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Bottega editoriale Srl
Società di prodotti editoriali, comunicazione e giornalismo.
Iscrizione al Roc n. 21969.
Registrazione presso il Tribunale di Cosenza
n. 817 del 22/11/2007.
Issn 2035-7370.
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Direttore responsabile: Fulvio Mazza
Direttore editoriale: Mario Saccomanno
A. XVIII, n. 205, nov. 2024
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Editoria varia (a cura di Anna Guglielmi)
. Anno II, n° 16 - Dicembre 2008
La Roma di Silla tra amori e odi: storia e giallo
di Vincenza Cattafi
Da un’orazione di Cicerone il “Processo per parricidio” in un romanzo
storico pubblicato da Sacco editore: con suspense e fiction televisiva
Roma 81 a.C.: sotto la dittatura, fatta di luci e ombre, di Lucio Cornelio Silla, un noto possidente, Sesto Roscio Amerino, viene ucciso dai sicari di un potente liberto e favorito del dittatore, Crisogono, il quale mira ad impossessarsi delle sue vaste proprietà, inserendone il nome nelle famose liste dei proscritti, ormai chiuse da diverso tempo. Dell’omicidio viene accusato il figlio di Sesto Roscio, ma alcuni nobili romani, decisi ad intaccare il potere di Silla, riescono a far assolvere il giovane e a condannare i veri mandanti, grazie alla bravura del giovane Cicerone, che proprio da questa orazione comincerà la sua brillante carriera forense. La sconfitta di Crisogono rappresenta il primo varco nella dittatura di Silla, che di lì a poco rinuncerà ai suoi poteri, ritirandosi a vita privata.
Le vicende nel contesto di una Roma già decadente
In un periodo in cui il romanzo storico gode di particolare fortuna, il libro Processo per parricidio di Giorgio De Angelis (Arduino Sacco editore, pp. 263, € 18,00) si distingue innanzitutto per la scelta del periodo, quello della Roma di Silla, uscito vincitore dallo scontro con i democratici di Gaio Mario, sicuramente poco conosciuto al grande pubblico, ma fondamentale nella strada che porterà Roma verso la via dell’Impero. Nel romanzo, infatti, molto documentato e attendibile nella ricostruzione storica, emergono in grande evidenza i costumi e la vita quotidiana di una Roma in cui già si notano i primi segni del declino della Repubblica, sotto i lussi e i fasti di una dittatura che cela in realtà intrighi, soprusi e corruzione; declino ben simboleggiato sin dall’inizio dalla crudeltà dei giochi in onore di Giove Capitolino, nel Circo Massimo, fino all’inutile sfarzo dei festeggiamenti per il trionfo di Silla.
Sesto Roscio e Capitone: due facce della stessa medaglia
Originale è poi la scelta narrativa dell’autore, che parte da una celebre orazione ciceroniana, la Pro Sexto Roscio Amerino, per costruire un romanzo che è insieme cronaca, storia, giallo e racconto di una storia quotidiana. Nonostante, infatti, sia evidente il tentativo di divulgazione dell’autore (molto attento nel riportare con esattezza nomi, luoghi e avvenimenti, come si nota nel ricco apparato paratestuale), De Angelis si dimostra anche un abile narratore e riesce a far rivivere la storia attraverso una vicenda semplice, ma ricostruita con cura nella trama e nei personaggi, e che riesce a coinvolgere il lettore contemporaneo, anche perché la storia sfiora spesso il poliziesco e tocca argomenti processuali, oggi molto in voga. Particolarmente ben delineate sono le figure di Sesto Roscio, personaggio che diventa quasi metafora, nella sua storia di ex combattente in difesa della Repubblica, tradito in seguito proprio da chi doveva difenderla, nella storia di Roma, ormai inevitabilmente avviata verso l’Impero, e nel figlio, giovane che incarna gli antichi ideali della virtus repubblicana ormai in declino e la cui nostalgia sembra percorrere tutto il libro: dal rispetto verso i genitori all’attaccamento alla terra e l’elogio della vita campestre rispetto agli sfarzi e agli intrighi dell’Urbe. Altra figura fondamentale è quella di Cicerone, che emerge in tutta la propria grandezza nell’arte oratoria, ancora lontano dagli scandali e dai complotti che caratterizzeranno la sua carriera successiva, e proprio per questo animato dalla volontà di difendere i più deboli. All’opposto si situa una figura come quella di Capitone, cugino della vittima nonché organizzatore dell’omicidio, spinto solo dall’avidità di denaro, che appare in tutta la sua bassezza morale e materiale, non diversamente da Crisogono, dedito unicamente al vizio e al lusso. Ma l’autore riesce anche a tratteggiare personaggi minori, la cui storia assume comunque un certo significato: ad esempio Fulvia, moglie di Capitone, la quale all’inizio sembra coinvolta nei traffici del coniuge, ma poi, sotto la spinta dell’amore sincero che prova verso il giovane Sesto, tenterà di salvarlo e alla fine si rivelerà vittima anche lei della malvagità del marito.
