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A. XVIII, n. 205, nov. 2024
Contro ogni mafia
il sogno si traduca
in segno e azione
di Saverio Romano
La forte voce di monsignor Bregantini:
progetti e speranze (vane?) trasmesse
ai giovani; in un libro di Città del sole
«La mattina della partenza due ali di folla lungo chilometri di strada fino a Siderno e oltre vollero salutarlo per augurargli di proseguire alla sua maniera la missione pastorale altrove e per dirgli fisicamente grazie».
Matteo Cosenza rammenta così quella mattina del 18 gennaio 2008 che vide Giancarlo Maria Bregantini, vescovo di Locri-Gerace trasferito d’ufficio a Campobasso, lasciare la Calabria. Le ali di folla erano lì a testimoniare l’affetto che la Locride e la Calabria tutta nutrivano e nutrono per quell’uomo che, venuto dal lontano Trentino, riuscì a ergersi a paladino della lotta alla ’ndrangheta e a restituire speranza agli abitanti di un territorio dove la mafia è più radicata e feroce: la Locride.
Monsignor Bregantini per i ragazzi e le ragazze, per le mamme e i padri della Locride non è stato un vescovo come gli altri. Ha dichiarato e combattuto una lotta senza tregua alla criminalità organizzata e lo ha fatto in una terra dove la stessa parola ’ndrangheta, prima del suo arrivo, si pronunciava raramente e soprattutto sottovoce.
Matteo Cosenza, da direttore editoriale de il Quotidiano della Calabria, come lui stesso ci ricorda nella prefazione al libro, nel giugno 2007 propose a Bregantini di tenere una rubrica settimanale sul suo giornale. Gli articoli che ne seguirono fino al 14 gennaio 2008 sono stati raccolti, collocati in contesti di più ampio respiro dalla scrittrice Ida Nucera e quindi pubblicati nel volume, edito da Città del sole, che reca il titolo di Lettere dalla Calabria (pp. 168, € 15,00). Bregantini ha colto in quell’invito l’occasione che gli avrebbe consentito di rivolgersi ai calabresi per esortarli a non perdere la speranza e a reagire all’oppressione esercitata dalla criminalità organizzata, dal malaffare e dalla malapolitica sulle loro esistenze. «Nei miei dialoghi con i ragazzi, mi capita sovente sentir affermare che il male più grave per la Calabria sia la mafia. Ma è attraverso un dibattito più profondo che si scopre che è invece il destino che piaga tristemente questa terra. La mafia ne è di conseguenza il frutto amaro. Pesca nel lago putrido del destino, lo alimenta. È il destino, il fatalismo, la non stima che creano tanti nostri mali». Attraverso il giornale ha avuto la possibilità di combattere «l’idea aberrante di un destino ineluttabile per cui in Calabria tutto è sempre stato e tutto sempre sarà così».
Una voce netta contro la ’ndrangheta
Gli articoli di Bregantini sono delle autentiche lezioni legate da un unico filo conduttore che può essere espresso con due sole parole: «intreccio armonioso». Agli intellettuali calabresi ricorda che alle tante analisi, pur importanti, devono necessariamente seguire i fatti: proposte concrete e realizzabili. Ai politici rinfaccia che troppo spesso sono bravi a fare promesse in campagna elettorale per poi puntualmente non mantenerle e ammonisce: «io vi giudico per quello che fate e non per quello che dite». E allora diventa necessario che al più presto «il sogno si faccia segno», cioè il sogno deve concretizzarsi in qualcosa di reale, di tangibile. Le innumerevoli analisi, i progetti annunciati con presentazioni roboanti, le promesse sbandierate ai quattro venti devono trasformarsi in programmi realizzati che producano opportunità di lavoro per i giovani calabresi e miglioramento delle loro condizioni di vita. E, all’indomani della strage di Duisburg, avvenuta a ferragosto ad opera di esponenti della ’ndrangheta, ci spiega che è ancora possibile non arrendersi al male e indica la sua strada di vescovo ispirato: «Un messaggio finale. Se eclatante è stato il taglio del male, ancora più tenace deve essere la nostra voglia di bene. Ogni giorno. Ovunque. Non quando ci conviene. Se mediatica è stata la strage, ben radicata in tutti noi deve essere la forza dell’Amore. Una realtà povera d’amore è infatti realtà povera di vita».
Costruire per mutare ciò che è negativo in positivo
Per quanto possa sembrare difficile, bisogna saper trasformare le negatività in positività, le “ferite” di questa terra in “feritoie” attraverso le quali far passare la luce. E poi i concetti di reciprocità, sussidiarietà, solidarietà tra i popoli, in altre parole «l’intreccio armonioso» – ci ricorda ancora Bregantini citando a mo’ d’esempio i colori dell’arcobaleno – tra gli uomini, sono i valori attraverso i quali si potrà affermare la rinascita del territorio.
L’eredità che Bregantini lascia ai calabresi consiste nell’aver indicato la via per intrecciare armoniosamente parole e fatti concreti: attraverso la sua opera di pastore instancabile “il sogno” si è, almeno per una volta, finalmente “fatto segno”, l’analisi si è tramutata in progetto e il progetto si è fatto opera creando posti di lavoro e restituendo fiducia e speranza alle ragazze e ai ragazzi della Locride. La sua partenza obbligata, accompagnata dal fragore mediatico che ha suscitato, ha reso ancora più fulgida la fecondità della sua opera. Gli addetti del Consorzio sociale Goel hanno voluto salutarlo con queste parole, riportate da Ida Nucera nel libro: «Tutto ciò che mons. Bregantini ha seminato con il suo esempio e la sua opera pastorale ha messo ormai solide radici… Ci impegneremo con tutte le nostre forze ad infiammare la speranza della gente. Dimostreremo con i fatti che il cammino compiuto finora non è morto, bensì sarà in grado di proseguire ugualmente, anche senza mons. Bregantini». E il cammino di Goel prosegue realmente in maniera spedita. Per chi crede ancora che i numeri siano “freddi e aridi”, riportiamo questo flash d’agenzia del 15 gennaio 2008, diramato dall’Ansa: «In grande crescita il Consorzio sociale Goel, fondato da monsignor Giancarlo Maria Bregantini nella Locride. Nel 2006, il fatturato è cresciuto del 55%, l’occupazione femminile del 77%, gli occupati da 88 a 135 raddoppiando i lavoratori dipendenti (60%). “Dati eccezionali – riferisce il Consorzio – considerato il contesto di riferimento, gli attentati e ostacoli di ogni genere causati dalla battaglia contro la ’ndrangheta e le massonerie deviate che affrontiamo”».
Saverio Romano
Elisa Guglielmi, Ilenia Marrapodi