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Direttore editoriale: Mario Saccomanno
A. XIX, n. 210, apr. 2025

di Simona Corrente
Una rivisitazione dell’opera shakespeariana per raccontare una realtà
fatta di violenze, di soprusi e ignoranza. Stereotipi o brutale attualità?
Una casa qualunque del Sud diventa per Saverio
L’opera che racconta questo squarcio di un Sud stereotipato è Kitsch Hamlet (Abramo editore, pp. 76, € 5,00), una commedia teatrale portata sul palcoscenico del Teatro Vascello di Roma nell’aprile del 2004 dalla compagnia teatrale di cui lo stesso
Partendo dal classico shakespeariano,
Una rappresentazione che riprende, sottolinea ed esaspera la desolazione dell’uomo contemporaneo, l’uomo-massa emblema del «degrado dei valori e il trionfo del consumismo alimentato dai falsi miti che la nostra peggiore televisione sputa ogni giorno», per citare le parole di Mariateresa Surianello che ha curato
Fotografia dei vizi umani
Protagonista della commedia, come dell’opera shakespeariana, è Amleto che nel testo di
Emblema di «bestialità», superficialità e perdita di ogni valore sono Enzo, Giuseppe e Giovanni, i fratelli carnefici, che vegetano sulle spalle della madre invalida. Sono loro a rappresentare il consumismo famelico da cui è affetta la nostra società e che la distrugge voracemente.
Infine c’è Ofelia, che tenta di abbattere il degrado socio-culturale dei tre fratelli, ma che soccombe non riuscendo ad aprire “quella” porta che la divide dall’amato Amleto. Nonostante appaia sulla scena accompagnata da una bara che raffigura la sua morte interiore, Ofelia è sicuramente il personaggio più positivo della rappresentazione: malgrado la «bestialità» del mondo, l’amore resiste e resta l’unica ragione per andare avanti e cercare di reagire al dolore.
La lingua e il degrado sociale: un invito a reagire
Una commedia che non ha né un lieto fine, né un’evoluzione. Non vi è giustizia e ogni tentativo di ribellione è vano, «l’essere e non essere restano concetti inespressi in una visione pessimistica dell’esistente», una rappresentazione teatrale più reale di quanto si possa immaginare.
Una denuncia, quella di
Simona Corrente
(www.bottegascriptamanent.it, anno II, n. 16, dicembre 2008)
Ilenia Marrapodi