Editore:
Bottega editoriale Srl
Società di prodotti editoriali, comunicazione e giornalismo.
Iscrizione al Roc n. 21969.
Registrazione presso il Tribunale di Cosenza
n. 817 del 22/11/2007.
Issn 2035-7370.
Società di prodotti editoriali, comunicazione e giornalismo.
Iscrizione al Roc n. 21969.
Registrazione presso il Tribunale di Cosenza
n. 817 del 22/11/2007.
Issn 2035-7370.
Direttore responsabile: Fulvio Mazza
Direttore editoriale: Mario Saccomanno
A. XVIII, n. 205, nov. 2024
Direttore editoriale: Mario Saccomanno
A. XVIII, n. 205, nov. 2024
Sei in: Articolo
Problemi e riflessioni (a cura di Francesca Rinaldi)
. Anno II, n° 16 - Dicembre 2008
Con la galleria d’arte
“17 gradicentigradi”
abbiamo incontrato
un affermato pittore
di Monica Murano
Maurizio Carnevali, in un'intervista
la sua personalità artistica e umana
Presente con costanza nel panorama dell’arte contemporanea, Maurizio Carnevali vive e racconta l’arte quale esperienza personale e collettiva, che sente e trasforma in forme e dimensioni spazio-temporali interpretando la vita e il genere umano in totale libertà interiore, ma con «coraggio, forza, solitudine, verità e denuncia», responsabile e consapevole del suo percorso di artista. Carnevali ha tenuto mostre nelle più importanti città europee, cogliendo gli aspetti più svariati della vita e della società attuale, mosso da grande impulso e intuito interiori. Fra gli ultimi lavori ricordiamo Stanze di vita quotidiana (omaggio a Francesco Guccini), così come i dipinti e le incisioni ispirati alla musica del cantautore Fabrizio De Andrè; le trenta opere e una cartella di serigrafie realizzate in onore di San Francesco da Paola; il monumento dedicato a donna Vienna, madre dello stesso santo; la composizione dei Pagliacci, che si ispira a una vecchia vicenda realmente accaduta a Montalto, in Calabria, presentata nei più prestigiosi teatri europei, fra cui l’“Opera” di Parigi; i monumenti dedicati alle vittime della mafia, fra i quali Falcone e Borsellino. Attualmente è in esecuzione un lavoro commemorativo offerto alle comunità valdesi, che presto avremo il piacere di conoscere e osservare. L’arte appare come un gigante pronto a porgerci la fantasia, a raccontarci delle favole, delle fiabe, ma anche a riconoscere un tratto di storia, una goccia di vita… e, di ognuno di essi, a percepirne la verità dei contenuti, qualsiasi essa sia. Commentare i dipinti, le sculture, le serigrafie, le incisioni e ogni lavoro eseguito dall’artista, richiederebbe molta cura e tanto tempo. Recentemente, in collaborazione con la galleria d’arte “17 gradicentigradi”, egli ha realizzato un corso di pittura, tenutosi in provincia di Catanzaro, a Feroleto, presso il Palazzo Cosentino, al termine del quale il pittore ha riconosciuto e consegnato ai corsisti un attestato di partecipazione, esponendo i lavori più significativi degli allievi stessi. Questa iniziativa ci ha offerto l’opportunità di incontrare l’artista e di rivolgergli alcune domande attraverso le quali egli stesso mostra parte di sé e della sua opera.
Come nasce la collaborazione con la galleria d’arte “17 gradi centigradi”?
«Dalla simpatia fra il direttore e il sottoscritto».
Perché l’idea di un corso di pittura? Quali gli obiettivi?
«Soddisfare una richiesta che sul territorio restava inevasa. Ci pare giusto che chi abbia voglia di approfondire le tecniche pittoriche possa farlo anche se si trova in zone diciamo periferiche».
Insieme al gallerista, Albino Barberio, ha realizzato altri corsi o iniziative?
«Sì, altri simili».
