e sui gesti ed abitudini sempre uguali a se stessi. L’ossessione per le pulizie, quasi una dipendenza, il lavoro duro come scacciapensieri. Lynn analizza le frasi ricorrenti di sua madre («stammi bene comunque» o del suo psichiatra «che annuisce sempre») associandovi probabilmente dei significati solo a lei noti.
Il rapporto con la madre (il padre è assente): risulta molto formale, non traspaiono emozioni, anche quando giace in clinica ammalata. Una donna anche lei forse ossessionata dal “dover fare” che viene prima dell’essere o di esternare veri sentimenti… I discorsi tra lei e la figlia, quasi telegrafici, insistono su banalità quotidiane e argomenti ripetuti come ad esempio, sui prodotti più adatti per le pulizie…
Il rapporto con gli altri e con l’altro sesso: appare emblematico, basato sull’incapacità di mettersi allo stesso livello comunicativo e sulla necessità di avere sempre conferma tra causa ed effetto. Lynn comunque dimostra un’insolita capacità speculativa nel prevedere le azioni ed analizzare i comportamenti altrui: una specie di autodifesa?

L’unico rapporto con gli uomini consiste in un “residuo” di relazione con un suo ex-fidanzato con il quale continua ad avere solo degli intercorsi sessuali per ottenere qualcosa in cambio.

Mentre con lo stesso sesso cerca in qualche modo di instaurare alla fine, aldilà della morbosità, una relazione, sia pur embrionale, di amicizia.

Infine, dal punto di vista “clinico”: la cameriera è rimasta in cura per ben 6 mesi in ospedale ed è uscita “guarita”, almeno così si sforza di credere e di far credere agli altri: ma in realtà continua ad essere sotto osservazione dal suo psichiatra con il quale ha incontri settimanali. Non assume (se non solamente in un’occasione) le pillole prescritte.

In definitiva, Lynn sembra non viva di “vita propria” ma che senta la continua necessità di assumere in sé (quasi assorbendole) le vite degli altri, in questo caso i clienti, quasi fosse un anestetico ai suoi disagi psichici. Tutto ciò per esorcizzare i propri limiti e le proprie ossessioni, puntualmente confermate in un finale senza alternative.

 

 Paolo Giovannetti

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno IV, n. 40, dicembre 2010)

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