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Direttore editoriale: Natalia Bloise
Anno IV, n. 40, dicembre 2010
L’emozione
suprema
nota a tutti
di Maria Grazia Franzè
Un libro Falzea editore,
raccolta di racconti
che narra dell’amore
Il sentimento universale, provato da qualsiasi persona, almeno una volta nella propria vita, è scrutato e rivissuto in ventuno racconti in cui, ogni protagonista si fa portavoce di chi, davanti alle vicende della propria vita, conosce questo grande dono di amare e di essere amato.
Mara Nasso è l’autrice reggina che propone la raccolta di racconti che ha come tema dominante l’amore: Amore itinerante (Falzea, pp.126, € 12,00). Nelle brevissime storie, piacevoli da leggere, scritte quasi tutte in prima persona, la scrittrice mette a nudo questo sentimento assoluto che ciascun essere umano può provare. I protagonisti vivono come se stessero facendo un viaggio e, in esso, esplorassero una parte di questa emozione per perdercisi dentro, conducendo il lettore in un vortice totalizzante. Scevri da consequenzialità tematica, i racconti sono tuttavia legati tra di loro da un aforisma a mo’ di titolo che accompagna e, in qualche modo, fa intuire la trama di ciò che sta per essere raccontato nella storia che segue.
Una struttura lineare
«Si genera un uomo non il suo cuore. Basta un legno verde per impedire agli altri di bruciare. È viaggiando che si trova la saggezza. Se vuoi arrivare primo, corri da solo. Se vuoi camminare lontano, cammina insieme. La pazienza è un amuleto per la vita. Chi è in casa d’altri lascia i propri difetti sulla porta. Il cuore è come una riva, basta una sola pioggia per infangarla. Sbagliando strada si impara a riconoscere la propria strada. Dove tutto è bruciato il fuoco non ritorna più. È con le proprie parole che si entra nei pensieri altrui. Il cammino attraverso la foresta è lungo solo se non si ama la persona che si va a trovare. Si lavora in superficie, in profondità c’è il mistero. Per comporre una lite non si porta un coltello che taglia ma un ago che cuce. Il matrimonio è una guerra che si dichiara a se stessi. Il cuore conserva ciò che l’orecchio ha inteso. La luna rischiara bene ma lascia al buoi certi luoghi. Non potete nascondere il fumo della capanna che avete incendiato. Il cuore dell’uomo non è un sacco dove chiunque possa mettere la mano. Le macchie del leopardo nessuno riusciva a contarle ma la tartaruga disse sono due: una gialla e una nera. Anche se la menzogna parte di buon mattino e la verità solo a sera, la verità raggiungerà la menzogna. I giorni non si scavalcano».
Ogni massima conserva una breve verità definita e conclusa, che si intuisce attraverso un duplice esercizio di lettura: quella lineare, che si fa quando si legge il romanzo e quella proposta precedentemente, ossia andando alla ricerca di ogni motto per giustapporlo l’uno all’altro leggendo come se ci si trovasse davanti ad un unico brevissimo racconto.
La struttura del romanzo è molto chiara: non inizia subito, immergendo il lettore nella lettura del primo racconto, bensì introducendolo pacatamente nel libro con la trascrizione di un dialogo tra lo scrittore e il suo romanzo, tra il destino e la solitudine, tra il pittore e l’opera d’arte per poi finire affermando che: «Ogni storia racconta una vita».
La diversità delle storie che conferiscono unicità al romanzo
È proprio una vita quella che viene raccontata nella prima storia. Un’esistenza stroncata per un attimo d’ira, una condanna da scontare per arrivare poi ad una certezza: «La vita non costa, è gratis, perciò non si dovrebbe rubarla a nessuno, a nessun costo».
Questa riflessione sull’amore per l’esistenza, vissuta nel bene e nel male, praticata e stroncata, porta ad una considerazione profonda che si riflette anche nel secondo racconto dove, l’amore è ritrovato grazie allo sport e nello specifico nella boxe. Attività fisica che fa scoprire, in chi la pratica, la lotta contro l’ostacolo, la lotta contro se stessi, la forza di affrontare le proprie paure e la gioia di superarle con coraggio: « il coraggio e l’amore sono due forze che ti arrivano così, senza che neanche te ne accorga. Non sai dire quando arrivano ma puoi stare sicuro che capirai quando ti abbandoneranno».
E ancora, proseguendo nella lettura, si trova l’amore provato da chi viaggia e non si attacca alla caducità delle percezioni effimere che quotidianamente ci si ritrova innanzi. Il desiderio di viaggiare, di scoprire nuove realtà per raggiungere la saggezza e la bellezza di ogni attimo: «Per lei era questa la metafora dell’amore: un viaggio lungo un brivido e un posto sicuro dove dire di essere finalmente arrivati».
Ma, leggendo ancora, si scopre il segreto di chi decide di amare che consiste, prima di tutto, nell’amare se stessi: volersi bene totalmente per poi gioire di potersi donare all’amato in un gioco in cui il sentimento è definito «un lungo tratto di rimbalzi che si inseguono fino alla sosta e all’immobilità più totale».
Non esiste un modo univoco di amare e ogni racconto pone delle prove di come ci si può innamorare prima e amare poi, di come molto spesso, solo dopo aver amato si definisce questo sentimento per cui non si è mai troppo maturi e che molto spesso unisce per un attimo e rende estranei per l’eternità. Il segreto per amare è scoprire le leggi del tempo che passa: «Mi viene in mente che il tempo corre e ci parla. Noi invece, quante volte, stiamo fermi e muti, arrabbiati con tutto e per tutto».
Ventuno storie dunque, per parlare di un sentimento totalizzante che viaggia con ciascun essere umano tra parole dette e non dette, tra azioni fatte e non fatte con l’unica certezza che quando l’amore chiama non bisogna farlo aspettare «e qualcuno creò il silenzio per dare voce ai pensieri, per vestire i ricordi. Ma il mondo calzò le parole, miliardi come gocce di pioggia impazzita. L’amore nacque in bilico tra suoni e quiete».
Maria Grazia Franzè
(www.bottegascriptamanent.it, anno IV, n. 40, dicembre 2010)
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