La galleria d’arte, oggi, è concepita come spazio commerciale o, come in passato, quale luogo di incontro, scambio intellettuale?
«La galleria d’arte è sempre stata uno spazio commerciale, ma ha anche avuto delle peculiarità divulgative. Naturalmente dipende dallo spessore culturale di chi dirige la galleria».
Cosa pensa dei giovani artisti, delle loro ideologie, dei loro valori e, soprattutto, crede siano realmente impegnati nella loro professione di pittori?
«Conosco molti giovani che ritengono di essere artisti, ma quelli che sono disposti ad affrontare i sacrifici che questo mestiere comporta sono veramente pochi. Forse è questo che fa la differenza».
Secondo lei c’è un clima di cambiamento positivo in favore dell’arte contemporanea? C’è maggiore sensibilità? C’è chi definisce quest’arte “fredda”. Ci concede un dubbio?: Esiste realmente un’arte definibile “contemporanea”?
«Questa è un’epoca in cui troppo facilmente si preferisce esercitare l’idea dell’arte che l’arte stessa, per cui il “prodotto” non può che essere virtuale. Rapportarsi a questa “arte” è dunque difficile, deve essere un atto di cieca fede crederci. Io ogni tanto ci credo».
Classico, surreale, astratto, informale… Secondo lei come si muove oggi il mercato? Pensa sia in crisi o, al contrario, che ci siano segnali di ripresa?
«Non è il caso fare delle differenze in questo senso, la differenza è costituita dalla qualità in ogni ambito. Il mercato è vario e crea degli spazi per tutto, questo è un momento, comunque, di grande confusione; la colpa? Prima di tutto è dei critici troppo spesso prezzolati, poi degli stessi artisti».
Operando e vivendo nel sud Italia, qual è secondo lei la reale situazione? Vi sono istituzioni pubbliche e private che operano coscienziosamente sul territorio al fine di promuovere i giovani artisti?
«Non è compito delle istituzioni costruire gli artisti. Questi ultimi si dovrebbero costruire da soli tentando, semmai, di inserirsi con il proprio lavoro in quei canali culturali e commerciali che sono l’unica vera realtà del panorama artistico».
In riferimento al suo personale percorso artistico, quanto la realtà meridionale, le sue contraddizioni, la sua quotidianità, il suo bello e cattivo tempo ha influito sul suo lavoro d’artista?
«Credo che la realtà della nostra terra sia stata fortemente coinvolgente per il mio lavoro, ma certo non solo in modo negativo; questo è un luogo ottimo per lavorare, lo è di meno per promuovere il proprio lavoro. Fortunatamente hanno inventato l’automobile e anche l’aereo».
La storia sembrerebbe proporre sempre nuove e vecchie ingiustizie. Nel XX secolo le scienze, la politica, il progresso non sono stati molto equilibrati e lineari. Da qui l’esasperazione. Da qui la crisi. Lei pensa che questa stessa crisi possa essere un punto di svolta? O l’errore è talmente intrinseco alla natura umana che la svolta diventa utopia?
«Gli errori che la società civile ha commesso sono talmente madornali e reiteranti che pare assai difficile poter fare marcia indietro. Non possiamo dirci civili nel momento in cui un terzo dell’umanità muore di fame e l’altra parte sofistica sul valore universale delle Olimpiadi».
Si dice che la libertà di ciascuno si ferma là dove comincia la libertà del prossimo: rispetto, umiltà, dignità umana. Cos’è per lei la libertà?
«Io ho un concetto totale di libertà, nel senso che credo che la libertà non può che essere totale, ma questo lo penso perché ho un profondo rispetto dell’uomo».
Leonardo dice: «Amor ogni cosa vince», così come «La bellezza orna la virtù». Condivide?
«Se per bellezza, per ornamento e per virtù non si applicano canoni prestabiliti, sì».