La mimesi come scelta stilistica
Lo stile dell’autore è chiaro, lineare, i periodi brevi, tanto che a volte il racconto assume un tono cronachistico. Ciò è in linea con lo scopo divulgativo del testo, evidente anche nella scelta di utilizzare spesso dei dialoghi, che lo rendono più comprensibile e coinvolgente per il pubblico. Anche il linguaggio è prevalentemente colloquiale e si nota un tentativo di mimesi da parte dell’autore, che utilizza lo stesso livello di lingua plausibilmente parlato anche dai protagonisti della storia, adottando uno stile quotidiano e semplice per la gente più umile e più ricercato quando a parlare sono i rappresentanti della nobiltà romana. L’autore non rinuncia, inoltre, ad inserire dei vocaboli latini e ad usare, soprattutto durante l’orazione di Cicerone, periodi molto lunghi e architettati (riportando a tratti anche la traduzione letterale del testo ciceroniano), ricordando tutta l’abilità tipicamente romana nell’arte oratoria.
Una visione della Roma antica attraverso le parole di un romanzo
Il romanzo è molto interessante perché l’autore, partendo da eventi storici realmente accaduti, riesce a darci l’intero quadro di un’epoca, ad aprire uno scorcio in un mondo lontano, ma che soprattutto nella descrizione della corruzione di chi sta al potere e dei soprusi verso i più deboli, si rivela intriso di vizi di portata universale e quindi ancora molto attuale. Inoltre, grazie alla sapiente mescolanza di storia, romanzo, giallo, amori, intrighi, passioni civili e politiche, quasi da fiction televisiva, il libro può interessare un pubblico molto vasto di lettori e risulta di facile e piacevole lettura.
Vincenza Cattafi
La Roma di Silla tra amori e odi: storia e giallo
di Vincenza Cattafi
Da un’orazione di Cicerone il “Processo per parricidio” in un romanzo
storico pubblicato da Sacco editore: con suspense e fiction televisiva
Roma 81 a.C.: sotto la dittatura, fatta di luci e ombre, di Lucio Cornelio Silla, un noto possidente, Sesto Roscio Amerino, viene ucciso dai sicari di un potente liberto e favorito del dittatore, Crisogono, il quale mira ad impossessarsi delle sue vaste proprietà, inserendone il nome nelle famose liste dei proscritti, ormai chiuse da diverso tempo. Dell’omicidio viene accusato il figlio di Sesto Roscio, ma alcuni nobili romani, decisi ad intaccare il potere di Silla, riescono a far assolvere il giovane e a condannare i veri mandanti, grazie alla bravura del giovane Cicerone, che proprio da questa orazione comincerà la sua brillante carriera forense. La sconfitta di Crisogono rappresenta il primo varco nella dittatura di Silla, che di lì a poco rinuncerà ai suoi poteri, ritirandosi a vita privata.
Le vicende nel contesto di una Roma già decadente
In un periodo in cui il romanzo storico gode di particolare fortuna, il libro Processo per parricidio di Giorgio De Angelis (Arduino Sacco editore, pp. 263, € 18,00) si distingue innanzitutto per la scelta del periodo, quello della Roma di Silla, uscito vincitore dallo scontro con i democratici di Gaio Mario, sicuramente poco conosciuto al grande pubblico, ma fondamentale nella strada che porterà Roma verso la via dell’Impero. Nel romanzo, infatti, molto documentato e attendibile nella ricostruzione storica, emergono in grande evidenza i costumi e la vita quotidiana di una Roma in cui già si notano i primi segni del declino della Repubblica, sotto i lussi e i fasti di una dittatura che cela in realtà intrighi, soprusi e corruzione; declino ben simboleggiato sin dall’inizio dalla crudeltà dei giochi in onore di Giove Capitolino, nel Circo Massimo, fino all’inutile sfarzo dei festeggiamenti per il trionfo di Silla.
