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Anno I, n° 1 - Settembre 2007
La voce di una suora
nella Sardegna laica
del Primo Novecento
di Clementina Gatto
La vita spirituale, la guida religiosa
e l’impegno evangelico di una donna
«La vita interiore [...] è l’anima della storia, il fuoco incandescente che diviene molla di servizio». In queste parole risiede un po’ tutto il senso e l’obiettivo di questo lavoro, “Ti voglio amare fino alla follia”. Diario spirituale di Bianca Pirisino (1935-1939) (Rubbettino, pp. 348, € 23,00), curato da Tonino Cabizzosu, ordinario di Storia della chiesa presso
Il testo si apre con una Prefazione di Pietro Borzomati, che è il direttore della collana Spiritualità e Promozione umana in cui si inserisce quest’opera; segue la ricca Introduzione del curatore, che non trascura, accanto alla chiarificazione del diario della religiosa, di fornire un quadro storico e di costume sul passato religioso della Sardegna. Il libro, poi, nella sua parte centrale, riporta il diario di suor Candida, al secolo Bianca Pirisino: sono pagine caratterizzate da una scrittura brillante, interessanti soprattutto per l’originalità dei contenuti. Sono la voce di una consacrata, un’anima di Dio al servizio degli uomini, ma anche il ritratto di un periodo in cui essa si inserisce con la propria testimonianza, breve, a causa della sua morte prematura, e al tempo stesso incisiva, capace di mostrare in pochi anni i frutti del suo zelo.
Il contesto cui si riferisce l’opera e in cui si materializza la testimonianza scritta di Bianca, sono i primi tre decenni del Novecento in Sardegna, caratterizzati da spinte evangelizzatrici che hanno ricevuto forte propulsione grazie ad alcune figure femminili come quella della protagonista.
Storia di una donna, dunque, ma soprattutto del suo operato, all’interno di una trama di promozione umana e di evangelizzazione fatta di passione e sacrificio, in una zona allora periferica dell’isola.
Ogni momento della breve vita della religiosa è denso di significato in relazione al nutrimento della sua vita spirituale e all’impegno rivolto alla catechesi: anche negli anni che precedono la sua consacrazione, l’insieme di eventi che la vedono protagonista sembrano prepararle un terreno che sarà lei stessa, obbediente ma mai dimessa, ad arare e a seminare, nella continua ricerca del progetto di Dio nella sua vita: «il Signore mi ha sempre guidato fin da piccola [...]; in realtà l’idea di consacrarmi al Signore l’ho sentita da quando avevo 11 anni».
Altri documenti riportati nel testo aiutano a ricostruire la mentalità del tempo, in cui non è di scarso rilievo l’apporto delle socie di Azione cattolica della parrocchia di Santa Teresa di Gallura al conseguimento di alcuni obiettivi spirituali. Tra questi, è d’obbligo menzionare il registro dell’Ac della stessa parrocchia, alcuni contributi scritti da persone che hanno vissuto con Bianca e, infine, alcune lettere che la stessa Pirisino scrisse ai superiori delle scuole in cui fu insegnante.
Contemplazione ed azione: l’apporto femminile all’evangelizzazione
Il 18 dicembre 1929, Bianca viene abilitata all’insegnamento nelle scuole elementari della provincia di Sassari; dal 1930 al 1934 lavorerà come laica e dal 1934 al 1939 come consacrata. Con successivi trasferimenti, da Sedini a Illorai, nel 1932 ottiene una sede definitiva a Santa Teresa di Gallura, dove resterà fino alla morte. È da subito intenso il suo ruolo di educatrice nella scuola pubblica e nell’apostolato parrocchiale; in parrocchia collabora alla formazione delle giovani di Azione cattolica, all’insegnamento del catechismo e perfino ad alcune manifestazioni promosse dal regime (che, lo ricordiamo, è quello fascista).
La caratteristica principale che si riconosce nella vita di Bianca è la sensibilità a tradurre nella sua esistenza il progetto di immolazione della propria vita per la santificazione dei sacerdoti di padre Salvatore Vico, guida carismatica per Bianca ed altre sorelle, nonché fondatore della Congregazione missionaria delle figlie di Gesù crocifisso; il rapporto di paternità spirituale, con lui stabilito fin dal 1925, è intenso e destinato a protrarsi fino alla morte della giovane suora, 14 anni dopo.
