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Comunicazione e Sociologia (a cura di Marilena Rodi) . Anno IV, n. 36, agosto 2010

Zoom immagine La televisione italiana verso
una nuova comunicazione?
Dall’analogico al digitale,
i cambiamenti dell’Agcom

di Paola Zagami
Rai e Mediaset a “dieta” di frequenze
nella delibera del Garante. Rubbettino


La pressante esigenza di vigilanza su taluni ambiti della vita sociale ed economica del paese, che la Costituzione non può esplicare del tutto, ha reso necessaria la nascita delle Autorità amministrative indipendenti. Si tratta di enti svincolati, almeno in teoria, dalla politica, che non avendo compiti di amministrazione attiva dei settori corrispondenti, si dedicano solo al controllo del rispetto delle regole previste. Tra le Authorities più note si possono ricordare la Consob (Commissione nazionale per le società e per la borsa), l’Antitrust (Autorità garante della concorrenza e del mercato) e, in ultimo, il Garante per la protezione dei dati personali, ideale mediatore nell’infinita disputa riguardante la tutela della privacy e la libertà di informazione.

Per gli operatori della comunicazione, invece, il punto di riferimento è l’Agcom (Autorità garante per le comunicazioni), istituita nel 1997 con la legge Maccanico, ereditando di fatto le funzioni appartenenti all’ex Garante per le radiodiffusioni e l’editoria.

Dal maggio del 2005 la direzione dell’Agcom è affidata a Corrado Calabrò, che vanta una carriera di spicco al servizio dello stato, come lui stesso racconta in Reteitalia. La Tv e i nuovi scenari della comunicazione (Rubbettino editore, pp. 210 € 16,00). Il testo, una lunga intervista al presidente fatta da Barbara Corrao, giornalista de Il Messaggero, alterna interessanti note biografiche di Calabrò, relative alla sua sfolgorante e lunga carriera, a riflessioni sulle complesse questioni relative ai mass-media e la tecnologia delle telecomunicazioni di pertinenza proprio dell’Agcom.

 

Una lunga carriera segnata da collaborazioni importanti

Giovane calabrese con la passione per la Fisica, Calabrò si ritrovò per volontà paterna alla Facoltà di Giurisprudenza di Messina, dove a soli ventidue anni conseguì la laurea, preludio di una serie di concorsi al Ministero del Lavoro e poi alla Corte dei conti dall’esito brillante. La gavetta dura ma inarrestabile lo condusse ben presto al fianco del presidente del Consiglio Aldo Moro, in qualità di capo della sua segreteria tecnico-giuridica. Raccontando gli intensi ritmi lavorativi a Palazzo Chigi, Calabrò descrive l’uomo politico Moro, pacato nell’espressione ma incisivo nelle idee: «Moro aveva una visione politica che portava a uno spostamento della società italiana verso nuovi scenari. Solo che era uno spostamento così poco ostentato da risultare impercettibile a molti. Non ai più acuti osservatori; non a quelli tra noi che godevano della sua fiducia e ai quali la sera, quando non aveva da distribuirci, parlava un po’ del suo disegno politico, le cui linee potevamo vedere prendere sempre più forma».

Se Moro grazie alla sua capacità di riflessione era un grande uomo politico, Giovanni Marcora per Calabrò è stato il più grande uomo di governo. Al suo fianco nel Ministero dell’Industria, ne fa un ritratto ancor più approfondito, ricordandone il piglio vivace e la vocazione all’azione e alla strategia da vero e proprio partigiano, quale in effetti con il soprannome di “Albertino” è stato. Di uomini come lui, portatori per l’Italia di prestigio e, aspetto non trascurabile, di contributi comunitari, oggi si potrebbe solo sentire la mancanza. 

Proseguendo con l’intervista, di pari passo con la carriera di Corrado Calabrò, consigliere giuridico di svariati ministeri, si sollevano interessanti questioni da lui conosciute approfonditamente e tornate alla ribalta in Italia con l’attuale governo. È il caso delle centrali nucleari, su cui si è aperto un nuovo dibattito dopo oltre vent’anni dal grave incidente di Chernobyl o della complessa e spesso troppo lunga macchina della giustizia, su cui ha avuto modo di operare durante la presidenza del Tar del Lazio.

 

Agcom: «norme a prova di futuro» per una vertiginosa innovazione tecnologica

Con largo consenso Corrado Calabrò ottiene nel 2005 la presidenza dell’Autorità garante per le comunicazioni, in Europa prima vera autorità convergente, occupandosi sia di media che di telecomunicazioni. Questa sua natura ibrida si rivela orgogliosamente scomoda per tutti, politici in primis che in campagna elettorale e non solo tendono ad accaparrarsi più spazio possibile tra i media, specialmente la televisione.

Attuale e spinosa questione affrontata dall’autorità riguarda il passaggio da trasmissione televisiva analogica a digitale, tradotta nella delibera dell’Agcom n. 181 che stabilisce il destino delle frequenze delle 21 reti nazionali, in digitale terrestre appunto. Per alcune si risolve in una “dieta” (Mediaset e Rai scenderanno da 5 a 4 reti e Telecom Italia da 4 a 3), per altre in un consolidamento della propria posizione (Rete A del gruppo l’Espresso manterrà due reti) e per altri ancora il riconoscimento di un diritto legittimo (Europa 7, in contenzioso da tempo per avere ottenuto sulla carta la frequenza, dal primo luglio avrà la sua rete).

Ma la discussione con Corrado Calabrò diventa ancor più interessante quando esprime il suo parere sulla qualità dei programmi televisivi nel singolare “duopolio” esistente in Italia. Particolare attenzione è rivolta al crescente successo della televisione a pagamento come Sky, in grado di “interagire” realmente con lo spettatore a differenza di una Rai, schiava dell’auditel e dei partiti politici. E la critica del presidente dell’Agcom investe soprattutto i programmi d’informazione, rei di dedicarsi fin troppo alle questioni interne con una visione provinciale, e in percentuale, davvero irrisoria alla cultura. Valutazione preoccupante se si pensa che parte dell’opinione degli elettori si forma attraverso i notiziari e i programmi di approfondimento televisivi. Dunque, «essere un personaggio così noto da essere ripreso in televisione: questo è quello che conta, questo è quello che rimane impresso nell’immaginario collettivo».

Ben più rosee sono le previsioni di Calabrò a proposito delle tecnologie di informazione, che grazie a Internet possono trainare i servizi pubblici e gli scambi economici attraverso telelavoro, e-learning, e-government, e-health, mobile payment, e-paper. E per rendere effettivo questo fondamentale progresso la sfida da raccogliere è quella della fibra ottica, dalle capacità trasmissive cento volte superiori del telefono. La partita è aperta, servono solo gli investimenti per le infrastrutture, onerose, ma a loro volta necessarie fonti di guadagno.

 

Paola Zagami

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno IV, n.36, agosto 2010)
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