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Comunicazione e Sociologia (a cura di Marilena Rodi) . Anno IV, n. 32, aprile 2010

Zoom immagine Storie di coraggio e di lotta
nel Sud che resiste contro
le organizzazioni criminali
e la classe politica corrotta

di Andrea Vulpitta
Una riflessione in un libro Ediesse:
i meridionali che tutelano la libertà


Ma quanti Sud esistono? O meglio: esiste o meno un pensiero prevalente che, indotto da ritmi e riti mediatici, considera il Mezzogiorno esclusivamente come un luogo di malaffare e di violenza? Noi crediamo che la visione del Sud in genere sia comunque distorta e che personaggi come Roberto Saviano, invece che gettare discredito, siano figure fondamentali per dare il giusto risalto a chi nel Meridione d’Italia resiste o tenta di farlo. È per questo che raccontiamo con piacere di un testo scritto da Pasquale Iorio, dirigente della Cgil Campania, Il Sud che resiste (Ediesse, pp. 176, € 11,00).

La presentazione del lavoro è affidata al segretario generale del sindacato Guglielmo Epifani che, nel ricordare l’importanza della militanza sindacale dell’autore, sottolinea come nel Sud che resiste non siano evidenziate figure di politici,  mostrando come ci sia bisogno di un rinnovamento e di un ricambio della classe politica in particolare nel Meridione dove maggiormente si avverte il distacco dalla politica fatta per il bene comune.

 

La strage di Castel Volturno e l’indignazione

Nell’Introduzione l’autore, dopo aver ricordato il ruolo fondamentale svolto da Saviano e dal giornalista e scrittore Sergio Nazzaro, afferma che il punto più alto di indignazione e di sconforto sia stato raggiunto con la strage dei sei cittadini del Ghana a Castel Volturno il 18 settembre 2008 e come, con la stesura del saggio, abbia voluto raccogliere l’appello di don Luigi Ciotti che, in occasione di una manifestazione organizzata dalla Cgil a Villa Literno, chiese che qualcuno scrivesse e raccontasse testimonianze di azioni e avvenimenti positivi che quotidianamente, tra mille difficoltà, accadono in questo lembo di Campania.

Il viaggio tra le realtà che resistono inizia con il racconto in presa diretta di Andrea Vinciguerra, uno dei fondatori della Cooperativa culturale “Capuanuova” nata nel 1984 sotto la spinta emotiva e la preoccupazione che la ricostruzione del terremoto del 1980 in Irpinia, potesse rappresentare uno spreco e un uso distorto dei fondi. Da allora la cooperativa si è distinta in particolare per l’organizzazione del Premio “Follaro d’oro” che ogni anno attribuisce un riconoscimento a un personaggio campano che si sia distinto nel campo della promozione culturale.

 

Scrittori e giornalisti d’inchiesta in Campania, non solo Saviano, in ricordo di don Peppe Diana

Il saggio prosegue con una fotografia sulla giovane e coraggiosa editoria campana capitanata proprio da Saviano che fornisce uno spaccato poco conosciuto sulla produzione editoriale di autori come Isaia Sales, Gigi De Fiore e Raffaele Sardo. Spazio viene dato anche alla cosiddetta “Chiesa militante”, che mantiene alto il ricordo di don Peppe Diana barbaramente ucciso dalla camorra nella sacrestia della Chiesa di san Nicola di Bari a Casal di Principe, e ai tanti uomini, ma anche donne, come suor Rita Giarretta della Comunità Rut di Caserta, con gli spazi di prima e seconda accoglienza dedicati alle donne migranti. Il racconto continua e ricorda il protagonismo della Cgil per garantire diritti e assistenza agli immigrati che tra Villa Literno e Castel Volturno raggiungevano, in estate, quasi il 50% della popolazione residente, nel periodo della raccolta dell’oro rosso, il pomodoro. Integrazione, assistenza, cure e infine anche problemi di tossicodipendenza, senza dimenticare il fenomeno della prostituzione sulla strada Domiziana, tristemente nota alle cronache.

 

Il sogno infranto dell’industrializzazione e le cooperative emergenti

Lo sguardo si sposta poi sulle varie esperienze di ribellione al pizzo, costituzione di reti e associazioni, e fotografa una situazione di netto contrasto tra una crisi che sta strangolando il distretto tecnologico della parte nord della Campania, un tempo sede di importanti centri di ricerca e produzione di note aziende del settore e che oggi espelle continuamente forza lavoro, ed esempi virtuosi anche nel difficile e chiacchierato mondo dell’edilizia, con una cooperativa di restauro o iniziative di giovani intraprendenti e coraggiosi che hanno creduto in una possibilità di sviluppo normale fondato sull’impegno e sulla lealtà. In tutto ciò non va dimenticato, pur tra mille difficoltà, l’impegno dello stato per perseguire una strada fatta di legalità con la distribuzione, a fini sociali, dei beni confiscati alla camorra o con il coinvolgimento della scuola e dell’università per dare un aiuto di tipo culturale in realtà difficilissime.

 

Politica e criminalità, un intreccio da sciogliere e le parole di don Luigi Ciotti

Dolenti note arrivano con l’esame della situazione politica locale. I tanti politici collusi con le organizzazioni mafiose, i diversi Comuni sciolti per infiltrazioni camorristiche evidenziano come il bisogno di un rinnovamento totale della classe dirigente sia condicio sine qua non per prevedere un miglioramento della realtà sociale di queste popolazioni della Campania che in gran parte hanno come loro colpa solo quella di essere nati e di aver vissuto in una terra martoriata e sfregiata dalla criminalità. Chiude il testo la Postfazione di don Luigi Ciotti che riassume il male esistente ricordando come la Corte dei conti, aprendo l’anno giudiziario 2009, abbia sottolineato il livello di illegalità diffusa che investe l’Italia parlando esplicitamente di «corruzione senza freni». Don Ciotti, come l’autore, menziona le tante belle persone che resistono nel Sud e non si rassegnano, ribadendo che è grazie in particolare a loro, ai libri scritti, alle testimonianze e alle denunce «se il Mezzogiorno e il Paese intero non soccombono davanti alla morsa delle organizzazioni criminali e dei poteri che con essi stringono alleanze e fanno affari».

 

Andrea Vulpitta

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno IV, n. 32, aprile 2010)

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