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Anno IV, n. 31, marzo 2010
Le tappe che hanno segnato
la contorta vicenda Alitalia:
gli esordi, l’ascesa, il crollo
fino alla odierna “rinascita”
di Antonella Pascuzzi
Un saggio edito da Donzelli per capire
perché il piano Fenice è un case study
Il fallimento e
L’analisi dei due autori ha inizio dagli anni Ottanta quando il trasporto aereo subisce una radicale trasformazione; il processo di privatizzazione e liberalizzazione delle compagnie statunitensi, l’introduzione di innovazioni tecnologiche e la nascita di nuove compagnie low cost impongono a quelle europee una profonda riorganizzazione interna e una progressiva globalizzazione, attuata attraverso lo strumento delle alleanze. In questa ottica anche Alitalia punta, per rendere operativo il suo rilancio, ad un’alleanza internazionale, individuata inizialmente nell’olandese Klm, previa però la sua privatizzazione.
La mancata alleanza con Klm, il risanamento finanziario e la ricerca di un nuovo assetto societario
Nel dicembre del 1997 viene approvato il Memorandum of Understanding, tra Klm ed Alitalia, che segna il primo passo verso la realizzazione della joint venture e la stesura del futuro documento di alleanza. Tuttavia, il mancato completamento dell’assetto aeroportuale di Malpensa ed il continuo rinvio del processo di privatizzazione, che erano le due pre-condizioni dell’alleanza, spingono la compagnia olandese alla decisione di esercitare il diritto di recesso. Al momento della risoluzione del contratto da parte di Klm, si apre un periodo di grande difficoltà per Alitalia e, dopo le dimissioni di Domenico Cempella dall’incarico di amministratore delegato, la nuova gestione Francesco Mengozzi, ex direttore generale delle Ferrovie dello stato, si pone l’obiettivo di migliorare la competitività e ridefinire un nuovo posizionamento strategico. E dal punto di vista del risanamento finanziario si ottengono risultati significativi.
Nel 2003 Alitalia cerca di partecipare all’accordo tra Air France e Klm ma, ancora una volta, la mancata privatizzazione del vettore italiano fa sì che essa rimanga fuori dall’accordo. Nel 2004 Mengozzi presenta le dimissioni dopo la dichiarazione del premier di allora, Berlusconi: nessuna ipotesi di privatizzazione per Alitalia.
Al posto di Mengozzi viene nominato Giancarlo Cimoli come presidente ed amministratore delegato. Il suo piano industriale 2005-2008, presentato nel settembre 2004 per l’approvazione del consiglio di amministrazione, mira alla sostanziale ripresa della percentuale di guadagno entro il 2006, attraverso misure volte a ridurre sensibilmente la base dei costi infrastrutturali e di trasporto, e ad aumentare l’efficacia commerciale. Tuttavia, dopo il miglioramento dei conti nel 2005, la situazione torna ad essere negativa: Alitalia è ormai in uno stato di crisi permanente e con una richiesta di traffico in diminuzione. Quando Cimoli lascia Alitalia all’inizio del 2007, i risultati del piano non sono raggiunti, i problemi strutturali sono irrisolti, la compagnia si ritrova isolata e con un management che non riesce a prospettare un reale percorso di sviluppo, non aiutato dal comportamento delle forze sindacali, concentrato nella difesa dello status quo e dal disinteresse politico dimostrato dalle forze di governo.
L’avvio del processo di privatizzazione e la nascita della nuova Alitalia
Il governo Prodi decide nel 2006 per la privatizzazione della compagnia di bandiera, procedendo alla cessione di una quota di controllo fino al 39,9% e prevedendo per l’acquirente l’obbligo di promuovere un’offerta pubblica di acquisto sul complesso delle azioni che costituiscono il capitale della società. Il 6 dicembre, giorno di scadenza per presentare l’offerta, solo in tre inviano la loro proposta: Air France-Klm, Ap Holding e la “cordata” di Antonio Baldassarre, noto giurista, curatore degli affari legali di un gruppo di imprese interessate all’acquisto.
Il 21 dicembre il Cda ufficializza la scelta di Air France-Klm come interlocutore unico per
Alla scadenza del 2 aprile, termine fissato per il rispetto delle condizioni di efficacia previste dal contratto con Air France-Klm, non c’è accordo con i sindacati e la compagnia franco-olandese si ritira, comunicando la risoluzione del contratto. Nel frattempo, il governo uscente concede ad Alitalia un prestito ponte da 300 milioni di euro per mantenere in vita la compagnia, mentre Berlusconi chiede che la stessa resti italiana, promuove il progetto di una cordata tricolore e, vinte le elezioni, assume il compito di individuare il nuovo proprietario. Nuovo advisor, consulente per operazioni di finanza straordinaria, viene nominato Intesa Sanpaolo, il cui progetto, denominato Fenice, prevede la divisione della compagnia in due. Le parti buone, cioè gli asset (flotta, slot, immobili), in una newCo, una nuova azienda integrata con Air One (che sarebbe diventata
Il case study Alitalia
Secondo i due autori, la privatizzazione di Alitalia è un caso da studiare per capire tutto quello che non si deve fare in un processo di privatizzazione, che se trasparente, dovrebbe produrre meno costi, più concorrenza, tariffe più basse, servizi migliori e incassi per lo stato. Invece vendere l’Alitalia alla cordata italiana è costato molto di più che venderla al colosso francese Air France. A conti fatti – secondo De Blasi e Gnesutta – il piano Fenice ha avuto un impatto sulle finanze pubbliche stimabile tra i 2,8 e i 4,4 miliardi in più rispetto a quello dei francesi, con un effetto occupazionale superiore. Alla fine il numero degli assunti dalla nuova compagnia è stato di 12.600. Perché dei 20.700 dipendenti delle due compagnie nel 2008, 8.100 sono stati esclusi, contro i 5.420 previsti dal piano elaborato a Parigi. Dunque la privatizzazione di Alitalia ha comportato costi enormi per la collettività; tuttavia i dati e le informazioni disponibili non sono, comunque, sufficienti ad affermare con certezza che questa privatizzazione non è stata un’operazione di pura facciata. Bisognerà quindi aspettare.
Antonella Pascuzzi
(www.bottegascriptamanent.it, anno IV, n. 31, marzo 2010)
Agata Garofalo, Antonietta Zaccaro
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Erika Casali, Giulia De Concilio, Maria Franzè, Annalice Furfari, Agata Garofalo, Angela Potente, Francesca Rinaldi, Marilena Rodi, Fulvia Scopelliti, Piero Vespari, Antonietta Zaccaro, Elisabetta Zicchinella