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A. XVIII, n. 205, nov. 2024
La Roma rinascimentale corrotta
sullo sfondo de L’orso e la Rosa
di Cinzia Montoro
Nel suo romanzo storico, edito Falzea, Giorgio De Angelis racconta
una storia d’amore che si intreccia a fatti di sangue e giochi di potere
Un’appassionante storia di Amore e Morte sullo sfondo di una Roma rinascimentale violenta e schiava di poteri contrapposti che schierano le proprie pedine in una mortale partita a scacchi. Dal 15 luglio 1576 al 20 agosto 1590, la narrazione si apre e si chiude con un assassinio; un cerchio fatale in cui la violenza delle passioni si esprime senza pudore. I fatti narrati sono realmente accaduti e Giorgio De Angelis con L’Orso e la Rosa (Falzea editore, pp. 280, € 16,00), ci regala un romanzo storico vivido e avvincente da cui traspare non solo l’essenza della città dei papi in epoca rinascimentale, ma anche l’affanno e lo struggimento di una storia d’amore. La vicenda ebbe molta eco ai tempi in cui accadde, tanto da ispirare una tragedia del grande drammaturgo del teatro elisabettiano John Webster, The White Devil.
Lo stemma della casata degli Orsini, duchi di Bracciano, dà il titolo al romanzo e riassume i diversi significati dei due simboli in un colloquio fra i due protagonisti: «La giovane sorrise compiaciuta e, indicando lo stemma di famiglia inciso sulla larga fibbia di cuoio che gli cingeva la vita, disse: “Mi piace molto. Forza e grazia insieme.” “Hai ragione, amor mio, ‘l’orso e la rosa’, la forza e
Il peccato e la pena
Un cerchio di morte, dunque, che si apre con l’assassinio di Isabella de’ Medici da parte di suo marito Paolo Giordano Orsini, duca di Bracciano. La versione ufficiale: un incidente; la verità: un delitto passionale per avere ricambiato i tradimenti del marito.
Il funerale della moglie diventa per Orsini l’occasione per incontrare Vittoria Accoramboni e di innamorarsene perdutamente. La donna è sposata ma questo non fermerà il protervo duca che arriverà ad assassinare anche il marito di lei, Francesco Peretti, per averla.
Da qui, piomba sulla coppia l’anatema e la persecuzione della Chiesa, istigata dallo zio di Francesco, il potente cardinale Felice Peretti. Prima la lunga separazione dei due amanti e poi, dopo il matrimonio, la fuga a Venezia per scampare alla sicura e terribile vendetta che sarebbe calata su di loro a opera del nuovo papa Sisto V, il cardinale Felice Peretti. Il cerchio si chiuderà, alla fine, con l’ennesimo delitto: questa volta, però, il movente non sarà passionale…
I personaggi
Il duca di Bracciano è un uomo fiero e superbo, della casata degli Orsini, «la più potente famiglia di Roma», una casata di «papi, di cardinali, di priori e di uomini d’arme», un uomo che ha combattuto con valore nella Battaglia di Lepanto.
Vittoria Accoramboni ha sposato il nipote del cardinale Peretti, Francesco: «…uno strumento nelle mani della madre e di suo zio cardinale. È un fanciullo, mai cresciuto…». Ma dopo sette infelici anni di matrimonio incontra lo sguardo appassionato di un altro uomo che risveglia i suoi sensi: «Secondo me è delusa anche a letto, Francesco non dev’essere un grande amante». E si lascia andare alla voluttà che Paolo le ispira.
La sensualità scorre nelle pagine del romanzo con l’irruenza di un fiume in piena e trova nei due protagonisti uno sfogo naturale, senza ipocrisie, senza falsi pudori: la donna cede subito al richiamo dei sensi, sin dai primi incontri, ancor prima di accorgersi di essere innamorata di Paolo: «Sentì il suo tremito mentre accarezzava la bella schiena, i fianchi, i glutei di lei, che mormorò in un soffio: “Cedo alla vostra forza, Altezza…”».
Lo sfondo sociale
Una storia d’amore di quelle che trasgrediscono le convenzioni sociali, certo, ma che genera reazioni ingigantite dal contesto storico e sociale in cui è calata.
Il pregio del romanzo di De Angelis sta anche nella sua capacità di ricostruire con le parole, immagini nitide come fotogrammi, in grado di mostrare al lettore i processi sommari e le pene disumane, come per il brigante Catena: «…allora due incappucciati lo sollevarono di peso, gli calarono il cappio intorno al collo e, mentre il terzo gli poneva sotto i piedi un panchetto basso, iniziarono a percuoterlo con bastoni nodosi. […] il boia […] s’aggrappò con forza alle sue gambe e con robusti strattoni, gli spezzò l’osso del collo. Quando i mazzolatori, posati i bastoni, afferrarono le asce e iniziarono lo squartamento del corpo penzoloni, Vittoria impallidì…».
Lo sfondo è quello di una storia d’amore dannata che, nonostante tutto, non suscita il biasimo del lettore; non c’è una morale, non c’è un giudizio, ma la cronaca dei fatti che accadono al di là del tempo e dello spazio.
Cinzia Montoro
(www.bottegascriptamanent.it, anno IV, n. 40, dicembre 2010)
Elisa Guglielmi, Ilenia Marrapodi