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Anno I, n° 2 - Ottobre 2007
Sogni, ricordi e profumi d'infanzia
racchiusi nelle tenerissime favole
nate dalla fantasia di una nonna
di Francesca Ateniese
Edito da Massa un libro che emoziona
con verdi memorie. Non solo i bimbi...
«Chi da grande vuole diventare grande?» recitava lo slogan di una pubblicità di molti anni fa su un giornale: «ritorni bambino!» si potrebbe rispondere, parafrasando un versetto della Bibbia. Eh sì, perché la chiave per vivere una sana vita da adulto è non perdere mai quella parte di semplicità, di innocenza e speranza che caratterizza l’essere bambino; può sembrare la “scoperta dell’acqua calda”, tuttavia realizzarlo concretamente ogni singolo giorno è difficilissimo.
Eppure su questo argomento sono stati e sono tuttora tanti gli scritti, le teorie di psicologia, le poesie, i film che ci ricordano quanto importante sia vivere serenamente la fanciullezza, stagione in cui costruiamo i pilastri della nostra personalità. Il fondatore della psicoanalisi Sigmund Freud arriva ad affermare che nei primi sei anni della nostra vita abbiamo già “scritto” tutto ciò che saremo e faremo dopo. Forse è un’affermazione eccessivamente rigida e deterministica, ma contiene un’importante verità.
Mese dopo mese, stagione dopo stagione, aggiungiamo un mattone alla casa che andiamo costruendo, saliamo di un gradino nella scala della vita.
E a che cosa servono allora le favole se non a tenere vive le origini e le fondamenta del nostro essere quando, nell’età adulta, siamo occupati a realizzare, a dimostrare, a sembrare “qualcosa” che in realtà non siamo?
Nostalgia di una passata fanciullezza
Di libri per bambini, oggi, ce ne sono veramente tanti e di tutti i tipi: cartonati, estensibili, a rilievo, sempre con una festa di colori e parole che aspettano di essere curiosati! Esistono fiabe e leggende che stimlano la fantasia, storie che insegnano una morale o semplicemente racconti come quelli scritti e raccolti da Renata Vecchio, una giovane nonna di 65 anni che, da qualche tempo, ha deciso di mettere su carte le emozioni che affiorano dai suoi ricordi allegri e tristi vissuti da bambina, dalla nostalgia della sua terra natia che è la Calabria.
Nel suo libro Dove sono finiti i nostri sogni? (Prefazione di Elda Sestito, Massa Editore, pp. 94, € 10,00) troviamo storie di fantasia, spesso surreali, ambientate in luoghi caratterizzati da paesaggi che solo un amante della natura, come è l’autrice in questione, può descrivere così minuziosamente.
E come tutti i libri, ahimè, solo per bambini, non potevano mancare le immagini che questa volta sono vere e proprie illustrazioni eseguite dalla stessa autrice, avvezza alla pittura che ormai esercita da anni.
E quindi i posti, i profumi, i colori si intrecciano ai personaggi creando episodi di vita quotidiana, ricordi di vita vissuta nella fanciullezza misti a un pizzico di fantasia e rivelati attraverso il linguaggio lineare e scorrevole «di chi disdegna ogni forma di esibizione ed ama scrivere più per raccontare ai nipoti le proprie emozioni, i propri sogni» così cita
Per non dimenticare...
L’autrice Vecchio raccomanda ad ognuno di noi, ma specialmente si rivolge ai giovanissimi, pubblico a lei particolarmente caro, di accettare i suoi racconti e leggerli con passione soprattutto perché, scrivendo, è riuscita a scavare nel suo passato, ad andare indietro nel tempo, nei ricordi più nascosti e mai rimossi e far riemergere nell’età adulta «la voce del fanciullino»; voce che non ha mai desistito dal farsi sentire, nonostante le incombenti scelte della vita che spesso spengono l’entusiasmo e la spensieratezza propri di quando si è piccoli e semplici, di quando si affronta l’esistenza con coraggio e speranza.
No, per carità, non vuole essere un inno alla "sindroma di Peter Pan", ma al contrario una espressione della precisa volontà di vivere la propria età, qualsiasi essa sia, perché "c'è un tempo per ogni cosa", come dice Qoèlet nell'Antico Testamento, e per decidere quindi cosa rifiutare della stagione precedente e cosa invece custodire gelosamente.
Serbare nel proprio cuore il nucleo della nostra personalità, la consapevolezza di chi siamo veramente e cosa vogliamo nella vita, fosse anche il desiderio più irrealizzabile, questo significa “ritornare bambini”, per non arrivare in tarda età e chiedersi: «dove sono finiti i nostri sogni?».
Francesca Ateniese
(www.bottegascriptamanent.it, anno I, n. 2, ottobre 2007)