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A. XIX, n. 210, apr. 2025
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Politica ed Economia (a cura di Maria Franzè)

Zoom immagine Analisi ardua, profonda
sulla nostra televisione,
un argomento intrigante
dagli albori fino ad oggi

di Salvatore Reale
Aracne editrice dedica spazio ad un assunto che sa bene evidenziarsi,
nostro malgrado, come protagonista importuno quanto appassionante


La società attuale è arrivata ad una complessità forse mai avuta nella storia dell’umanità; tale complessità, con il passare del tempo, diviene sempre più fitta e le trame di una tela che, a volte, si delineano e determinano da sole, senza la volontà stessa dell’uomo, rischiano di intrappolare l’uomo stesso in una rete dalla quale difficilmente si riuscirà ad uscire.

In questo contesto, uno dei mezzi che ha il potere di determinare come devono essere le maglie di questa rete è sicuramente quello televisivo. Molti pensatori hanno riflettuto su questo prodotto tecnologico, alcuni con un atteggiamento positivo, altri con una vena di pessimismo, sottolineandone i pericoli e le cattive abitudini che può generare.

Un altro contributo a proposito di questo tema arriva da un saggio di Annunziato Gentiluomo dal titolo La qualità televisiva. Definizioni sociali e prospettive di analisi, pubblicato dalla casa editrice Aracne (pp. 272, € 19,00), il quale ci fa riflettere ancora una volta su questo tema. L’autore delinea già da subito le scelte che lo hanno portato a pubblicare questo volume.

 

Perché parlare di qualità televisiva

Vi sono tre principali motivi per cui questo argomento, oggi, può venire a galla e deve essere oggetto di attenzione e di analisi. In primo luogo perché «la televisione in Italia è la più utilizzata fonte di consumo culturale, forse l’unica, di una maggioranza di popolazione poco istruita», per cui coloro che fanno televisione, nei diversi settori, dovrebbero in qualche modo considerare non solo l’aspetto del profitto economico, ma anche e, soprattutto, l’aspetto sociale legato alla qualità che i programmi televisivi offrono.

In secondo luogo perché un dibattito c’è stato e ha posto in luce soprattutto una riflessione sulle dinamiche competitive tra Rai e Mediaset, e sul potere decisionale che la pubblicità ha in questo settore.

In terzo luogo perché oggi, nel passaggio che sta avvenendo verso il digitale terrestre, molti studiosi e pensatori hanno ripreso nuovamente a riflettere sul tema della qualità televisiva, per cui il dibattito si è nuovamente aperto in Italia e merita di essere preso in seria considerazione.

Nonostante abbondino le teorie, i testi che si possono reperire sull’argomento, se si attinge ai pensatori contemporanei, non sono poi tanti, per cui il volume pubblicato da Aracne diviene uno strumento importante per chi è interessato ad affrontare questo particolare tema.

 

Il contesto

Si traccia, nell’opera, l’humus culturale italiano nel quale il mezzo televisivo è inserito e si delineano quelle che sono le televisioni in chiaro.

Riguardo all’aspetto culturale è abbastanza significativa l’analisi che viene fatta per far capire come, negli anni passati, una volta raggiunta un’ampia diffusione di massa, la televisione abbia aiutato ad accrescere il livello linguistico degli italiani; questo, infatti, ha contribuito alla conoscenza della lingua italiana, favorendone il processo di unificazione.

Anche la vita sociale viene fortemente influenzata: dapprima la tv era guardata da una cerchia più allargata di persone, poiché non tutti la possedevano, per cui spesso ci si trovava insieme a parenti e conoscenti, poi, man mano che si diffuse, il cerchio iniziò a restringersi intorno alla sola famiglia, dove, oggi, ciascun componente «trascorre dalle tre alle quattro ore davanti alla tv». Queste famiglie stanno assistendo a un passo tecnologicamente più avanzato: quello della tecnologia lcd; non più dunque la classica “scatola”, bensì lo schermo piatto. Altro aspetto è naturalmente quello del digitale terrestre e del satellitare. Tutto ciò avviene, come per tutti gli altri settori della scienza e della tecnologia, in modo, cioè, talmente vertiginoso da non accorgersene neppure.