Sesto Roscio e Capitone: due facce della stessa medaglia
Originale è poi la scelta narrativa dell’autore, che parte da una celebre orazione ciceroniana, la Pro Sexto Roscio Amerino, per costruire un romanzo che è insieme cronaca, storia, giallo e racconto di una storia quotidiana. Nonostante, infatti, sia evidente il tentativo di divulgazione dell’autore (molto attento nel riportare con esattezza nomi, luoghi e avvenimenti, come si nota nel ricco apparato paratestuale), De Angelis si dimostra anche un abile narratore e riesce a far rivivere la storia attraverso una vicenda semplice, ma ricostruita con cura nella trama e nei personaggi, e che riesce a coinvolgere il lettore contemporaneo, anche perché la storia sfiora spesso il poliziesco e tocca argomenti processuali, oggi molto in voga. Particolarmente ben delineate sono le figure di Sesto Roscio, personaggio che diventa quasi metafora, nella sua storia di ex combattente in difesa della Repubblica, tradito in seguito proprio da chi doveva difenderla, nella storia di Roma, ormai inevitabilmente avviata verso l’Impero, e nel figlio, giovane che incarna gli antichi ideali della virtus repubblicana ormai in declino e la cui nostalgia sembra percorrere tutto il libro: dal rispetto verso i genitori all’attaccamento alla terra e l’elogio della vita campestre rispetto agli sfarzi e agli intrighi dell’Urbe. Altra figura fondamentale è quella di Cicerone, che emerge in tutta la propria grandezza nell’arte oratoria, ancora lontano dagli scandali e dai complotti che caratterizzeranno la sua carriera successiva, e proprio per questo animato dalla volontà di difendere i più deboli. All’opposto si situa una figura come quella di Capitone, cugino della vittima nonché organizzatore dell’omicidio, spinto solo dall’avidità di denaro, che appare in tutta la sua bassezza morale e materiale, non diversamente da Crisogono, dedito unicamente al vizio e al lusso. Ma l’autore riesce anche a tratteggiare personaggi minori, la cui storia assume comunque un certo significato: ad esempio Fulvia, moglie di Capitone, la quale all’inizio sembra coinvolta nei traffici del coniuge, ma poi, sotto la spinta dell’amore sincero che prova verso il giovane Sesto, tenterà di salvarlo e alla fine si rivelerà vittima anche lei della malvagità del marito.
La mimesi come scelta stilistica
Lo stile dell’autore è chiaro, lineare, i periodi brevi, tanto che a volte il racconto assume un tono cronachistico. Ciò è in linea con lo scopo divulgativo del testo, evidente anche nella scelta di utilizzare spesso dei dialoghi, che lo rendono più comprensibile e coinvolgente per il pubblico. Anche il linguaggio è prevalentemente colloquiale e si nota un tentativo di mimesi da parte dell’autore, che utilizza lo stesso livello di lingua plausibilmente parlato anche dai protagonisti della storia, adottando uno stile quotidiano e semplice per la gente più umile e più ricercato quando a parlare sono i rappresentanti della nobiltà romana. L’autore non rinuncia, inoltre, ad inserire dei vocaboli latini e ad usare, soprattutto durante l’orazione di Cicerone, periodi molto lunghi e architettati (riportando a tratti anche la traduzione letterale del testo ciceroniano), ricordando tutta l’abilità tipicamente romana nell’arte oratoria.
Una visione della Roma antica attraverso le parole di un romanzo
Il romanzo è molto interessante perché l’autore, partendo da eventi storici realmente accaduti, riesce a darci l’intero quadro di un’epoca, ad aprire uno scorcio in un mondo lontano, ma che soprattutto nella descrizione della corruzione di chi sta al potere e dei soprusi verso i più deboli, si rivela intriso di vizi di portata universale e quindi ancora molto attuale. Inoltre, grazie alla sapiente mescolanza di storia, romanzo, giallo, amori, intrighi, passioni civili e politiche, quasi da fiction televisiva, il libro può interessare un pubblico molto vasto di lettori e risulta di facile e piacevole lettura.
Vincenza Cattafi
(www.bottegascriptamanent.it, anno II, n. 16, dicembre 2008)
Collaboratori di redazione:
Elisa Guglielmi, Ilenia Marrapodi
Elisa Guglielmi, Ilenia Marrapodi
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