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Civiltà letteraria (a cura di Annalice Furfari)

Zoom immagine Patriottismo e bel canto:
sono stati ferventi alleati
nelle vicende tormentate
del Risorgimento d’Italia

di Salvatore Reale
In un volume edito da Inedition si svela l’apporto che musicisti
e librettisti hanno dato alla lotta allo straniero e all’Unità d’Italia


Il periodo risorgimentale, nella storia italiana, è stato caratterizzato da un fervore patriottico che ha invaso l’animo della maggior parte delle persone. Il senso dell’unità e della patria si respirava, come si desume dalle varie fonti storiche, in ciascun luogo geografico della nostra penisola.

Il messaggio della ribellione verso il potere unico e verso lo straniero molto spesso doveva passare per vie imprevedibili e inconsuete agli occhi di chi aveva intenzione di reprimere tutto ciò. Una di queste strade è stata la musica e in particolar modo l’opera lirica, come si evince dal libro dell’autore Francesco Cento, dal titolo «Chi per la patria muor / Alma sì rea non ha». Il patriottismo in musica da Rossini a Verdi (Inedition, pp. 94, € 12,00).

 

Melodramma e Risorgimento

Il saggio delinea un’analisi delle opere e degli autori che si sono schierati a favore dei valori risorgimentali e delle modalità con cui, attraverso le loro creazioni artistiche, hanno messo in evidenza tali messaggi. La lirica era nel pieno fervore, proprio come lo era il patriottismo, ma, cosa più importante, era seguita da tutti i ceti sociali, anzi, forse molto di più dal popolo, poiché attraverso tali opere si metteva in evidenza la vita borghese con un velo di ironia e di beffardaggine (soprattutto per quanto concerne l’opera comica); inoltre venivano esaltati eroi di altri tempi, ma ricondotti all’eroismo dell’uomo di allora, oltre al fatto che venivano raccontate storie d’amore.

Il Melodramma, dunque, è stato un terreno molto fertile dove poter piantare alcuni valori poiché molti vi attingevano. La gente occupava le platee, i palchetti e i loggioni dei teatri e da lì ne usciva con un messaggio nuovo, impresso indelebilmente nell’animo attraverso l’arte magica della musica, quale veicolo incontrastato di comunicazione sociale.

 

Musicisti patriottici

Alcune opere avevano contenuti esplicitamente riconducibili alla rivendicazione italiana rispetto all’invasore straniero; fra le tante vi era il Guglielmo Tell di Gioacchino Rossini, «dal quale traspariva la mediazione giacobina delle fonti, cosa che turbò il sonno a più di un censore […] A Milano, Teatro alla Scala, il 26 dicembre 1836, per evitare la repressione degli austriaci quali oppressori, l’opera fu ambientata nella Scozia del XII secolo, con gli svizzeri che diventano scozzesi che lottano contro gli inglesi».

Altri autori, quali Gaetano Donizetti e Saverio Mercadante, producono dei melodrammi di fervore patriottico. «Vicenda particolare quella occorsa all’opera Donna Caritea, regina di Spagna, rappresentata alla Fenice di Venezia […] con musica […] di Saverio Mercadante e la poesia di Paolo Pola», come spiega Cento. Il grande successo che ebbe tale lavoro è dovuto ad una parte in cui il coro canta: «Chi per la gloria muor / Vissuto è assai», il quale divenne un inno patriottico pari «a quello, che, molti anni dopo, avrà il Va, pensiero dal Nabucco di Verdi, pur non possedendo la solennità del coro verdiano».

Molti altri autori contribuirono a far sì che il pensiero risorgimentale si consolidasse e diffondesse: spesso ci si imbatteva nella scritta “viva Verdi” che nascondeva altro significato rispetto a quello superficiale, quale “viva Vittorio Emanuele Re d’Italia”.

 

Fatti, contesto e magiche note

In questo saggio l’autore lega molto bene gli avvenimenti, i fatti storici, la funzione e la relazione che essi ebbero con l’opera lirica e con alcuni musicisti italiani del tempo. Sono riportate alcune citazioni di opere significative che riassumono in modo efficace la situazione di allora; il tutto con una scrittura leggera, scorrevole e sapiente nel legare insieme quei nodi fondamentali senza i quali non si avrebbe un chiaro quadro complessivo della storia.

Vari sono gli episodi che vengono messi in evidenza con lucidità e maestria, quali il ruolo che ha avuto, in questo periodo, l’elezione a pontefice di Pio IX e i moti che interessarono il Meridione. In tutto ciò la musica, in particolar modo l’opera lirica, ebbe una funzione fondamentale. Vengono messe in risalto anche alcune figure simbolo del tempo, vale a dire i patrioti come Giuseppe Mazzini e altri che contribuirono all’Unità, ma anche la figura di Goffredo Mameli, autore dell’inno che sarà il simbolo musicale dell’Italia nel mondo.

 

La battaglia di Legnano

Più di tutti si esalta Giuseppe Verdi, quale autore di alcune delle più belle composizioni melodrammatiche della storia dell’opera, nonché fervente patriota. Di questo musicista si evidenzia soprattutto l’opera La battaglia di Legnano la quale, come ci spiega Cento, «è divisa in quattro parti […] e narra la vicenda di Lidia (soprano), moglie di Rolando (baritono), ma un tempo amante di Arrigo (tenore), creduto morto. Il triangolo amoroso, particolare alquanto corrusco, si dipana mentre a Milano, nel 1176, precipitano gli eventi e la Lega lombarda si prepara a scontrarsi contro Federico Barbarossa (basso), anch’egli in scena». Le vicende si tingono di una certa drammaticità, nel momento in cui «Marcovaldo (baritono; cattivo di turno e “prigioniero alemanno”, beninteso) denuncia Lidia di infedeltà nei confronti di Rolando. Naturalmente il Barbarossa è vinto, e Arrigo, morente, proclama l’innocenza di Lidia (nei confronti di Rolando) e spira baciando il Carroccio».

Cento, nel suo lavoro, evidenzia la rilevanza di quest’opera in relazione agli eventi risorgimentali e, nello stesso tempo, l’importanza, nel panorama musicale e sociale, della figura di Giuseppe Verdi, dei meccanismi compositivi che egli era capace di adottare affinché i suoi melodrammi colpissero a primo acchito l’animo degli ascoltatori e del ruolo che ha avuto la sua musica in questo particolare periodo storico.

 

L’importanza del libro

Questo saggio è uno strumento sia per gli storici che per i musicisti e gli appassionati di opera lirica, poiché analizza entrambi gli aspetti in modo che l’uno dia più profondità all’altro, nel senso che la musica diviene chiave di lettura per la storia e viceversa; ma non solo, entrambe diventano parte integrante di un discorso unico e inconfondibile, quello sull’Unità d’Italia, sulle modalità con cui tale unità è stata raggiunta e sulla funzione che la musica ha avuto in questo particolare momento storico.

 

Salvatore Reale

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno III, n. 28, dicembre 2009)

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