L’ambiente che raccoglie la parrocchia di Santa Teresa, nel momento in cui arriva Bianca, è dominato da un diffuso anticlericalismo: i parrocchiani appaiono piuttosto indifferenti alla vita religiosa; di conseguenza, il catechismo non è ancora ben organizzato.
La collaborazione di Bianca, da laica prima e da religiosa poi (con il nome di suor Candida), è orientata in tre direzioni: l’insegnamento nella scuola elementare, la fondazione e la direzione dell’associazione femminile di Azione cattolica, l’insegnamento nel catechismo parrocchiale. In breve tempo, raccoglie i primi frutti del suo impegno costante e pieno di fede, lasciando dietro di sé un’eredità che non saranno gli anni a scalfire. Alla vigilia della sua consacrazione, infatti, le giovani attive nell’Ac non tacciono il dispiacere per la parziale assenza della loro guida; ma suor Candida, pur se in modo diverso, sarà ancora presente e costituirà, fino alla fine, la vera anima dell’associazione.
La conclusione della vicenda terrena di Bianca, d’altra parte, metterà in luce uno scenario inevitabilmente modificato: l’insieme delle attività che hanno visto la luce grazie al suo operato, sono ormai destinate a durare e appaiono guidate da menti in cui il nutrimento spirituale della giovane suora resta vivo e si mostra capace di prolificare.
La donazione di se stessa con radicalità evangelica: un germe di santità?
«Voglio solo amare Gesù, ma tanto tanto». In ogni momento della sua vita, e tanti sono stati quelli non particolarmente sereni, la voce di Bianca rivolge già queste parole al cielo, piena di obbedienza, di fiducia in Dio e nel prossimo, nel quale Dio stesso si è manifestato lungo tutto il corso del suo intenso operato. Molti ostacoli sono stati segnati dalle difficili condizioni di salute e dai ricatti morali della madre, che la giovane difficilmente riusciva ad ignorare nella sua grande bontà; e, durante questi momenti, la possibilità di avvicinarsi alla vita monacale le sembrava negata. Dal 2 agosto 1929, infatti, data in cui viene aggregata alla Congregazione missionaria delle figlie di Gesù crocifisso, alla consacrazione, che avverrà il 5 agosto 1934, trascorrono cinque lunghissimi anni. Tuttavia, a Bianca non manca mai la speranza in Dio che, in qualche modo, essa stessa lo sa, la vuole per sé: «più vado avanti, più mi accorgo che non è possibile che io rimanga nel mondo». Queste parole sembrano riassumere un po’ la sua vita, così votata all’obbedienza, ma anche la sua stessa conclusione, mai temuta e anzi accettata con la serenità di chi è sicuro che sarà accolto nel seno di Dio.
Anche la morte, infatti, è un appuntamento che Bianca vuole vivere con lo stesso spirito di obbedienza, come testimoniano le sue ultime parole, rivolte al suo padre spirituale, don Vico, che le sta a fianco fino alla fine, e così riportate in un documento del parroco di Santa Teresa, don Francesco Filigheddu: «Gesù mi chiede con insistenza il sacrificio della vita ed io ho sempre voluto obbedire e chiedo il permesso di morire per obbedienza».
Alcuni giorni dopo la sua morte, lo stesso parroco di Santa Teresa, dove la giovane Bianca opera da religiosa negli anni dal 1934 al 1939, accanto alla sua attività di catechista e di educatrice Ac, ricorda le sue doti spirituali: «suor Candida [...] aveva sortito dalla natura splendidi doni [...], indole mite, un po’ timida, un cuore tutto delicatezze e sensibilità».
Qualunque sia la chiave di lettura con cui ci si accosta al diario di Bianca Pirisino, insomma, da laici o da religiosi, si nota una forza straordinaria, che va al di là dei voti di obbedienza, al di là della regola: la libertà infinita che regala l’adesione ad un progetto profondamente amato, desiderato, vissuto e l’energia che sprigiona da una vita pienamente investita da un’idea e vissuta per la sua realizzazione. Così, forse, si chiarisce il messaggio di Cabizzosu qui citato in apertura:
Clementina Gatto