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Direttore editoriale: Maria Ausilia Gulino
Anno III, n. 27, Novembre 2009
Giuseppe Di Vittorio
per la democrazia
nella Guerra civile
spagnola del 1936
di Andrea Vulpitta
Per Ediesse la Fondazione nata in
memoria del sindacalista ripercorre
gli aiuti internazionali per la Spagna
«L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro», così recita il primo articolo della Costituzione Italiana e, come ricordano Carlo Ghezzi e Joan Coscubiela nella Prefazione di Spagna 1936. Giuseppe Di Vittorio e la lotta internazionale per la democrazia, a cura di Gloria Chianese e Javier Tébar Hurtado (Ediesse, pp. 288, € 15,00), uno dei maggiori artefici della sua stesura fu proprio Di Vittorio, componente dell’Assemblea Costituente del 1946, già militante antifascista in Italia, Francia e Spagna. A 50 anni dalla scomparsa del noto sindacalista italiano (3 novembre 1957)
Con il nome di battaglia Mario Nicoletti nelle Brigate internazionali
Di Vittorio militò nelle Brigate internazionali e il libro ricorda le salienti vicende di quegli anni. Oggi, certo, fa un po’ sorridere l’idea di un esule che invece di pensare a nascondersi va a combattere per un ideale e per la difesa di una Repubblica che non è la sua patria, ma forse proprio per questo è giusto ricordare la figura di un personaggio che può legittimamente definirsi uomo d’altri tempi. È anche vero, però, che
Di Vittorio organizzatore, oratore e direttore di giornale
Agli inizi di novembre le truppe di Franco attaccarono Parigi e Di Vittorio si immerse subito nel clima della difesa della Spagna con comizi, interventi, tenuta di rapporti e collegamenti con delegazioni straniere, che gli fecero assumere un ruolo di grande visibilità e conoscenza. Un anno dopo, mentre si trovava a Parigi, venne colpito da un’insidiosa infezione dentale che in una lettera alla madre così descriveva: «Fui colpito da una gravissima malattia, che mi mise in pericolo di vita. Se non mi fossi trovato a Parigi, dove c’è tutto e dove degli amici medici mi hanno curato come un fratello, sarei morto». Rimase nella capitale francese anche dopo la guarigione e venne incaricato di dirigere il quotidiano
Il libro è scritto anche in lingua spagnola ed è suddiviso in due grandi capitoli: il primo più descrittivo della situazione generale in cui si trovò a vivere l’esule, il secondo incentrato sulla sua figura e sul ruolo attivo svolto all’interno della guerra civile. Nell’aprire la seconda parte gli autori si soffermano su quattro aggettivi per descrivere la sua attività: «Buon organizzatore, eccellente propagandista, convinto antifascista e fedele militante del movimento comunista diretto dall’Urss».
Le poche fonti e l’importanza dell’archivio sovietico
È grazie agli archivi sovietici che si è riusciti a ricostruire le fasi più salienti dell’opera di Di Vittorio in Spagna; viene sottolineato, infatti, come proprio la scarsità di fonti documentali sia stata di ostacolo alla ricostruzione storica del suo ruolo. Questa ricostruzione è stata possibile in particolare con il ritrovamento di un’autobiografia curata da un comandante militare, tale Manfred Stern, di cui Di Vittorio era il commissario politico. Più copiosa e interessante è, invece, la ricostruzione dei fatti pubblicata su alcuni giornali dell’epoca, in particolare la testata socialista Claridad. Da queste fonti si desume che all’arrivo di Di Vittorio i rivoltosi, benché controllassero solo un terzo del territorio della Spagna, fossero meglio organizzati militarmente tanto da chiedere e ottenere l’intervento dell’Urss, preoccupata da un accerchiamento e dalla coalizione dei paesi fascisti. A Nicoletti venne dato l’incarico di Commissario politico, giusto riconoscimento alle sue qualità di oratore e organizzatore. Al nuovo incarico aveva anche giovato la sua provenienza dall’organizzazione sindacale e la volontà che questa puntasse più ad un profilo di antifascismo che di comunismo vero e proprio, anche per ampliare le sue capacità d’azione e coinvolgere forze socialiste e moderate. Così viene riportato nel libro un profilo di Di Vittorio fatto dalla testata Mondo Obrero: «noto militante proletario italiano membro del Comitato Centrale del Partito Comunista d’Italia, notevole giornalista e capo di grandi organizzazioni sindacali, deputato comunista nel parlamento italiano, e che è uno degli organizzatori della brigata […] Nicoletti è già conosciuto dagli antifascisti spagnoli». E diede prova della sua sapienza di organizzatore quando preparò, specie sul piano logistico, la base di Albacete con una particolare attenzione al ruolo strategico dell’ufficio postale e a quello dell’intendenza dal quale transitavano gli aiuti internazionali.
La difesa di Madrid, ultimo baluardo
Gran parte dell’attività e dei risultati concreti, Nicoletti li ottenne quando, con professionalità e maestria, accompagnate da un’intensa campagna stampa, organizzò con successo la strenua difesa della città di Madrid, grazie anche ad una vivace opera di reclutamento, tra la popolazione civile, di uomini che vennero convinti ad aggregarsi alle forze in difesa della Repubblica, come testimoniano le cronache delle riviste del tempo. Problemi di salute e un deterioramento dei rapporti con il generale Kléber indussero Di Vittorio a trasferirsi in Francia nel febbraio del 1937. Si lasciava dietro un paese che era riuscito, grazie anche alla sua meritoria opera, a respingere le forze ribelli dalla città di Madrid, ma non a far retrocedere le truppe che avanzavano nel Nord, che, una volta conquistato, avrebbe lasciato
Andrea Vulpitta
(www.bottegascriptamanent.it, anno III, n. 27, novembre 2009)
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