Homepage - Accesskey: alt+h invio
Editore: Bottega editoriale Srl
Società di prodotti editoriali, comunicazione e giornalismo.
Iscrizione al Roc n. 21969.
Registrazione presso il Tribunale di Cosenza
n. 817 del 22/11/2007.
Issn 2035-7370.

Privacy Policy

Direttore responsabile: Fulvio Mazza
Anno I, n° 2 - Ottobre 2007
Sei in: Articolo




Civiltà letteraria (a cura di Anna Guglielmi) . Anno I, n° 2 - Ottobre 2007

Zoom immagine La linguistica computazionale è utopia o realtà?
di Giusy Patera
Saggi di Graziella Tonfoni tracciano innovative tipologie cognitive
verso il mutamento da lettore passivo ad architetto filologico-testuale


Non faremmo un torto a Graziella Tonfoni, scienziata del linguaggio e autrice di un innovativo metodo saggistico, se provassimo a definire nei termini di forte atipicità le sue opere. Siamo abituati, difatti, a leggere i contributi saggistici e scientifici come oggettivazioni teoriche e sforzi di sistematizzazione, come opere, per così dire, fredde, in cui il soggetto ha il compito di far tutto il possibile per non entrare a far parte della propria analisi. Eppure, l’ultima sociologia – quella di Pierre Bourdieu, in particolare – ha invitato gli scienziati, i teorici, i filosofi, tutti coloro i quali analizzano il reale, un’opera o qualsiasi oggetto culturale e sociale, a oggettivare il proprio soggetto, ad entrare, cioè, pienamente nel campo di indagine, per mettere da parte i propri pregiudizi e analizzarsi insieme a ciò che è analizzato.

Il metodo tonfoniano è innovativo anche per questo e nasce con i propositi di fondare una nuova scienza del soggetto saggistico, che in senso lato corrisponde con una neonata disciplina: la letteratura computazionale. La studiosa ne offre un quadro esauriente nel suo ultimo libro, I Saggi della perpendicolarità linguistica (Bibliopolis, pp. 212, € 25,00). Nel testo, accanto a contributi scientifici per la ridefinizione di modelli euristici nel campo della linguistica computazionale e allo studio dei principi basilari di ogni scienza del linguaggio (la diacronia, la frase, il testo, la traduzione), inserendosi nel dibattito post-chomskiano e post-skinneriano, viene presentata la ragione essenziale di un nuovo procedimento scrittorio, alla cui base pone la pratica individuale della autoriscrittura.

Questa ragione vale ancor di più perché è estremamente extraletteraria e risiede, per riprendere le parole della Tonfoni, nella constatazione della «reale perdita di sensibilità contestuale», nello spiazzamento in cui si trova ogni lettore, immerso nel marasma di informazioni bibliografiche, e non, dell’era multimediale. Siamo, in altri termini, alle prese con l’era dell’eccesso e della superficialità, con l’epoca delle informazioni fluttuanti che minano ogni possibilità sistematica di ricerca profonda: a tutto ciò la Tonfoni intende “resistere” suggerendo un modello fortemente propositivo, semanticamente condivisibile, in contrasto netto con l’arbitrarietà dell’interpretazione testuale. Occorre, in altri termini, rifondare il genere saggistico, formattando il testo e rendendolo sempre più comprensibile attraverso un’operazione autentica di autoriscrittura, di autoesplicazione, in cui l’autochiosarsi diventa fondamentale per integrare con precisione la difficile materia trattata. La studiosa si schiera, pertanto, contro il labirinto testuale postmoderno, contro il voluttuoso autocompiacimento della perdita di puntelli, di ancore. Se la reale e «vera innovazione scientifica e letteraria risulta essere quindi proprio il sapersi riscrivere», l’operazione scientifica, da oggettiva qual è, passa ad essere letteraria, entra nel campo dell’immaginario, e si trasforma in contributo artistico. Per questo motivo, la scienziata si adopera per offrire alla sua nuova disciplina ad alta precisione anche una dimensione specificamente estetica.

 

Il manifesto della letteratura computazionale

Ma andiamo per ordine e seguiamo le parole della stessa Tonfoni, onde evitare di distorcere il significato di una proposta teoricamente difficile. «La letteratura computazionale è di fatto intrinsecamente collegata alla linguistica computazionale ed è, a differenza di quest’ultima, e in aggiunta, una letteratura militante in quanto richiede ai letterati lo sforzo poietico e politico di arginare lo sfaldamento delle valenze semantiche, lo sfibramento e sgretolamento delle percezioni interpretative superficiali e non verificate, operando sulla riconduzione, risolidificazione, ricompattazione, ricreazione dei nessi e dei tratti effettivamente pertinenti. […] Reiterare testi non vuol dire solo ripescarli, anche se già di per sé la riproposta di un testo ha senso e valore. Ornare con aggiunte di filato contestuale, affinché certi punti, che non emergono necessariamente, per lettori di cui non si possa ritenere certo il precedente bagaglio culturale, possano pienamente distinguersi, rende l’operazione di riscrittura simile a quella dell’espansione con pizzi concettuali e merletti conversazionali per tessuti già comunque ben consistenti nella rispettiva densità narrativa».

