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Anno III, n. 27, Novembre 2009
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Letteratura contemporanea (a cura di Maria Franzè) . Anno III, n. 27, Novembre 2009

Zoom immagine Una bambina e la sua diversità:
la sua famiglia “normalissima”,
l’amore e le gelosie tra fratelli

di Domenico Pontrandolfi
Un libro Falzea contro il pregiudizio:
Nina e il treno, il suo sogno di libertà


Nina è una ragazza down di 14 anni la cui famiglia è “normalissima”: il padre si occupa di dichiarazioni di redditi, la madre lavora in banca e poi c’è il fratello minore Tommy che va a scuola.

Ma ciò che li rende speciali è la presenza di Nina che con la sua disincantata esistenza riesce a trasformare l’ostilità e i pregiudizi esterni in forza, le difficoltà in cemento che unisce tutti i componenti in un legame fatto sì di sofferenza ma anche di tanta allegria.

È una famiglia dove si ride molto, forse perché si trova spesso sull’orlo dell’abisso… Come dimenticare le lunghe e affannose corse verso l’ospedale tutte le volte che Nina si sente male, e poi il rapporto fatto di amore ma anche di gelosie tra i due fratelli. Il problema della diversità, in particolare quella delle persone down: questo il tema principale de La mia Nina (pp. 84,8,00), un libro che fa parte della collana Il Melograno che Falzea dedica ai giovani lettori. Poco più di 80 pagine per 7 capitoli accompagnati ciascuno da un’esplicativa illustrazione di Andrea Rivola, delineano questo piccolo gioiello di Janja Vidmar, affermata scrittrice slovena per ragazzi, che affronta con levità e dolcezza questo tema sempre attuale.

 

La scuola e la società

Tommy, a volte, è capace di indirizzare autentiche cattiverie alla sorella, ma è capace anche di amarla, per la sua diversità, e di difenderla come quando la nonna la chiama “poverina” («poverina sarai te») oppure viene attraversato da una grande rabbia, quando si trovano insieme sull’autobus, nel vedere una mamma che copre gli occhi alla figlia perché guardare Nina non la spaventi o una signora che fissa la sorella con sguardo compassionevole.

Anche quando Nina gioca a pallacanestro nella sua scuola, ogni suo centro suscita l’orgoglio di Tommy e di tutta la famiglia.

La scuola di Nina, ovviamente, è diversa dalle altre scuole: qui si insegnano attività che permettono l’autonomia nella vita e le piccole aule ricordano le sale giochi dell’asilo: «sono decorate con i più svariati lavori degli alunni. Sulle finestre si arrampicano farfalle di carta e girasoli, ma ci arrivano anche i pesci e gli elefanti».

In estate tutta la famiglia trascorre qualche giorno presso la fattoria di zia Cristina e dello zio Zmago. Nina ama gli animali che con lei hanno un rapporto particolare: la vecchia cavalla Hana le mette fiduciosa il muso sul palmo della mano e il feroce cane Runo ama strusciarsi sulle sue gambe. Ma le vere vacanze vengono trascorse sulla costa slovena, nella pensione Aurora che si caratterizza per la sporcizia; Nina ama il mare perché «il suo corpo molle e goffo che nella vita di tutti i giorni le procurava tanta difficoltà, era sorretto dall’acqua come se si fosse trasformata in una piccola, guizzante sirenetta».

 

La passione di Nina

La vera passione di Nina è però il treno perché «Va lontano. Via.». Ha già fatto dei viaggi in treno, ma ne è rimasta sempre delusa forse perché, come afferma la madre «siamo sempre arrivati alla meta e la meta non era quella giusta». Ma qual è la meta che Nina vuole raggiungere?

Nina pensa che il treno la possa portare in luoghi lontani, in un altro universo dove potrà essere come tutti, lontano dall’ospedale, dove potrà correre e parlare normalmente, dove potrà essere libera.

Almeno così la pensano i genitori, ma non Tommy: Nina il treno lo vuole guidare e con questo il fratello intuisce una grande verità: ognuno di noi vuole essere artefice del proprio destino. Il treno non è solo un ammasso di ferraglia e bulloni, il treno significa libertà e per questo un giorno Tommy, all’insaputa dei genitori, va a prendere la sorella a scuola e la porta alla stazione dove, grazie alla gentilezza di un ferroviere, Nina può salire al posto di guida di una locomotiva e fingere di guidarla.

«A volte non serve andare da nessuna parte per arrivare alla propria meta» e Nina può finalmente coronare il suo sogno di libertà sotto gli sguardi commossi dei genitori che comprendono di essere stati, forse, iperprotettivi verso la figlia.

Tommy ha preso ottimo al compito che la maestra gli aveva assegnato. Il compito aveva per titolo La mia famiglia sulle ali della fantasia e la mamma legge ad alta voce: «È grazie alla famiglia che nessuno è solo nell’universo. Forse ci sono famiglie anche negli altri pianeti. Ma una come la nostra, da nessuna parte nell’universo. A me riesce sempre tutto, a parte ogni tanto, quando qualcosa mi va storto. Nina è una bambina Down e ha la sindrome…Cosa ci manca? Forse il centunesimo cane dalmata. In realtà non abbiamo bisogno di astronavi perché possiamo volare sulle ali della fantasia. Tranne Nina che preferisce andare con il treno…».

 

Le splendide illustrazioni

Una menzione particolare va alle splendide illustrazioni di Rivola: sono 7, una per ogni capitolo.

Nella prima Nina gioca a fare il dentista con il padre, nella seconda nuota, nella terza Nina e la sua famiglia salutano un treno alla stazione, nella quarta Tommy e i genitori tifano per Nina durante una partita di pallacanestro e nella quinta la vecchia cavalla Hana mette il muso nel palmo della mano di Nina.

La sesta mostra Nina che guida la locomotiva, lanciata verso il suo sogno di libertà.

Infine nella settima si vede tutta la famiglia che fa il trenino mentre il cervo volante vola verso la sua libertà.

 

Domenico Pontrandolfi

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno III, n. 27, novembre 2009)

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