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Direttore editoriale: Mario Saccomanno
A. XVIII, n. 205, nov. 2024
Le fonti della Storia:
archivi, biblioteche
e collezionisti. Ecco
un vivissimo esempio
di Luisa Grieco e Mariangela Rotili
Da un paesino di montagna un viaggio
attraverso cimeli e testimonianze di chi
ricerca e raccoglie i preziosi documenti
Spesso siamo portati a intendere
Ma non è proprio così, nel senso che a volte a questo studio “cartaceo” si possono affiancare prove tangibili, oggetti appartenuti a un tempo che fu e direttamente arrivati a noi, che ci consentono di toccare con le nostre mani il passato e, quindi,
Frammenti di qualcosa che ora non c’è più, qualcosa che è passata ma che ha lasciato segni, oggetti, documenti, giornali, foto e soprattutto memoria umana.
Se per esempio dovessimo pensare all’ultima Guerra mondiale, avvenimento non molto distante dal nostro presente, potremmo confrontarci, soltanto parlando con gli anziani del posto, con una memoria fatta non solo del racconto di avvenimenti o di vicende strettamente legate a persone, ma soprattutto di sensazioni, di paure, di fame e di sofferenze.
Le foto possono essere, come spesso avviene, un vero e proprio specchio attraverso il quale si può guardare al passato; grazie ad esse si può raccontare un mondo lontano, si può ridipingere la realtà sotto un’altra forma.
Il collezionista
Insieme allo storico, che fa il suo lavoro per professione, c’è molta gente che nutre per
Queste persone sono i collezionisti: veri e propri “patiti del mondo che ci circonda”. Essi provano a ricostruirne la storia, unendo pazientemente e minuziosamente tutti i tasselli che la compongono. Sono persone spesso preparatissime, innamorate dei loro cimeli, che non cambierebbero per niente al mondo. Le loro teche, colme di reperti storici rari, possono essere delle vere e proprie fonti per gli studiosi di storia.
Il collezionista, dopotutto, è quello che fa il “lavoro sporco”: è lui che va a cercare nelle case abbandonate, negli scatoloni delle soffitte (quando i proprietari lo lasciano entrare). È il nostro caro collezionista che guarda le cartoline, legge i documenti impolverati, distingue il timbro di un podestà da un altro, capisce l’epoca dal francobollo o dal nome di un prefetto.
Il frutto di queste ricerche sta nelle sue librerie, nelle casseforti e nelle teche: una vera e propria miniera per lo storico, alla quale attingere sapendo di non sbagliare.
Ne abbiamo incontrato uno, Michele Polisicchio di Decollatura (Cz), che ci ha raccontato la sua passione e le sue ricerche, fatte di mercatini in giro per l’Italia, di sortite nei meandri dei boschi alla ricerca degli accampamenti militari, di scambi e di lunghe preghiere per “estorcere” al proprietario del feticcio l’amato e desiderato oggetto. Questo collezionista ci racconta di amare
Allo stesso tempo il collezionismo implica una conoscenza molto approfondita della Storia. Saper inquadrare storicamente una moneta, un documento, un’arma, una mostrina, vuol dire capirne il valore, che magari un ipotetico proprietario non riesce a cogliere.
Il collezionista è anche uno storico, allora, ci verrebbe da dire. Beh, in un certo senso, sì.
Polisicchio è soprattutto appassionato della Seconda guerra mondiale: un evento che non viene per niente visto in chiave politica, ma esclusivamente storica. L’attenzione per la mente degli uomini, che all’interno di una guerra sembrano svestire i panni da esseri umani per indossare quelli da soldato, rappresenta il più alto momento per il collezionista: attraverso la ricostruzione delle vicende anche personali dei soldati (basti pensare alle lettere dal fronte, per esempio) può raccontare e ricostruire aspetti della guerra che spesso è difficile trovare nei libri.
I cimeli come prova di un altro tipo di storia
Spesso molte collezioni, seppur di grande prestigio, vengono additate come faziose o addirittura frutto di fanatismo politico: il collezionismo invece li intende come reperti storici. Simboli di morte o di repressione non perdono questo loro significato storico, ma al contrario ne acquistano un altro, quello cioè di vero e proprio “tassello storico”, che rende tangibile una parte del nostro passato.
Ogni oggetto ha la sua storia, così per esempio la banconota da cento lire, che serviva agli emigranti per comprare il biglietto per l’America: è possibile dunque ricostruire un intero evento storico, come l’emigrazione, attraverso oggetti reali, appartenuti veramente ai protagonisti.
Gli oggetti perciò parlano e raccontano un’altra Storia, come i cartelli che indicavano ai contadini di non riciclare vecchi ordigni rimasti inesplosi nei campi perché potenzialmente pericolosi: attraverso gli oggetti, insomma, è possibile ricostruire una Storia diversa, più reale di quella che conosciamo tramite i libri.
Un grazie, allora, sentiamo di esprimerlo a tutti i collezionisti, perché attraverso la loro passione è possibile rivedere e rivivere la nostra Storia.
Perché dopotutto il piacere di un collezionista è anche questo: rendere fruibile a tutti i propri cimeli, farli toccare, così che anche noi, poveri mortali, potremmo dire di aver avuto un pezzo di Storia tra le nostre mani.
Carmine De Fazio
(www.bottegascriptamanent.it, anno II, n. 16, dicembre 2008)
Elisa Guglielmi, Ilenia Marrapodi