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Anno II, n° 16 - Dicembre 2008
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Letteratura contemporanea (a cura di Maria Franzè) . Anno II, n° 16 - Dicembre 2008

Zoom immagine La ricerca di un angolo di silenzio
per ritrovare nel caos quotidiano
lo spazio della propria interezza

di Anna Picci
Storia di una crisi femminile, ritratto
di disagio moderno: da Wip edizioni


La quotidianità di Angela, donna moderna divisa tra lavoro da impiegata, casa, figli, marito, cura dei genitori anziani e disagio per il fallimento di non riuscire a ritagliarsi un piccolo angolo di vita tutto per sé è al centro del romanzo di Rossella Caloro dal titolo I sussurri del daimon (Wip edizioni, 2007, € 10,00, pp. 170). L’autrice, brindisina e insegnante di scuola primaria, è alla sua seconda prova letteraria dopo aver pubblicato, per la medesima casa editrice, una raccolta di racconti e poesie, La donna imperfetta. Ciò che colpisce da subito nella lettura di questa storia è l’indeterminatezza e la frammentarietà, che è concretizzata oltre che nella scelta di un registro linguistico molto raffinato e dunque non accessibile a tutti, nella struttura a episodi del romanzo e nel finale sospeso che lascia aperti molti punti di domanda sul destino stesso di Angela.

La ricerca del daimon, la ricerca della felicità (im)possibile
Il daimon, parola greca che significa “spirito”, risponde a un concetto filosofico introdotto da Socrate e successivamente ripreso da Platone. È stato esposto in tempi recenti dal filosofo James Hillman sulla scia del concetto platoniano come vocazione personale di ogni essere umano, insita nell’anima ancor prima di venire al mondo, che deve essere realizzata durante la vita terrena per rendere autentica la propria esistenza. La protagonista del racconto ha dimenticato questa vocazione primordiale, si è lanciata nella vita senza prima aver realizzato il suo sé e dunque si ritrova, ormai sposata e con prole, incompleta e infelice, inadeguata al ruolo che ha scelto con scarsa consapevolezza. Non fa nulla solo per se stessa, è arrabbiata e scoraggiata, tutti si aspettano qualcosa da lei e nessuno si preoccupa delle sue esigenze, non si sente mai all’altezza delle situazioni, non riceve un complimento e nemmeno un grazie, così colleziona fallimenti e critiche anche quando organizza una semplice festa di compleanno per suo figlio. Una mattina, mentre il capo la sta rimproverando per l’ennesimo ritardo, Angela si sente rapita dalla stampa di un quadro di Van Gogh, Notte stellata, e da lì comincia una sorta di presa di coscienza. Sogni e pensieri la richiamano in modo inizialmente incomprensibile, le sussurrano verità inespresse finché la protagonista capisce che il suo compito è ritrovare l’amore per la pittura, che ha abbandonato quando era ancora una studentessa. Perciò decide di ritagliarsi qualche momento di solitudine per dedicarsi alla sua passione ritrovata e cercare un angolo di felicità che sia soltanto suo.

La cura di sé e la cura degli altri
La scelta di Angela non trova una buona accoglienza in famiglia, ancora una volta tutti sono pronti a rimproverarla per le sue mancanze, allora la donna cerca disperatamente consensi da una vecchia amica, un tempo compagna di sogni e ideali, ma anche in quest’occasione si sente in colpa e diversa, perché la cura di sé le toglie tempo per la cura degli altri, la sua amica non è più dalla sua parte. Scegliendo il ruolo di madre e moglie, ha fatto un passo definitivo dal quale non può sottrarsi solo perché all’improvviso il suo daimon ha iniziato a parlarle. Ormai però il processo è innescato e Angela non vuole più tornare indietro, avverte che la felicità è fuori dalle mura domestiche, perciò segue un corso di pittura, ricerca l’estro creativo, si lascia affascinare dal suo maestro e così vengono anche fuori tutti i suoi problemi familiari: un marito assente ed esigente, una madre pronta a rimproverarla e a sottolineare le loro differenze, un matrimonio senza più passione e complicità. Non si può fare altro che cercare di conciliare ogni cosa, cogliere i momenti di solitudine che danno tregua dalla sua vita caotica e accontentarsi di “creare” nei ritagli di tempo.

Un finale aperto
La teoria che il romanzo porta avanti è semplice: esprimere la propria personalità è una priorità tanto per l’uomo quanto per la donna. Caloro non desidera rappresentare la solita querelle delle differenze tra i due sessi: la protagonista del suo romanzo è una donna perché il suo scopo è dare voce a un disagio che lei stessa vive nel suo ruolo di moglie-madre-lavoratice e per il quale non propone soluzioni, non avendone ancora trovate per sé. Pare di cogliere tra le pagine di questo libro un consiglio ideale, vale a dire realizzare prima il proprio daimon e poi crearsi una famiglia, ma purtroppo la vita non si compone di divisioni nette e non si può razionalizzare ciò che spesso nasce spontaneamente. Ecco allora che la storia di Angela rimane in sospeso e ognuno è libero di riflettere e cercare la sua soluzione.

Anna Picci

(www.bottegascriptamanent.it, anno II, n. 16, dicembre 2008)

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