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Anno I, n° 2 - Ottobre 2007
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Riflessi d'autore (a cura di Pierpaolo Buzza) . Anno I, n° 2 - Ottobre 2007

Zoom immagine La scrittura di Sozi e l’enigma della molteplicità
di Marco Gatto
Una raccolta di racconti edita da Valter Casini rivela tutta la ricchezza
del plurilinguismo, con tocchi finemente gaddiani, da giallo filosofico


Scorrendo brevemente il catalogo delle opere di narrativa che affollano le nostre librerie, è facile accorgersi che la nozione basilare secondo cui la scrittura è prima di tutto consapevolezza e sacrificio pare ormai dimenticata. Con sacrificio vuole intendersi qui un dato di fatto che può apparire abbastanza scontato: il lavoro di lima, l’inesauribile ricerca di una forma compiuta, la necessità di investire il linguaggio di forza euristica e di mescolarlo ai voli dell’immaginazione. Oggi l’epoca della leggerezza ha invaso pure la supposta qualità della scrittura, ci ritroviamo nelle mani opere o quasi-opere che della parola non fanno oggetto di riflessione, ma strumento per tessere vacuità e vuote superfici narrative.

Per queste ragioni è raro incontrare, nel proprio cammino di lettore del panorama letterario contemporaneo, una raccolta come quella di Sergio Sozi, Il maniaco e altri racconti (Valter Casini Editore, pp. 140, € 16,00). Basti subito dire che il riferimento del nostro autore è, senza alcun dubbio, sia da un punto di vista stilistico, che contenutistico, e saremmo tentati di aggiungere pur filosofico, il gran lombardo della letteratura italiana, Carlo Emilio Gadda. E già questo basta per proporre un ordine sparso di considerazioni. Da una parte, la scelta di un modello, come ci ha insegnato Borges, equivale alla costruzione di un padre, all’elezione di una linea da seguire; dall’altra, però, l’invenzione narrativa è tale che il rovesciamento della prospettiva, per così dire, paterna, ha una possibilità retrograda: quella, ovvero, di saper rileggere, alla luce della sua contingenza, un’intera prospettiva storica. Per cui, dal libro di Sozi potremmo estrapolare più prove di quanto la “funzione Gadda” abbia agito nel corso di questi anni. Non senza affermare che la molteplicità gnoseologica di quella pratica narrativa potrebbe essere alla base di un atteggiamento di resistenza nei confronti della leggera e vacua letteratura commerciale o, per meglio dire, postmoderna.

 

La detection e la verità linguistica

Al centro dei racconti di Sozi – il brano che dà il titolo alla raccolta è da segnalare come prezioso gioiello narrativo – sta la figura di Euterpe Santonastasio, capitano della Compagnia Trieste II, che si ritrova alle prese con assurdi casi polizieschi, che, vale sottolinearlo, hanno al centro le carte, la scrittura, l’enigma narrativo. Il nostro autore vuole senz’altro aggiungere al tema già gaddiano della detection un’ulteriore peculiarità: la ricerca della verità è prima di tutto ricerca di un senso, che spesso appare ultimo e invalicabile; come, allo stesso modo, difficile e terribilmente lontano appare lo sforzo di ricercare la verità attraverso la scrittura. Così le lettere sentimentali di un ignoto autore, un vero e proprio maniaco della scrittura, diventano lo strumento attraverso cui il nostro capitano – un Ingravallo atipico – si interroga per giungere a soluzioni che spesso scarnificano il processo di ricerca e nello stesso tempo lo esaltano, avendo come risultato la chiarezza e la semplicità, il termine o l’interrogativo (si legga il finale del primo racconto).

Sozi ci accompagna in questo viaggio nel molteplice e nel plurale attraverso una scrittura che quella eterogeneità vuole riflettere. L’utilizzo del plurilinguismo (siciliano, triestino, romano, lessico alto, basso) non è certo di maniera: serve al nostro autore a rappresentare un groviglio che, oltre ad essere oggettivo nell’indagine e nel reale, è tutto interiore: la scrittura è un rovello metafisico, come lo è il pensiero che insegue i problemi del reale, un magma espressivo che non lascia tregua alla facilità, un elogio della difficoltà. Anche per questo il lettore è scosso dall’impossibilità di rimanere inerme e superficiale di fronte a questo tipo di scrittura. Un antidoto, questo, alla letteratura priva di ogni valenza gnoseologica. Basti leggere l’ultimo racconto, Elettricità, per essere rapiti dal vortice della scrittura, che in Sozi è spesso ironica, mai banale. Aspettiamo di leggere i prossimi lavori, favorevolmente colpiti da questo bel libro che abbiamo presentato.

 

Marco Gatto

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno I, n. 2, ottobre 2007)
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