L’autore del libro fa, inoltre, una panoramica su ciò che succede a livello culturale ed economico anche negli altri paesi, messi a confronto con la nostra nazione, rivelando aspetti positivi e negativi dell’Italia rispetto a ciò che ruota intorno al mezzo televisivo.

 

Un dibattito aperto

Da sempre, intorno al mezzo televisivo, vi è stato un forte dibattito, portato avanti da personalità più svariate: pensatori, giornalisti e una molteplicità di utenti di varie professionalità e appartenenza.

Ci si concentra su molteplici temi: «la limitata libertà di espressione; la sovra rappresentazione di una realtà “inesistente” costellata per lo più da episodi di cronaca nera; la strumentalizzazione del settore radiotelevisivo da parte della politica» e molti altri aspetti significativi e importanti per la vita sociale delle persone.

Gentiluomo rende noti anche le manifestazioni e i dibattiti che hanno avuto luogo in riferimento ai temi più accesi della qualità televisiva, e il riscontro che questi hanno avuto nella società italiana.

Riguardo all’aspetto inerente alla qualità televisiva, l’autore mette in evidenza tre termini, i quali sono i punti di riferimento per una più approfondita analisi; questi sono tre tipi di qualità: quella attesa, quella erogata, quella percepita, spiegandone il significato e la relazione che tra questi essi intercorre; aggiungendo a questi altri importanti tipi di qualità televisiva spiegati molto bene nel saggio.

Si analizza anche il pensiero di vari studiosi e giornalisti quali Jay Blumer, Jader Jacobelli e altri, che hanno contribuito in modo molto significativo a dare delle analisi e delle risposte pertinenti ai temi più svariati dell’aspetto qualitativo, aprendo una finestra anche sulla qualità televisiva in Internet.

 

La storia della televisione italiana

Il concetto di qualità fa da sfondo anche in una descrizione, che viene fatta nel libro, dell’evoluzione del sistema televisivo del nostro paese, partendo dai primissimi documenti ufficiali e legislativi, che hanno regolato la fruizione dei mezzi di informazione, fino a quelli più recenti. Ci si può soffermare inoltre sulla descrizione di alcune trasmissioni e del palinsesto che veniva proposto dalla Rai negli anni passati. Si evidenziano, in tal modo, gli orientamenti che vennero dati nel tempo soprattutto riguardo all’identità della stessa Rai e come questa si muove nel contesto sociale, culturale ed economico dell’Italia; alla nascita delle televisioni private e alla scalata della Fininvest, al successo televisivo delle reti appartenenti ad essa.

Inoltre si descrivono la nascita della tv satellitare e digitale, le reti televisive e i programmi legati a queste nuove tecnologie, e il futuro che queste avranno.

 

Qualità televisiva e pubblicità sociale

L’autore attua uno studio di ricerca, si potrebbe dire, una sperimentazione, che permette al lettore di farsi un’idea di come alcune categorie di persone affrontino il tema della qualità dei programmi televisivi.

«Sono stati, infatti, condotti tre focus group con categorie di pubblici specifici (insegnanti di scuole superiori; giovani frequentanti le scuole medie superiori; studenti della specialistica del Corso di Laurea in Scienze della Comunicazione o affini) e un’intervista a […]Fabio Fiore, insegnante […] e intellettuale impegnato in lavori di ricerca e riflessione sul sistema educativo e scolastico italiano».

Altra ricerca, attraverso interviste a privilegiati testimoni del panorama pubblicitario, coloro che, in un certo senso, lavorano in prima linea riguardo a questo aspetto, è dedicata alla pubblicità sociale quale ingrediente connesso all’aspetto della qualità televisiva, evidenziandone la forza e la complessità. Si fa un’attenta analisi del mercato pubblicitario italiano e di coloro che occupano gran parte di tale mercato.

Si analizza inoltre l’approccio che le emittenti italiane più rilevanti, oltre alla Rai, hanno verso questo tipo di pubblicità, a volte vista come «un prodotto commerciale, ma che promuove azioni, progetti che intervengono nel sociale, o soggetti che operano nel campo suddetto per beneficenza e senza fini di lucro».

 

Salvatore Reale

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno IV, n. 32, aprile 2010)

Collaboratori di redazione:
Ilenia Marrapodi
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