Ma l’arte è amore, è bellezza, è respiro, è vita, è quella realtà rumorosa che deve saper tradurre e interpretare l’armonia che non tutti riescono ad ascoltare e vedere, è una spremuta di grande natura, intuita prima, sentita e creata, dopo… Come definirebbe Maurizio Carnevali l’arte? La pittura?
«Vorrei poterla definire con gli stessi sostantivi che lei ha usato per la sua domanda, ma l’arte deve essere anche coraggio, forza, solitudine, verità e denuncia».
Quale importanza dà alla mitologia?
«È divenuta negli anni il riferimento ideale per le tematiche che tratto».
Le andrebbe di farci capire quanto sono importanti per lei gli “elementi”, o gli “ingredienti”, di cui le chiederemo, associandoli anche a un colore e una forma? La fantasia…
«Se non avessi questa grande possibilità sarei veramente grigio, triste».
L’immaginazione…
«Trasformare la realtà con l’immaginazione mi rende un uomo fortunato, ma spesso mi scollega dalla vita vera».
La creatività…
«Un potente afrodisiaco che mi fa amare la vita oltre misura».
La poesia…
«L’azzurro che si scioglie nelle vene di Pablo Neruda».
L’innocenza delle cose…
«L’innocenza delle cose non esiste, esiste quella dei bambini; ahimè, io l’ho perduta da tempo».
La casualità…
«L’incontro per eccellenza».
L’intenzione…
«Il coraggio delle nostre azioni».
L’ingenuità…
«Uno stato di grazia».
La luna…
«Il sole che scalda la nostra solitudine».
Cos’è il colore?
«Un esercito armato contro il nero, non solo quello delle camicie».
Che forma ha?
«Imprendibile».
Lo spazio e il tempo quale forma e quale colore hanno per lei?
«Lo spazio è un elemento modellabile, il tempo è un elemento che ti modella. Lo spazio è rosso quando il tempo è verde ed è azzurro quando il tempo è grigio».
Citando ancora Leonardo: «Dico ai pittori che mai nessuno deve imitare la maniera dell’altro, perché sarà detto nipote e non figliuolo della natura; perché, essendo le cose naturali in tanta larga abbondanza, piuttosto si deve ricorrere ad essa natura che ai maestri, che da quella hanno imparato. E questo dico non per quelli che desiderano mediante quella pervenire a ricchezze, ma per quelli che di tal arte desiderano fama e onore». Quanto condivide il suo pensiero?
«Non lo condivido assolutamente. La verità è che l’arte è un’unica grande madre che genera figli destinati ad assomigliarsi e negando per tutta la vita d’esser fratelli».
Per Carnevali il soggetto viene rivelato dal pittore o, come dice Oscar Wilde, è il pittore che, sulla tela, rivela se stesso?
«Oscar la sapeva lunga!».
Non riusciamo a non affidare la delicatezza dell’animo umano ad un altro genio dell’arte, quale Michelangelo: «L’amore è l’ala che Dio ha dato all’anima per salire sino a lui». E ancora: «Vivo ed amo nella peculiare luce di Dio». Vogliamo riportare dei versi che traducono profondamente il magico legame che Michelangelo ha vissuto con Dio: «Come può esser ch’io non sia più mio? / O Dio, o Dio, o Dio, / chi m’ha tolto a me stesso, / c’a me fusse più presso / o più di me potessi che poss’io? / O Dio, o Dio, o Dio, / come mi passa el core / chi non par che mi tocchi? / Che cosa è questo, Amore, / per poco spazio dentro par che cresca? / E s’avvien che trabocchi?» Lei ha mai “sentito” un inspiegabile legame, un inesprimibile fermento, fra la sua anima, la sua arte e Dio?
«Mi pare che in questa sede stiamo scomodando troppo uomini che hanno vissuto una vita sacrificandola così tanto all’arte che mi pervade una certa vergogna a rapportarmi a loro».
Guardandosi allo specchio cosa vede?
«Oggi un amico».
Affacciandosi alla finestra cosa vede?
«Vorrei non vedere tanta spazzatura per vedere chiaro il paesaggio azzurro che amo».
