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Anno I, n° 2 - Ottobre 2007
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Home Page (a cura di Tiziana Selvaggi) . Anno I, n° 2 - Ottobre 2007

Zoom immagine Identità violata:
una donna che
non sorride più

di Alessandro Tacconi
Ecco dodici storie di drammi
dall’Estremo Oriente raccolte
in un testo Giulio Perrone


Un libro atroce, tremendamente nero e spaventosamente realistico. La “razza” dei maschi, ancora nel XXI secolo, tiene in pugno in Estremo Oriente, con la propria ottusa bestialità, la vita delle donne, mogli giovanissime, esseri umani i cui diritti fondamentali vengono costantemente usurpati. Il titolo del volume, Sorridimi ancora. Dodici storie di femminilità violate (Giulio Perrone Editore, pp. 128, € 10,00) allude proprio ad una terribile pratica che devasta da decenni l’Estremo Oriente, luogo identificato, da molti occidentali, con l’ascesi e la meditazione illuminante. Purtroppo, proprio la celebre illuminazione di tanti savi orientali è quella che, soprattutto ai maschi di alcuni villaggi, pare mancare totalmente.

Dodici autrici italiane diventano il tramite per dare voce a esistenze che tentano letteralmente di ricucirsi. Ridanno memoria alle storie di altrettante donne violate. Come un bisturi che ridona il sorriso o permette di riaprire gli occhi. Dodici donne per altrettante vittime che hanno un unico scopo: ritornare a sorridere. Proprio perché è quel sorriso che è stato loro tolto!

Annalisa Maniscalco dà voce a Nasreen, Miriam G.L. Serranò a Saira, Letizia Leone a Sabra, Cristiana Morroni a Kuldeep, Martina Vassallo a Summera, Elisa Davoglio a Shamin, Lidia Riviello a Saima, Maria Laura Gargiulo ad Azra, Chiara Valerio a Shahnaz, Monica Ariotti a Tasneem, Roberta Buffi a Mumtaz, Alessandra Casaltoli a Naseera. Tutte tratteggiano con grande maestria, sensibilità e abilità letteraria storie di ordinaria ed estrema disumanità.

E nello stesso tempo, proprio perché di donne si tratta e quindi dotate di maggiore e migliore predisposizione verso il genere umano, sanno raccogliere il seme di una speranza che non rinuncia, però, a vedere realizzata la giustizia terrena. Parole contro l’aberrazione, dunque. Parole scritte contro il silenzio imposto dall’ottusa complicità dell’ignoranza e della paura di madri, sorelle e suocere.

Ogni scrittrice con un proprio respiro, un proprio stile marcato, inconfondibile, ha messo la parola letteraria, evocativa, commovente, al servizio di un sorriso che pareva morto per sempre.

E, come afferma la stessa Lidia Ravera nella prefazione, riferendosi proprio alla scrittura di queste autrici: «Una parola che non lascia freddi come la parola dell’informazione, a disposizione di dodici vittime silenziose, dodici donne sfigurate dall’acido. Perché il dolore sia condiviso. Perché la pietà continui a tormentarci. Perché le vittime si sentano meno sole. Perché qualcuno si decida a far pagare, per il loro crimine, tutti gli aguzzini».

 

Terra nera, pioggia bruciante

«Lei diventò febbre dentro un acquario; pezzi di lampi gli erano rimasti negli occhi. Si nascose nel silenzio di una pietra che aveva trovato dalle parti del cuore. Per quanto tempo era stata una macchia senza più faccia, né carne? Per quanto tempo sentì la pelle fusa con le ossa?

Un getto d’acqua fredda sul corpo fu come una scossa elettrica, si ritrovò bagnata e intuì un’ombra davanti a lei senza avere la forza di aprire gli occhi. L’acqua sapeva di ruggine: era oleosa, puzzava. Era acqua che nascondeva il fuoco. Stava bruciando dentro e fuori (e le fiamme scavano, sembrano rosse ma hanno un colore nero). In fondo, il suo matrimonio era stato un incontro tra uomini. Affari di famiglia. Qualcuno che aveva il doppio dei suoi anni la voleva, l’aveva chiesta. Quando la madre l’abbracciò per l’ultima volta disse: – È il destino di ogni donna, non ti preoccupare ci rivedremo presto.

Il paradiso della felicità è soltanto fuori dal Giardino, un sogno lontano, ormai perduto per sempre, condannato a non avverarsi mai, soprattutto per quelle inermi persone che hanno la sventura di non nascere in una famiglia benestante».

 

Tornare a sorridere è possibile

L’associazione “Smileagain”, www.smileagain.it, costituitasi nel giugno 2000, è un’organizzazione Onlus fondata per affrontare in modo ampio la problematica relativa alle condizioni particolari di vita di alcune giovani donne di Bangladesh, Nepal e Pakistan.

Esiste in questi paesi una pratica ignobile, che è quella di “acidificare” le giovani donne a scopo di vendetta per una serie di motivi, il più comune dei quali è l’aver opposto un rifiuto ad un pretendente che, schizzando sul loro volto acidi forti in grado di provocare terribili ustioni, le mutila in modo permanente. In alcuni casi, in ragione delle scarse possibilità di praticare terapie tempestive e adeguate, si ha la morte di queste giovani.

Certamente in quelle che sopravvivono, oltre al danno estetico che interrompe le armoniche linee del volto con terribili cicatrici ipertrofiche, permangono anche pesanti danni funzionali, ad esempio sulla limitazione del visus, cioè la capacità di scorgere in modo nitido una persona oppure un oggetto, e sulla masticazione. È facilmente intuibile che tutto ciò porta a un isolamento di queste donne dalla società circostante.

Diversamente dagli individui normali, la cui vita è costituita da un costante progredire, le disabili e le vittime della violenza raggiungono un punto di saturazione tale da non poter più condurre una vita normale senza adeguati sistemi di supporto. Smileagain ha come obiettivo quello di offrire un aiuto concreto alle donne di Bangladesh, Nepal e Pakistan brutalmente martoriate nel corpo e nell’animo da cittadini del loro paese. L’associazione vuole offrire loro l’opportunità di risollevare lo sguardo e tornare a sorridere alla vita, credendo ancora nel genere umano, nella solidarietà, affermando la propria dignità.

Sorridimi ancora. Dodici storie di femminilità violate è quindi più di un libro, da leggere e rileggere, anche ad alta voce, e soprattutto da regalare, sempre e a chiunque. Per dare una speranza concreta alla giustizia, alla volontà di uguaglianza, di pace e di rispetto tra gli esseri umani.

 

Alessandro Tacconi

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno I, n. 2, ottobre 2007)

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