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A. XVIII, n. 205, nov. 2024
Letteratura adolescenziale:
quattro giovani alle prese
con gioie, dolori... e amore
di Annalice Furfari
Una generazione in crescita: Falzea
pubblica un testo ricco di emozioni
Vite scompigliate di adolescenti, travolti dalle emozioni caratteristiche della loro età. Storie di amicizie intense, messe in discussione dall’irrompere improvviso di nuovi sentimenti. Ce le racconta Ilaria Marullo, ventenne animata da una forte passione per la lettura e la scrittura, alla sua prima prova letteraria. Il suo romanzo, Love is 4ever (Falzea editore, pp. 196, € 12,00), ha stimolato l’interesse della casa editrice reggina verso un filone mai trattato prima: quello della letteratura adolescenziale, oggi particolarmente in voga tra i giovanissimi (e soprattutto le giovanissime) e inaugurato dall’opera prima dello scrittore romano Federico Moccia, Tre metri sopra il cielo, diventata un vero e proprio best seller. A partire da questo inaspettato successo, molteplici imprese editoriali nostrane hanno deciso di intercettare una domanda sempre più consistente e l’editore Falzea, affermato sin dalle origini nel campo della letteratura destinata all’infanzia, non è mancato all’appello, imbarcandosi in questa nuova avventura. Per l’occasione, si è affidato a un’autrice molto vicina all’universo da lei descritto.
Giovani vite profondamente diverse, ma unite dall’amicizia
Love is 4ever ci racconta la storia di un gruppetto di amici per la pelle: Valentina, Bradi, Cristina e Scoglio. Trascorsa un’estate al mare, i quattro si ritrovano, pronti ad affrontare un nuovo anno scolastico, difficile ed entusiasmante al contempo, il quarto. Le giornate scorrono veloci, come quelle di ogni ragazzo della loro età, tra compiti, interrogazioni, passeggiate e feste in discoteca. La classe sembra il luogo deputato all’organizzazione di uscite spensierate, piuttosto che alle fatiche della mente, e la propria stanza diventa il posto ideale per uno scambio, tenero e agguerrito, di intime confidenze con l’amica del cuore. Proprio come fanno Vale e Cri, inseparabili da sempre, eppure così diverse l’una dall’altra, come spesso accade a chi si sceglie a pelle. La prima, vera protagonista del libro, «un metro e sessantacinque di assoluta perfezione», «un volto dai lineamenti eleganti e due occhi grandi, castani e profondi» (come ce la descrive l’autrice), è una ragazza timida e orgogliosa, sensibile e incline alla riflessione e alla nostalgia. Vorrebbe finalmente spiccare il volo, ma ha tanta paura di farlo, paura delle incognite insidiose che la vita nasconde e rivela improvvisamente. Ciò che più desidera è che il nuovo anno scolastico le porti una ventata fresca di novità, che movimenti la sua esistenza, troppo spesso piatta e monotona. Vale deve fare i conti con una mamma e un papà che discutono spesso e soprattutto con Ale, il fratello di un anno più grande che, dopo essere stato malamente lasciato dalla fidanzata, ha deciso di cambiare vita e di far vedere al mondo intero, e in particolare ai compagni di scuola, che lui è un vero uomo e che nessuno potrà mai più prendersene gioco.
Cristina, invece, è una «matta» impaziente ed estroversa, dall’«andatura da modella affermata», sempre pronta ad architettare feste e a combinare guai. È una vera e propria “spina nel fianco” dell’amica: la sprona continuamente affinché si scuota dalla sua naturale pigrizia e la incoraggia a dipingere il quadro della sua esistenza, vivendo ogni attimo come se fosse l’ultimo, lasciandosi andare senza paura alle emozioni più intense e consentendo «al destino di giocare con il suo presente e il suo futuro, senza troppe aspettative, ma solo con una gran voglia di vivere».
Poi c’è Bradi (soprannome che sta per Diego), «un ragazzo alto dalle spalle larghe» e «i capelli liscissimi e corti, di un biondo chiarissimo». A dispetto dell’età, è dovuto crescere in fretta, nel tentativo di affrontare un dolore più grande di lui: quello provocato dalla morte prematura della madre, perdita mai accettata ed elaborata dal padre, che ha finito per scaricare la sua frustrazione sul figlio e annegare la sua disperazione nell’alcool. Così, Bradi vive in una «palazzina disastrata», all’interno di una casa fredda e malmessa, che risente dell’assenza di una mano femminile, con un genitore dall’«odore nauseabondo di whisky e rum» e dalla «canottiera strappata». Il ragazzo si sente schiacciato dal peso di questo dolore che gli ha tarpato le ali ed è convinto che la sua esistenza sia un fallimento irrimediabile. Non crede nella possibilità di realizzare i suoi sogni, primo fra tutti quello di formare una band musicale che assecondi la sua vena poetica nello scrivere canzoni, l’unica cosa che gli riesce davvero bene e che lo fa sentire ancora vivo. Per fortuna, ci pensano i suoi amici a dargli coraggio e infondergli gioia e sicurezza: in particolare Scoglio, ragazzone apparentemente rozzo e distratto, ma disposto a fare grandi sacrifici in nome del valore dell’amicizia.
