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Anno III, n. 28, Dicembre 2009
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Home Page (a cura di Anna Guglielmi) . Anno III, n. 28, Dicembre 2009

Zoom immagine Convenzioni
e precarietà

di Simona Corrente
L’essere e il dovere:
Città del sole edita
un romanzo intimo


«Non so quanto le persone, anche le più care, riescano a capire di noi. Credo che, nonostante la maschera, ciò che proviamo, a volte, sia così intenso che traspare. Sono le parole, invece, a confondere le idee. Noi ci facciamo scudo con le parole, quando temiamo che chi ci osserva possa decifrare la nostra fragilità, e quindi le nostre paure e le nostre speranze». Il pensiero appena citato, che esprime al meglio la condizione di precarietà dell’animo umano, appartiene alle pagine de Il pacchetto rosso (Città del sole edizioni, pp. 88, € 10,00), secondo romanzo della giovane giornalista Federica Legato; si tratta di una storia semplice e coinvolgente che racchiude una passione, forse il grande amore della vita che, se pur invincibile ed incontenibile per natura, soccombe dinanzi alle convenzioni sociali.

Rinunciare ad un sentimento ricambiato richiede un sacrificio immenso, soprattutto se la causa è meramente imputabile ad una questione morale. Riuscire a fare la cosa giusta, «seguire il bene ad ogni costo», spiega l’autrice nella Prefazione, rappresenta un prezzo troppo alto da pagare quando per bene non si fa riferimento a ciò che è meglio per l’individuo, ma soltanto al comportamento che è opportuno tenere per non uscire fuori dagli schemi. Vivere la vita nel rispetto dell’anima resta una scelta solo per i più coraggiosi.

Disseminato di profonde e toccanti citazioni – da Ungaretti a Neruda, da Márquez a testi sacri –, il libro ruota intorno ad un elemento imprescindibile: l’amore, per il quale vale la pena vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo, poiché, citando Hemingway, «oggi non è che un giorno qualunque di tutti i giorni che verranno, ma ciò che farai in tutti i giorni che verranno dipende da quello che farai oggi».

 

Sfogliando le pagine del libro: lo scontro tra amore vero e realtà sociale

Lo scritto si apre con una dedica molto personale che l’autrice rivolge alle donne, dapprima a quelle a lei più vicine – mamme, zie, sorelle e così di seguito – poi a quante presentino una caratteristica comune: l’aver amato e l’aver vissuto l’amore.

Nel romanzo, in cui i dialoghi tra i personaggi Marco e Sergio si mescolano alla voce della narratrice-protagonista Laura (forse l’autrice), emerge tra i temi portanti quello dell’anima, elemento costitutivo della vita stessa. Essendo l’uomo nient’altro che anima, questa non dovrebbe essere disattesa, illusa o maltrattata, bensì sostenuta, tutelata e libera nei sentimenti poiché solo «con la voce dell’anima possiamo salvarci dal divenire esseri che non sentono più».

Altro elemento essenziale, che rende consci dei propri limiti e degli errori che si susseguono nel corso dell’esistenza, è la consapevolezza. Essa appesantisce il modo di vivere, attribuendogli quel carico di responsabilità che caratterizza la vita degli adulti. Ne scaturisce dunque un’accezione negativa, spiega la protagonista: «Ciò che più di ogni altra cosa ci separa dagli occhi del bambino è la consapevolezza. E non sempre si tratta di una conquista, anzi spesso si tratta di una sconfitta, perché anche le volontà più allenate non sono capaci di gestire le proprie delusioni». E così, per rendere più sopportabili i propri errori ed i rimorsi, si parla di fato, senza accorgersi che «il destino è stato solo quel triste alibi che ci ha permesso di non odiarci per l’eternità; una chiave di lettura diversa con la quale preferiamo definire l’esperienza».

Dal romanzo, che racconta la storia di un grande amore e contestualmente anche quella di un tradimento, emerge una visione particolare dell’infedeltà. Essa non viene intesa come una mancanza nei confronti dell’altro – marito, fidanzato o amico che sia – ma viene vissuta sulla propria pelle come un tradimento verso se stessi, verso la propria anima. Riflettendo sulla sua esistenza, Laura afferma: «A volte crediamo di tradire gli altri e invece stiamo tradendo la vita». In questa ottica, in chi tradisce, l’adulterio non genera rimorso nei confronti del “cornuto”, ma provoca una ferita molto più profonda e insopportabile dentro se stessi. E per questo dolore non vi è cura poiché «Il pentimento è la misura del grado di “normalità” nel mondo dei saggi e dei finti. C’è un silenzio nell’anima, incommensurabile, noi ci possiamo ribellare ad esso e chiedere giustizia oppure possiamo adattarci a questa condizione e vivere come meglio possiamo, e questa è, in genere, la differenza che intercorre tra la follia e la normalità». La protagonista, purtroppo, manca di coraggio e di pazzia e preferisce reprimere i suoi sentimenti ma, per quanto si sforzi, immancabilmente le sue emozioni ritornano a galla, facendola cadere in una profonda depressione. Nulla si può contro l’amore, spiega: «l’anelito al sentimento è qualcosa di universale, di innato, di implicito, e per questo non può essere mai completamente estirpato».

Le convenzioni sociali non sono che gabbie che attanagliano i sentimenti, che riducono l’anima in schiavitù. Laura è vittima della perseveranza, vittima di un vincolo coniugale che la classifica come socialmente legata al marito Sergio, un uomo che ormai equivale per lei ad un perfetto sconosciuto. Riflettendo sul sentimento che ora la tormenta e sulla situazione personale dell’amato-amante Marco, afferma: «Lui era libero di amarmi ed io legata a doppio, triplo nodo alla mia perseveranza». Alla fine, però, comprende che non è il tradimento coniugale a lacerarla, ma quello nei confronti della propria persona: «non c’è maggior peccato che quello di tradire se stessi».

Il romanzo, che non manca di colpi di scena, si chiude con un finale imprevisto: è Laura che si risveglia dal torpore che l’ha avvolta. Raccolto il coraggio, e quella forza che sembrava averla abbandonata, è pronta a ripartire e a conservare nel cuore quell’amore che continua a crescere nonostante tutto poiché «I sentimenti viaggiano lungo percorsi imprevedibili, sono inaspettati quanto più sono sinceri e non concedono, a volte, alcuna soluzione. Non è un male e quindi non vi è rimedio, non è un bene e quindi non vi è salvezza. Il sentimento è aria inspirata che ferma il tempo ed è anche aria espirata che lo accelera, mentre noi ci riscopriamo fragili».

 

Simona Corrente

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno III, n. 28, dicembre 2009)

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