L’arte vale tanto quanto la vita che l’ispira… con le sue luci e le sue ombre…?
«L’arte e la vita non hanno un confine definito, l’una è la luce dell’altra e viceversa: ecco i chiaroscuri».
Monica Murano
Con la galleria d’arte
“17 gradicentigradi”
abbiamo incontrato
un affermato pittore
di Monica Murano
Maurizio Carnevali, in un'intervista
la sua personalità artistica e umana
Presente con costanza nel panorama dell’arte contemporanea, Maurizio Carnevali vive e racconta l’arte quale esperienza personale e collettiva, che sente e trasforma in forme e dimensioni spazio-temporali interpretando la vita e il genere umano in totale libertà interiore, ma con «coraggio, forza, solitudine, verità e denuncia», responsabile e consapevole del suo percorso di artista. Carnevali ha tenuto mostre nelle più importanti città europee, cogliendo gli aspetti più svariati della vita e della società attuale, mosso da grande impulso e intuito interiori. Fra gli ultimi lavori ricordiamo Stanze di vita quotidiana (omaggio a Francesco Guccini), così come i dipinti e le incisioni ispirati alla musica del cantautore Fabrizio De Andrè; le trenta opere e una cartella di serigrafie realizzate in onore di San Francesco da Paola; il monumento dedicato a donna Vienna, madre dello stesso santo; la composizione dei Pagliacci, che si ispira a una vecchia vicenda realmente accaduta a Montalto, in Calabria, presentata nei più prestigiosi teatri europei, fra cui l’“Opera” di Parigi; i monumenti dedicati alle vittime della mafia, fra i quali Falcone e Borsellino. Attualmente è in esecuzione un lavoro commemorativo offerto alle comunità valdesi, che presto avremo il piacere di conoscere e osservare. L’arte appare come un gigante pronto a porgerci la fantasia, a raccontarci delle favole, delle fiabe, ma anche a riconoscere un tratto di storia, una goccia di vita… e, di ognuno di essi, a percepirne la verità dei contenuti, qualsiasi essa sia. Commentare i dipinti, le sculture, le serigrafie, le incisioni e ogni lavoro eseguito dall’artista, richiederebbe molta cura e tanto tempo. Recentemente, in collaborazione con la galleria d’arte “17 gradicentigradi”, egli ha realizzato un corso di pittura, tenutosi in provincia di Catanzaro, a Feroleto, presso il Palazzo Cosentino, al termine del quale il pittore ha riconosciuto e consegnato ai corsisti un attestato di partecipazione, esponendo i lavori più significativi degli allievi stessi. Questa iniziativa ci ha offerto l’opportunità di incontrare l’artista e di rivolgergli alcune domande attraverso le quali egli stesso mostra parte di sé e della sua opera.
Come nasce la collaborazione con la galleria d’arte “17 gradi centigradi”?
«Dalla simpatia fra il direttore e il sottoscritto».
Perché l’idea di un corso di pittura? Quali gli obiettivi?
«Soddisfare una richiesta che sul territorio restava inevasa. Ci pare giusto che chi abbia voglia di approfondire le tecniche pittoriche possa farlo anche se si trova in zone diciamo periferiche».
Insieme al gallerista, Albino Barberio, ha realizzato altri corsi o iniziative?
«Sì, altri simili».
La galleria d’arte, oggi, è concepita come spazio commerciale o, come in passato, quale luogo di incontro, scambio intellettuale?
«La galleria d’arte è sempre stata uno spazio commerciale, ma ha anche avuto delle peculiarità divulgative. Naturalmente dipende dallo spessore culturale di chi dirige la galleria».
Cosa pensa dei giovani artisti, delle loro ideologie, dei loro valori e, soprattutto, crede siano realmente impegnati nella loro professione di pittori?
«Conosco molti giovani che ritengono di essere artisti, ma quelli che sono disposti ad affrontare i sacrifici che questo mestiere comporta sono veramente pochi. Forse è questo che fa la differenza».
