Homepage - Accesskey: alt+h invio
Editore: Bottega editoriale Srl
Società di prodotti editoriali, comunicazione e giornalismo.
Iscrizione al Roc n. 21969.
Registrazione presso il Tribunale di Cosenza
n. 817 del 22/11/2007.
Issn 2035-7370.

Privacy Policy

Direttore responsabile: Fulvio Mazza
Direttore editoriale: Mario Saccomanno
A. XVIII, n. 205, nov. 2024
Sei in: Articolo




Home Page (a cura di Tiziana Selvaggi) . Anno III, n° 18, Febbraio 2009

Zoom immagine Un "caso"
internazionale

di Monica Murano
Intrapresi gli studi
sulle opere inedite
di Lorenzo Calogero


È sempre più coinvolgente il “caso letterario Lorenzo Calogero”, grande poeta-filosofo sconosciuto a molti, nonostante il suo eccellente livello poetico, dimostrato dai suoi stessi versi, elogiati da noti personaggi della storia della letteratura italiana contemporanea. Giuseppe Ungaretti, a tal proposito, ha affermato: «Lorenzo Calogero con la sua poesia ci ha diminuiti tutti». Eugenio Montale evidenzia che «Calogero fu dotato di un reale temperamento poetico». Mario Luzi, invece, sottolinea che «le poesie di Calogero sono un episodio notevolissimo della nostra storia». E ancora, Giorgio Caproni definisce la poesia calogeriana «un tesoro rimasto sommerso», sostenendo che «il conto con Calogero è stato aperto e rimane aperto». Anche il noto Carmelo Bene, nell’anno 1981, nel periodo della lectura dantis bolognese, letta dalla torre degli Asinelli, dichiarò alla stampa che a distanza di qualche giorno avrebbe letto i versi del più grande poeta del Novecento. E a distanza di giorni Bene lesse alcuni dei testi poetici di Calogero.

In Calabria qualcuno si è reso conto della sua grandezza. Conversando di tale argomento con un nostro collega, Bruno Giurato, che qualche mese fa ha scritto dello stesso artista sul quotidiano Il Foglio, veniamo a sapere che «la Giunta regionale ha firmato la tanto attesa convenzione con l’Università della Calabria al fine di trasferire i manoscritti di Calogero», ovvero ottocento quaderni depositati ormai da tempo nella Casa della cultura di Palmi, «il tempo necessario per essere studiati da un comitato scientifico. A promuovere tale importante iniziativa – continua Giurato – sono stati Vito Teti, direttore del Dipartimento di Filologia e Domenico Cersosimo, assessore regionale alla Pubblica istruzione».

Anche il critico letterario Renato Nisticò afferma che egli, insieme ad altri importanti nomi della poesia italiana, è un poeta di livello europeo, nonostante la triste fama di sregolato e maudit. Egli osserva che «anche Calogero partecipa dell’ambiente culturale catanzarese in maniera eccentrica, rappresentando la variante evoluta e dispersa del più convenzionale e nidiale lirismo cittadino», e sostiene che il poeta sconfina il mondo quotidiano, vivendo «nella città solo poetica dove egli è ammesso alla visione delle Muse».

Inoltre, qualche anno fa è nato a Firenze il “Gruppo sperimentale di Villa Nuccia”, associazione che ha partecipato all’ultima Fiera nazionale del libro di Torino, presentando, sui tre schermi allestiti nello stand della Calabria, una videoinstallazione dedicata a Lorenzo Calogero che comprendeva testi inediti. Ci sono dei piccoli misteri che avvolgono questo “caso letterario” e che riguardano l’emergere, di tanto in tanto, di testi non ancora pubblicati. Il rischio è che la sua eredità culturale possa disperdersi, o non essere recuperata integralmente, perché – sottolinea Giurato – «Calogero è un poeta non locale, ma nazionale, che meriterebbe di essere inserito anche nelle antologie scolastiche, nella storia della letteratura italiana».

 

Calogero: Poesia in cerca di pubblicazione

Il poeta è nato a Melicuccà, in provincia di Reggio Calabria nel maggio del 1910, e morto a marzo del 1961 nello stesso paese reggino.

Inizia a pubblicare le sue prime poesie dopo aver letto la rivista mensile culturale di ispirazione cattolica-ermetica Il Frontespizio, cercando di mettersi in contatto con i due fondatori Pietro Bargellini e Carlo Betocchi, quest’ultimo noto anche come uno dei maggiori poeti italiani del Novecento. Decide di inviare loro i suoi primi componimenti poetici con la speranza che gli vengano pubblicati. Ma, nel 1936, è a sue spese che pubblica il suo primo libro dal titolo Poco suono. Dopo aver scritto altre due raccolte, Ma questo... e Come in dittici, invia i suoi manoscritti a poeti, intellettuali, scrittori, dai quali riceve risposte negative. Scrive anche a Einaudi, che risponde con esito altrettanto negativo.

Nel 1955 comincia il suo “eremitaggio” dettato da un evidente rifiuto del reale, del vivere quotidiano anche con i suoi paesani che, proprio per questo suo atteggiamento di chiusura, lo discriminavano. In questo anno, sempre a sue spese, esce la silloge Ma questo... e nel 1956 Parole del Tempo, con la Premessa scritta dallo stesso poeta.

Anche in questo periodo, Calogero, tenta di avviare una comunicazione con numerosi critici e poeti per farsi recensire Ma questo..., spedendone una copia a Leonardo Sinisgalli, il primo ad aver riconosciuto il suo talento poetico. Ed è proprio Sinisgalli che firma la Prefazione al libro Come in dittici. Tra i due nasce una forte amicizia, alimentata per lungo tempo da una fitta comunicazione epistolare.

