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A. XIX, n. 207, gen. 2025
Un connubio
di fatti storici
e di creatività
di Luigi Fedele
Un romanzo edito Romagraf:
l’Impero romano d’Oriente,
i suoi conflitti e il suo declino
Impero romano d’Oriente, anno domini 913. Il territorio dell’impero è attaccato su due fronti da barbari e musulmani. Nella Costantinopoli del 913, l’anziano imperatore Alessandro muore in circostanze sospette e tutto lascia pensare ad un complotto ben orchestrato dal capo dell’esercito per prendere il suo posto. Ma il tentativo di scalata al potere di Costante Ducas fallisce per l’incapacità dei suoi uomini di portare a termine l’assassinio del legittimo erede al trono, Costantino VII, nipote dell’imperatore. Il nuovo basileus fa tornare a Costantinopoli la madre, Zoe Carbonopsina, che era stata esiliata in un convento per volontà del patriarca della Chiesa bizantina, Nicola Mistico, a causa dei conflitti con il padre di Costantino, l’imperatore Leone VI. In questa cornice storica si svolgono gli eventi raccontati nel romanzo Verso Costantinopoli (Romagraf, pp. 428, € 18,00), scritto da Stefano Vincenzi, responsabile della Funzione compliance di Mediobanca e professore di Mercato finanziario europeo presso l’Università “San Pio V” di Roma. Vincenzi, autore di numerose pubblicazioni in ambito economico, è al suo primo confronto con un romanzo storico.
Un periodo difficile
L’avvento del nuovo sovrano, Costantino VII, ancora fanciullo, giunge in un periodo difficile per l’impero, sottoposto a scorribande di popolazioni barbare alle frontiere e minacciato dall’emergente forza dell’Islam. Il pericolo più grande e immediato è rappresentato senza dubbio dalle «orde Bulgare», comandate dal khan Simeone, che giungono fino alle porte della città per tenerla sotto assedio. Solo il fascino mistico della capitale più grande del mondo e la fede comune nel dio dei cristiani riescono a condurre i due sovrani ad un accordo: Simeone sarà nominato imperatore dei Bulgari e darà in sposa sua figlia a Costantino. Ma avere un’imperatrice barbara sul trono è un prezzo troppo alto da pagare, così la pace viene meno e i cavalieri bulgari ripartono dalle loro lontane terre per conquistare l’impero, che sarà difeso da un esercito disciplinato e valoroso e da una flotta invincibile. E saranno proprio i comandanti di questi due corpi, il domestikos degli scholae, Leonida Foca, e il megadrungarios della flotta, Romano Lecapeno, a dar vita a scontri epici in cui metteranno alla prova il loro valore militare e di strateghi.
I nemici dell’impero
I nemici dell’impero e dell’imperatore non si trovano solo fuori dalle mura di Costantinopoli. Infatti, alla minaccia barbara e a quella musulmana si affianca, coperto dal segreto, un pericolo ancor più grande: un complotto che mira a mettere nell’ombra Costantino per far salire al trono Leonida, amante dell’imperatrice Zoe e comandante dell’esercito imperiale. Solo il valore e l’arguzia di Lecapeno e dei suoi fidi marinai Variaghi consentiranno all’imperatore di uscire indenne dalle avversità che gli si pongono di fronte. Una fedeltà all’impero, quella del megadrungarios, che sarà premiata da Costantino con la nomina a co-imperatore con il nome di Romano I.
I personaggi attorno a cui ruotano le vicende sono numerosi, tanto da non far apparire uno solo di essi come protagonista indiscusso. Da Costantino a Lecapeno a Foca, tutti potrebbero rappresentare, in momenti diversi, il personaggio principale. La grande abilità dell’autore nel raccontare la vicenda fa sì che non vi sia un soggetto che prenda il sopravvento sugli altri, piuttosto appare un narratore esterno che espone in maniera imparziale gli avvenimenti, lasciando che la storia segua il suo corso naturale. In tutto ciò i personaggi sono ben delineati nelle loro caratteristiche e relazioni reciproche.
Tra storia e finzione
Un romanzo affascinante che riesce ad unire storia e finzione in un unicum che dà vita ad un vero e proprio capolavoro per il genere storico. Gli eventi vengono narrati con la precisione storica che solo un amante e uno studioso di storia è in grado di avere, legandoli al filo della narrazione in modo tale da non distinguere il fatto storico dalla creazione di fantasia. Questo è frutto di un’attenta e minuziosa ricerca.
Il linguaggio utilizzato dall’autore è semplice e scorrevole e consente al lettore di immergersi nel racconto. La relativa brevità delle frasi dà un ritmo veloce alla narrazione e mantiene sempre viva l’attenzione del lettore. Anche i dialoghi sono ben costruiti e inseriti con precisione all’interno del racconto.
L’opera di Vincenzi offre una chiara visione del ruolo che l’Impero romano d’Oriente ricopriva nel X secolo, quale baluardo della cristianità ed estremo difensore della fede.
L’Appendice storica e le precisazioni al termine del testo mostrano poi, il rispetto che l’autore ha verso la storia, e danno il polso dell’intervento che ha operato sui reali avvenimenti.
Luigi Fedele
(www.bottegascriptamanent.it, anno IV, n. 35, luglio 2010)
Ilenia Marrapodi