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Anno IV, n. 36, agosto 2010
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Letteratura contemporanea (a cura di Maria Franzè) . Anno IV, n. 36, agosto 2010

Zoom immagine Il peso della libertà di pensiero
nella diatriba sul nucleare,
un argomento sempre corrente

di Serena Poppi
Da Edizioni associate, un tema attuale
e un thriller dal ritmo cinematografico


Un po’ come una scala a chiocciola, per la quale, sia che la si salga sia che la si scenda, sembra unicamente di girare su se stessi, l’indagine di Tony Litta, investigatore privato dell’Fbi, nonché ex ingegnere nucleare ed ex marine della Guerra in Vietnam, pare addentrarsi in situazioni sempre più aggrovigliate e contraddittorie. Proprio come contraddittoria è Los Angeles, dove per lo più è ambientato il romanzo, che rispecchia le molte sfaccettature di questa metropoli e del popolo americano: hanno vita personaggi dalle concezioni liberali, attori edonisti, nonché studiosi e ricercatori illustri. Il romanzo è del giornalista, saggista, scrittore Luigi Lerro, che lo ha efficacemente intitolato La sindrome nucleare (Edizioni associate, pp. 396, €18,00). Il romanzo apre, appunto, con una situazione che ha dell’incredibile: a Washington viene trovato il cadavere di un uomo nell’ ascensore riservato al presidente della Nuclear regulatory commission (Nrc) e per questo sorvegliato dalle forze di sicurezza; nella stessa mattina viene appiccato il fuoco sotto casa del presidente; si scopre, così, che a quest’ultimo erano arrivate alcune copie anonime di un rapporto segreto, custodito alla Nrc, su di un possibile incidente in reattori nucleari. Lo stesso giorno l’Fbi manda un agente molto particolare ad indagare, come detective privato, alla scoperta della fonte che, secondo il bureau, alimenta il complotto: controllando le attività dei contestatori del nucleare, l’Fbi era venuta a conoscenza di un progetto per un film su un incidente in una centrale atomica, che rispecchiava appieno le modalità temute dal rapporto, a questo punto non più tanto segreto, della Nrc. Non rimane altra possibilità, per l’investigatore privato, che iniziare le indagini dal variegato mondo hollywoodiano.

 

Dialettica

«È il rischio di infrangere le barriere della natura, gli ripeteva Ketty, contraddicendo i principi della ricerca scientifica che, … lei stessa coltivava ». «Non sono così pazzo da aprire un discorso sul disarmo nucleare, acconsentì il professor Varrick». Un litigio tra moglie e marito, lei dottoranda in filosofia e lui professore di fisica, è l’occasione di Lerro per affrontare argomenti di portata, potremmo dire tranquillamente, universale, dando voce e senso a due parti contrapposte, che esistono in ogni individuo e che, pur avendo come scopo unico l’individuazione delle leggi fondanti l’universo, si contrappongono dando vita ad uno scontro titanico: fisica contro filosofia. È possibile colpevolizzare Caino e Abele, oppure la forza che emana il ricatto delle armi, o ancora l’inevitabilità dell’innovazione tecnologica, ma si finirà sempre col girare su se stessi, sulle proprie convinzioni che, peraltro, possono mutare come muta il vento, perdendo credibilità; o possono radicarsi nelle menti e divenire scusa per commettere azioni indicibili, come omicidi plurimi volontari. Arrivò il giorno in cui Ketty abbandonò Varrick.

 

Realtà o romanzo?

Forse entrambi: «ogni riferimento a persone cose enti società è puramente casuale e giustificato da esigenze di drammatizzazione», scrive Lerro. Eppure certi fatti sono realmente accaduti. Il film The china syndrome, recentemente ritrasmesso dalla tv italiana, l’incidente alla centrale di Three mile island in Pennsylvania, il rapporto segreto della Nrc. È il loro riferimento che è casuale all’interno del romanzo: questo rafforza sicuramente l’enfasi di un tema che, come esplicitamente definito nel titolo, è diventato sindrome. La scelta di utilizzare la forma del romanzo offre a Lerro la possibilità addentrarsi in questa diatriba che coinvolge la ricerca di senso e l’origine dell’essere umano, senza dare forza ad una posizione piuttosto che ad un’altra, pur ovviamente mantenendo saldi i principi di inviolabilità della vita umana e la condanna della giustificazione che grandi industrie e, non vorremmo, anche istituzioni pubbliche danno al sacrificio di vite umane e natura. In questa forma, piuttosto che attraverso un saggio o un articolo (Lerro ha un passato da giornalista), l’autore lascia spazio alla libertà di pensiero e di azione, evitando di arrivare ad uno scontro frontale dal quale è difficile capire chi, tra favorevoli e contrari al nucleare, potrà avere la peggio. È pur vero che Lerro ha già al suo attivo scritti a tema scientifico: ben 11 dedicati al mondo e alle politiche della ricerca, dell'innovazione, della progettazione molecolare. Ma non solo. Lerro, giornalista, scrittore, già direttore delle relazioni di enti economici e di ricerca nazionali, ha collaborato a quotidiani, settimanali e programmi televisivi e ha pubblicato alcuni saggi e volumi di natura storiografica. Tra i suoi titoli: Il corridoio della ricerca, (Flaccovio), Intervista sulla ricerca con Felice Ippolito (Laterza), Politica della ricerca in Italia (Civitas), Compendio istorico della rivoluzione e controrivoluzione di Napoli (Magmata) di Anonimo (curatore). Poi, nel 2002 arriva il suo primo romanzo Nel labirinto del re (Marietti), storia ambientata nell’Ottocento romano intorno alla corte di Vittorio Emanuele II.

 

Serena Poppi

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno IV, n. 36, agosto 2010)

 

 

 

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