Fra il 1956 e il 1958 Calogero scrive la raccolta di novantasei poesie Sogno più non ricordo. Ma i versi più importanti li compone negli ultimi anni della sua vita, 1960 e 1961, in cui s’intensifica in lui il bisogno di scrivere. Partorisce, quindi, Opere poetiche e i tanto preziosi trentacinque Quaderni di Villa Nuccia, così intitolati da Roberto Lerici, ispirato dalle lunghe e ripetute permanenze di Calogero nella casa di cura, “Villa Nuccia” appunto, a Gagliano in provincia di Catanzaro.

Con la pubblicazione del I volume di Opere poetiche, della collana Poeti europei della casa editrice Lerici, esplode il “caso letterario Lorenzo Calogero”. Dalla stampa italiana e straniera viene definito il «nuovo Rimbaud italiano». Il successo dura fino all’anno 1966, quando, quasi dopo la pubblicazione del II volume di Opere poetiche, viene chiusa la casa editrice Lerici, l’unica che aveva riconosciuto in Calogero una capacità poetica degna di pubblicazione e merito. Quest’ultimo volume avrebbe dovuto contenere la silloge intitolata Avaro nel tuo pensiero, ancora oggi inedita, ed estratti dai circa ottocento quaderni manoscritti, ricchi di liriche e notazioni in prosa. A quanto si afferma, le opere di Calogero ancora inedite sono composte da più di quindicimila versi, in attesa di un’adeguata collocazione nell’alta Letteratura del Novecento.

 

La percezione mentale e umana del poeta

Il poeta era affetto da diverse patofobie, reali e immaginarie, tendenzialmente depressive e malinconiche, ma la sua più grande nevrosi è sempre stata l’amore.

Per questo motivo ha vissuto molto del suo tempo a “Villa Nuccia”, da tanti definito “manicomio”.

Ma Calogero non era un pazzo. I pazzi sono altri. Calogero era malato.

Questa una sua affermazione:

 

«In me è esistito sempre un difetto della facoltà analitica che avrebbe dovuto mettermi sull’avviso di tante cose che, non dirò mi sembrano importanti, ma erano effettivamente importanti, per condurre una vita, sia pure, ai margini ed ai margini effettivamente, estremi o no, era. Intanto io so che sono stato da sempre uno schizofobico, un psicastenico, ed un pauroso per eccellenza».

 

Se proviamo a soffermarci e osservare la sua identità di uomo, i suoi disagi, le sue sofferenze, le infinite sue riflessioni tanto umane quanto intellettuali, culturali, politiche e sociali, ed esaminiamo qualsiasi altra sfumatura che traspare tra le righe dei suoi versi, emerge una personalità ineguagliabile nel suo genere, che lo ha reso capace di tanta – concedetecelo – divinità poetica. C’è chi definisce la sua poesia ermetica, ma forse non basta definirla tale; Giancarlo Vigorelli lo considera alla stregua dei poeti orfici, poiché egli «ha altezze degne di Novalis, Rilke», puntualizzando, inoltre: «da noi non vedo esempi analoghi».

Calogero era un uomo estremamente sensibile tanto da arrivare a sconfinare se stesso ancor prima che gli altri. Ecco perché era un “disadattato” al genere umano, alla società. In un certo senso disorientato, silenzioso, ma tanto angelico e autentico. Egli viveva in una consapevolezza che va oltre il reale, in una verità riconoscibile da pochi “prescelti”. La realtà, quella terrena e piatta, era forse per lui tanto “banale”, o forse tanto “povera” da non essere apprezzabile. Una sua frase, in una delle tante lettere scritte, esprime:

 

«Quanto nella vita ho perduto. Ma c’è stato qualcheduno mai che nella vita ha guadagnato? Si potrebbe dire forse che nella vita ha guadagnato solo chi ha avuto. Ma questo ha avuto, non ha guadagnato. Si potrebbe tornare a ripetere che può apparire di aver guadagnato solo perché ha avuto. Credimi che se un vero disgraziato mi appaio io spesso, altri disgraziati mi appaiono tanti altri, i quali o non se ne accorgono o non lo dicono».

 

Per Calogero la poesia rappresentava tutto. Era la sua più intima, vera e sentita espressione in continuo movimento. Calogero stesso afferma: «una nuova scienza, una scienza ultra matematica, una matematica della matematica che sarebbe null’altro che la poesia».

 

E inoltre:

 

«Per chi ha amato eccessivamente la parola, si trovi questa pure ai margini della vita, anche se per lungo tempo non ha scritto un solo rigo, è facile comprendere che il ribadire tali cose un poco personali ed un poco dottrinali ha valore se non esclusivamente, principalmente per chi oggi presenta le sue poesie e tenta di dare una ragione alla vita tramite la verità e ciò che la precede, cioè l’espressività, perché se personalmente si è quasi direttamente interessati alla maggiore evoluzione dell’espressività, si auspica proprio per la vita una sempre più crescente evoluzione».

 

Un approccio e un senso pienamente singolare alla poesia quello del poeta calabrese, che si distingue dagli altri per la sua unica genialità creativa.

Dei suoi versi recitano: «Io sono uno strano mendicante / che chiede amore e parole, / sono un solitario emigrante / verso la terra della luce e del sole».

 

Monica Murano

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno III, n. 18, febbraio 2009)

Collaboratori di redazione:
Elisa Guglielmi, Ilenia Marrapodi
Progetto grafico a cura di: Fulvio Mazza ed Emanuela Catania. Realizzazione: FN2000 Soft per conto di DAMA IT