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A. XVIII, n. 205, nov. 2024
Roma del ’700:
l’Inquisizione,
i Lumi, l’Indice
di Francesca Molinaro
Edito da Barbera: un arcano
tra le pagine dei libri proibiti,
nei sotterranei della capitale
Sin da tempi antichi Roma è sempre stata meta turistica. Milioni di persone hanno invaso la città in tutti i periodi dell’anno per visitarne strade, monumenti, musei e opere. Ma nel 1772, il giovane e promettente artista svizzero, Heinrich Füssli, decide di visitare la capitale italiana da un punto di vista insolito, i suoi sotterranei. Spinto dal sacro fuoco dell’arte si affida a una guida locale di nome Antonino, noto per essere un profondo conoscitore dei famigerati quanto misteriosi labirinti romani. Ben presto, però, il viaggio da sogno di Füssli si trasforma in un incubo senza fine. Catturato da una singolare “corte dei miracoli” che abita il sottosuolo, dovrà ricorrere a tutto il suo buon senso per non perdere la ragione e la vita. Questa, in sintesi, la premessa delle prime pagine del romanzo La setta delle catacombe (Barbera editore, pp. 222, € 15,50) di Nicola Fantini.
Alla ricerca tra passato e presente
La narrazione parte nel 1772, ma si sposta, con una serie di continui flashback, sino al 1768, anno in cui il maestro di Füssli, il famoso archeologo e storico dell’arte Johann Joachim Winckelmann, muore.
Egli, ingannato dalla guida romana, viene presto catturato nei cunicoli sotterranei in cui era convinto di effettuare serenamente le sue ricerche artistiche. Ben presto si trova prigioniero in un mondo a lui sconosciuto, popolato da nani ed esseri alquanto singolari, coordinati da Tomaso, un uomo privo della vista ma sorprendentemente agile e furbo. Sarà proprio Tomaso a guidare Füssli indietro nel tempo, fino al 1768, raccontandogli le vere cause della morte di Winckelmann. Il racconto è un continuo alternarsi di episodi ambientati nel presente e nel passato, ogni capitolo ha una posizione temporale ben precisa, in un avvicendarsi di eventi che si intrecciano nel tempo e nello spazio, spostandosi da Roma, a Trieste, a Monaco.
In questo modo l’angoscia del povero artista è fomentata dalle terribili cose raccontate da Tomaso e da quelle che avvengono nei sotterranei in cui è prigioniero, tra orge, baccanali e sordide mascherate. Un alone di mistero avvolge un altro personaggio della storia, colei che viene chiamata dagli abitanti del sottosuolo la «commendatrice», una bellissima quanto spietata donna che sembra essere la vera artefice dell’incubo che il giovane Füssli sta vivendo, e non solo del suo.
Il secolo dei “Lumi”
Nonostante la storia sia un continuo avanti e indietro nel tempo, ci si muove sempre nel Settecento, il secolo dell’Illuminismo, una corrente di pensiero in cui l’uomo riscopre il valore della ragione, del pensiero razionale e tenta di liberarsi dai pesanti vincoli delle religioni rivelate. Allo stesso tempo però, il Settecento è un secolo lacerato dalle terribili torture dell’Inquisizione e dall’Indice dei libri proibiti. Quest’ultimo fu creato sotto Paolo IV, nel 1559, per mano della Congregazione della sacra romana e universale Inquisizione; era un elenco di pubblicazioni proibite dalla Chiesa in quanto i loro contenuti erano ritenuti pericolosi per la fermezza della fede e della morale religiosa. Il temibile tribunale dell’Inquisizione si occupava di “scovare”, giudicare e punire, spesso mediante torture, chiunque detenesse uno o più libri dell’Indice proibito. Nel libro di Fantini tale l’Indice è il filo conduttore di una serie di omicidi, un filo che arriva fin dentro le catacombe di Roma, dove si trova lo svizzero Füssli.
Passato e presente vengono raccontati in parallelo per dimostrare che la verità non è mai univoca, ma sempre relativa. Non esiste una sola versione della storia, così come dimostra la confraternita che abita i sottosuoli romani, perché racconta all’artista svizzero una verità celata, marcia, ma forse più vera di quella presente in superficie. Come afferma il protagonista nell’epilogo: «Perché sarà pur vero che la nostra epoca veniva pomposamente chiamata “età dei lumi”, ma la tanto sbandierata “luce della ragione” nascondeva molte ombre – se non addirittura fosche tenebre – e alla resa dei conti si è rivelata un bel fioco lumicino: con il lugubre zac! della ghigliottina a far da musica di sottofondo».
Il Settecento vide la luce ricca di buone intenzioni, schiarendo le ombre dell’oppressione religiosa con la luce della razionalità umana, ma ben presto i nobili ideali di molti si trasformarono nella sanguinosa sete di potere di pochi, basti pensare alla Rivoluzione francese e al “periodo del terrore” che ne fu l’inevitabile conseguenza. Fede o ragione? Giusto o sbagliato? Ancora una volta la verità assoluta è impossibile da raggiungere: «la verità dei fatti non è mai decifrabile frontalmente: i disegni occulti che reggono le trame della vita di ciascuno si rivelano solo se l’occhio di chi osserva si pone un po’ di sbieco».
Francesca Molinaro
(www.bottegascriptamanent.it, anno II, n. 16, dicembre 2008)
Elisa Guglielmi, Ilenia Marrapodi