Secondo lei c’è un clima di cambiamento positivo in favore dell’arte contemporanea? C’è maggiore sensibilità? C’è chi definisce quest’arte “fredda”. Ci concede un dubbio?: Esiste realmente un’arte definibile “contemporanea”?
«Questa è un’epoca in cui troppo facilmente si preferisce esercitare l’idea dell’arte che l’arte stessa, per cui il “prodotto” non può che essere virtuale. Rapportarsi a questa “arte” è dunque difficile, deve essere un atto di cieca fede crederci. Io ogni tanto ci credo».
Classico, surreale, astratto, informale… Secondo lei come si muove oggi il mercato? Pensa sia in crisi o, al contrario, che ci siano segnali di ripresa?
«Non è il caso fare delle differenze in questo senso, la differenza è costituita dalla qualità in ogni ambito. Il mercato è vario e crea degli spazi per tutto, questo è un momento, comunque, di grande confusione; la colpa? Prima di tutto è dei critici troppo spesso prezzolati, poi degli stessi artisti».
Operando e vivendo nel sud Italia, qual è secondo lei la reale situazione? Vi sono istituzioni pubbliche e private che operano coscienziosamente sul territorio al fine di promuovere i giovani artisti?
«Non è compito delle istituzioni costruire gli artisti. Questi ultimi si dovrebbero costruire da soli tentando, semmai, di inserirsi con il proprio lavoro in quei canali culturali e commerciali che sono l’unica vera realtà del panorama artistico».
In riferimento al suo personale percorso artistico, quanto la realtà meridionale, le sue contraddizioni, la sua quotidianità, il suo bello e cattivo tempo ha influito sul suo lavoro d’artista?
«Credo che la realtà della nostra terra sia stata fortemente coinvolgente per il mio lavoro, ma certo non solo in modo negativo; questo è un luogo ottimo per lavorare, lo è di meno per promuovere il proprio lavoro. Fortunatamente hanno inventato l’automobile e anche l’aereo».
La storia sembrerebbe proporre sempre nuove e vecchie ingiustizie. Nel XX secolo le scienze, la politica, il progresso non sono stati molto equilibrati e lineari. Da qui l’esasperazione. Da qui la crisi. Lei pensa che questa stessa crisi possa essere un punto di svolta? O l’errore è talmente intrinseco alla natura umana che la svolta diventa utopia?
«Gli errori che la società civile ha commesso sono talmente madornali e reiteranti che pare assai difficile poter fare marcia indietro. Non possiamo dirci civili nel momento in cui un terzo dell’umanità muore di fame e l’altra parte sofistica sul valore universale delle Olimpiadi».
Si dice che la libertà di ciascuno si ferma là dove comincia la libertà del prossimo: rispetto, umiltà, dignità umana. Cos’è per lei la libertà?
«Io ho un concetto totale di libertà, nel senso che credo che la libertà non può che essere totale, ma questo lo penso perché ho un profondo rispetto dell’uomo».
Leonardo dice: «Amor ogni cosa vince», così come «La bellezza orna la virtù». Condivide?
«Se per bellezza, per ornamento e per virtù non si applicano canoni prestabiliti, sì».
Ma l’arte è amore, è bellezza, è respiro, è vita, è quella realtà rumorosa che deve saper tradurre e interpretare l’armonia che non tutti riescono ad ascoltare e vedere, è una spremuta di grande natura, intuita prima, sentita e creata, dopo… Come definirebbe Maurizio Carnevali l’arte? La pittura?
«Vorrei poterla definire con gli stessi sostantivi che lei ha usato per la sua domanda, ma l’arte deve essere anche coraggio, forza, solitudine, verità e denuncia».
Quale importanza dà alla mitologia?
«È divenuta negli anni il riferimento ideale per le tematiche che tratto».
Le andrebbe di farci capire quanto sono importanti per lei gli “elementi”, o gli “ingredienti”, di cui le chiederemo, associandoli anche a un colore e una forma? La fantasia…
«Se non avessi questa grande possibilità sarei veramente grigio, triste».