Quando Valentina, Bradi, Cristina e Scoglio stanno assieme, il tempo scorre via veloce, tra chiacchierate, risate, prove musicali e tutti quei punzecchiamenti tipici dei rapporti fra i due sessi. I problemi spariscono magicamente e l’unico desiderio è che quest’incantesimo non finisca mai. Tuttavia, niente si mantiene fisso e immutabile, sempre uguale a se stesso, persino le amicizie più intense. Così, la crescita dei quattro, seppur graduale e progressiva, comporta il sopraggiungere di nuove emozioni e sensazioni. Il bisogno del cambiamento, la ricerca dell’amore, lo sguardo rivolto al futuro spingono la comitiva a vivere esperienze innovative, che decreteranno l’incrinarsi dei rapporti al suo interno. A pena di forti sofferenze, ma anche di una rinnovata maturità.
I tipici ingredienti ed espedienti dei romanzi adolescenziali
Ci sono tutti gli ingredienti tipici della letteratura di genere adolescenziale nel libro di Marullo. Vi troviamo i turbamenti provati da ogni ragazzo lungo il suo difficile e travagliato percorso di crescita.
C’è la scelta accurata del look, elemento fondamentale per fare breccia nel cuore dell’innamorato di turno e soprattutto per marcare la propria appartenenza al gruppo di coetanei. C’è il trucco, che serve a far sembrare più grandi e sicure, quando la paura fa tremare le ginocchia.
C’è la scuola, cassa di risonanza di «cori impazienti di voci ancora spensierate», teatro privilegiato di giovani vite ribelli «che, vittime di dolci segreti o crudeli scoperte, durante le notti invernali lo dipingeranno di sentimenti più o meno colorati». Ci sono i professori, spettatori consapevoli di primavere appena sbocciate, alcuni dai «sorrisi sinceri», altri dall’«espressione piuttosto acida, segno di un’anima perennemente invernale».
Ci sono le piccole gioie quotidiane, che danno senso a vite altrimenti grigie, ma che sono autentiche solo quando vengono condivise. Allora basta ascoltare una canzone in cui ci si identifica, assieme ai propri amici, per essere davvero felici.
C’è la droga, “gioco” da adolescenti che non vogliono sentirsi inferiori, pronti a commettere qualsiasi sciocchezza pur di non essere considerati invisibili e di provare un’illusione di felicità «in pochi attimi di vuoto» artificiale.
Ci sono i sogni, vero e proprio motore dell’esistenza, che regalano momenti di magica e fiduciosa esaltazione, ma che sanno essere altrettanto avvilenti, brandendo pugnalate gratuite quando non si realizzano.
Ci sono i ricordi, frammenti di vita infantile o più recente, custodi di momenti indimenticabili, per la loro bellezza o la loro crudeltà, in ogni caso parte di noi.
Perché «forse è soprattutto di questo che è fatta la vita, di memorie, essenze eterne capaci di sconfiggere persino la morte, sfuggendole abilmente e vivendo dove lei non potrà mai uccidere».
C’è la paura del cambiamento, che accomuna tutti i ragazzi ai tempi delle superiori, persino quelli che si mostrano spavaldi e spensierati. C’è il timore di perdere i propri punti di riferimento, le poche certezze vitali. C’è l’angoscia di dover varcare una soglia nuova, che spinge a «lasciarsi alle spalle mille ricordi per correre verso l’ignoto».
E poi c’è, ovviamente, l’amore. Questo essere magnifico e tremendo, capace di portarci in un attimo dalle stelle alle stalle, in grado di regalarci il paradiso in terra, ma anche di condannarci alla dannazione eterna. Così, vi è l’amore per le «persone sbagliate, quelle che prima o poi ci deludono o che non saranno mai nostre»; l’amore tenero, che fa sperare in un mondo migliore, che rende fantastica la banale routine quotidiana e fa apprezzare persino i difetti dell’altro; l’amore passionale, che fa provare i primi sussulti di piacere; l’amore che si consuma, trasformando ciò che era oro in un giallo sbiadito.
A trionfare su ogni altra cosa è, però, l’amicizia, quel sentimento così speciale che accomuna persone così diverse e le spinge a mettere fiduciosamente la propria vita nelle mani di un’altra, nutrendo l’assoluta convinzione che tutto può distruggersi, ma non gli affetti più veri.
L’autrice tratteggia questi frammenti di vita adolescenziale con pennellate nitide e veloci, dalla valenza estremamente visiva, in uno stile scorrevole e fluido. Sembra di vederli questi ragazzi che si barcamenano tra le gioie e i dolori tipici della loro età. Se c’è una pecca, è quella di lasciarsi andare, a volte, a stereotipi caratteriali o a scene già viste e sentite nella letteratura di genere. In ogni caso, la scommessa dell’editore è stata vinta adesso non resta che passare la parola ai lettori: gli adolescenti.
Annalice Furfari
(www.bottegascriptamanent.it, anno III, n. 18, febbraio 2009)
Elisa Guglielmi, Ilenia Marrapodi