Abbiamo pertanto compreso che la letteratura computazionale opera una sorta di slippage teoretico, spostando l’attenzione dal testo alla sua comprensione, passando dall’attività di un’iperscrittrice, che si autodetermina all’infinito nell’opera di semplificazione narrativa dei sensi testuali, alla ricezione di un iperlettore, che è continuamente costretto a chiarire la spettrografia testuale e a trasformarsi in ipercritico, magari diventando co-autore (esperimento che la Tonfoni sta per promuovere dopo questo libro con la pubblicazione di un vero e proprio Romanzo Testuale).

L’operazione di glossatura, a parere della studiosa, diventa la chiave di volta per ridimensionare l’eccessiva leggerezza testuale (quella degli scritti contemporanei) e per fonderla con la pesantezza di una struttura complicatissima che, però, si sottomette alla perpetua esplicazione. Il testo immaginato dalla nostra scienziata è simile a un manoscritto medievale zeppo di glosse e rimandi: una nota per ogni parola.

 

La nuova figura del progettista testuale

Commentando la proposta tonfoniana, Laeng ha parlato di primo esperimento di scrittura “olografica”, ovvero di scrittura pluridimensionale connessa a più livelli di contenuto e senso. Seguendo questa direzione diviene possibile capire in che modo la letteratura computazionale favorisca la nascita di un nuovo tipo di scrittore rigorosamente postmoderno: il progettista testuale è unico e solo nell’opera di autocritica della sua opera, non può essere tradotto, può scendere a patti con un curatore ma è l’unico a conoscere le relazioni e i livelli di significazione del proprio testo riformattato e rivisto.

La letteratura computazionale, in questo senso, nasce e muore con la Tonfoni. E si propone come modello di scelta individuale. Leggiamo ancora le parole della studiosa: «Lo stile progettato e praticato dalla medesima autrice implica operazioni di elaboratissimo ampliamento delle valenze significative di ogni elemento e singolo segmento della frase, tali da rendere plausibile, e quindi pienamente verificabile, che una unica progettista testuale, ovvero scrittrice, componga un testo apparentemente lineare che attraverso fenomeni di riflessione e rifrazione semantica, può essere letto da tre tipologie di lettori differenti, i quali ricavano ed evincono a partire dalla stessa costruzione sintattica tre livelli di significazione diversi, che scorrono paralleli a seconda del diverso oggetto e trama che ognuno si attende il testo debba contenere, in relazione a differenziati contesti comunicativi, predefiniti, senza interferenze».

 

Finalità della linguistica computazionale

La mescolanza tra linguaggio scientifico e linguaggio letterario ha una valenza ben precisa. Si tratta di letteraturizzare contenuti complessi e modelli euristici lontani dal grande pubblico: questo il compito dei Saggi. Il dovere della letteratura computazionale, secondo il manifesto della Tonfoni, sua fondatrice, è quello di incidere sulle possibilità di reinterpretabilità corretta del testo, conducendo il lettore non a una conversione supina al linguaggio autoriale, bensì a una crescita mentale che riesca a mappare la sua presenza interpretante nella vasta e oscura selva del testo scientifico.

È per questo motivo che, nell’intento pedagogico di questa letteratura, si fa necessaria la presenza di un curatore che glossi, dia «forma e sostanza a nuovi apparati rigorosi, che contengano la precisa illustrazione delle deviazioni dal senso inteso, che si sono materializzate poi in autentiche devianze e distorsioni».

In fondo a questo libro sorge, in conclusione, un sogno: quello del testo completamente compreso. E stupisce trovare in una scienziata del linguaggio la giusta attenzione rivolta alle cause extratestuali ed extraletterarie della difficoltà, oggi, a emancipare il testo dalla moltitudine sciocca dei messaggi che ci frastornano giornalmente. La Tonfoni risponde alla saturazione dell’informazione con la necessità di una lettura lenta e ponderata, in cui si riscopra il piacere della comprensione testuale.

 

Annalisa Pontieri

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno I, n. 2, ottobre 2007)

Progetto grafico a cura di: Fulvio Mazza ed Emanuela Catania. Realizzazione: FN2000 Soft per conto di DAMA IT