L’immaginazione…
«Trasformare la realtà con l’immaginazione mi rende un uomo fortunato, ma spesso mi scollega dalla vita vera».
La creatività…
«Un potente afrodisiaco che mi fa amare la vita oltre misura».
La poesia…
«L’azzurro che si scioglie nelle vene di Pablo Neruda».
L’innocenza delle cose…
«L’innocenza delle cose non esiste, esiste quella dei bambini; ahimè, io l’ho perduta da tempo».
La casualità…
«L’incontro per eccellenza».
L’intenzione…
«Il coraggio delle nostre azioni».
L’ingenuità…
«Uno stato di grazia».
La luna…
«Il sole che scalda la nostra solitudine».
Cos’è il colore?
«Un esercito armato contro il nero, non solo quello delle camicie».
Che forma ha?
«Imprendibile».
Lo spazio e il tempo quale forma e quale colore hanno per lei?
«Lo spazio è un elemento modellabile, il tempo è un elemento che ti modella. Lo spazio è rosso quando il tempo è verde ed è azzurro quando il tempo è grigio».
Citando ancora Leonardo: «Dico ai pittori che mai nessuno deve imitare la maniera dell’altro, perché sarà detto nipote e non figliuolo della natura; perché, essendo le cose naturali in tanta larga abbondanza, piuttosto si deve ricorrere ad essa natura che ai maestri, che da quella hanno imparato. E questo dico non per quelli che desiderano mediante quella pervenire a ricchezze, ma per quelli che di tal arte desiderano fama e onore». Quanto condivide il suo pensiero?
«Non lo condivido assolutamente. La verità è che l’arte è un’unica grande madre che genera figli destinati ad assomigliarsi e negando per tutta la vita d’esser fratelli».
Per Carnevali il soggetto viene rivelato dal pittore o, come dice Oscar Wilde, è il pittore che, sulla tela, rivela se stesso?
«Oscar la sapeva lunga!».
Non riusciamo a non affidare la delicatezza dell’animo umano ad un altro genio dell’arte, quale Michelangelo: «L’amore è l’ala che Dio ha dato all’anima per salire sino a lui». E ancora: «Vivo ed amo nella peculiare luce di Dio». Vogliamo riportare dei versi che traducono profondamente il magico legame che Michelangelo ha vissuto con Dio: «Come può esser ch’io non sia più mio? / O Dio, o Dio, o Dio, / chi m’ha tolto a me stesso, / c’a me fusse più presso / o più di me potessi che poss’io? / O Dio, o Dio, o Dio, / come mi passa el core / chi non par che mi tocchi? / Che cosa è questo, Amore, / per poco spazio dentro par che cresca? / E s’avvien che trabocchi?» Lei ha mai “sentito” un inspiegabile legame, un inesprimibile fermento, fra la sua anima, la sua arte e Dio?
«Mi pare che in questa sede stiamo scomodando troppo uomini che hanno vissuto una vita sacrificandola così tanto all’arte che mi pervade una certa vergogna a rapportarmi a loro».
Guardandosi allo specchio cosa vede?
«Oggi un amico».
Affacciandosi alla finestra cosa vede?
«Vorrei non vedere tanta spazzatura per vedere chiaro il paesaggio azzurro che amo».
L’arte vale tanto quanto la vita che l’ispira… con le sue luci e le sue ombre…?
«L’arte e la vita non hanno un confine definito, l’una è la luce dell’altra e viceversa: ecco i chiaroscuri».
Monica Murano
(www.bottegascriptamanent.it, anno II, n. 16, dicembre 2008)
Collaboratori di redazione:
Elisa Guglielmi, Ilenia Marrapodi
Elisa Guglielmi, Ilenia Marrapodi
Progetto grafico a cura di: Fulvio Mazza ed Emanuela Catania.
Realizzazione: FN2000 Soft per conto di DAMA IT