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Anno II, n° 14 - Ottobre 2008
La Grafologia alla scoperta dei segreti dell’anima
di Annalice Furfari
Il saggio edito da Magi offre l’opportunità di avere un primo approccio
con la disciplina psicologica che si occupa di interpretare la scrittura
La scienza che tenta di decifrare le indecifrabili sfaccettature della psiche umana. Questa è la Grafologia, disciplina psicologica scandagliata nel libro di Maria Luisa Ferrea e Jeanne Rossi Lecerf, intitolato La scrittura parla. Conoscersi con la grafologia (Edizioni Magi, pp. 192, € 18,00). Si tratta di un breve saggio scritto da due addette ai lavori, con l’obiettivo di divulgare conoscenze ben precise su un settore delle scienze umane troppo spesso frainteso, a causa della sua recente origine. Non dobbiamo, però, pensare di trovarci di fronte a uno dei molteplici manuali specialistici pubblicati da svariati studiosi e destinati a un pubblico di soli esperti. Infatti, l’intento principe delle autrici è quello di raggiungere una vasta cerchia di lettori dalle competenze eterogenee. Pertanto, il libro si rivolge anche e soprattutto ai dilettanti, a coloro che desiderano approcciarsi per la prima volta al mondo affascinante e misterioso della grafologia, per semplice curiosità o per autentica passione.
Cos’è la grafologia? Definizione, storia, scuole, obiettivi
La Grafologia è quella disciplina scientifica che si prefigge di individuare le caratteristiche della personalità di un soggetto nei suoi aspetti intellettivi, temperamentali e relazionali, attraverso l’interpretazione della sua scrittura e, più in generale, della sua attività grafica spontanea.
Il presupposto fondamentale da cui prende avvio questa branca della psicologia è, come ci spiegano le autrici, che «la scrittura manuale non è un semplice strumento di trascrizione del linguaggio; è anche una forma espressiva ricca di significato. Essa è il riflesso della vita di una persona, delle sue relazioni con gli altri, del suo vissuto, delle sue aspettative». Gli studiosi sono giunti a tali considerazioni in relazione al dato di fatto secondo cui la scrittura, superate le fasi dell’apprendimento, diventa un processo automatico, risultato delle risposte motorie agli stimoli neuronali. Tali reazioni comportamentali non possono essere che uniche in ciascun essere umano: ecco perché è possibile interpretare l’attività scrittoria ai fini della descrizione della personalità individuale.
La Grafologia rientra nell’ambito della psicologia diagnostica, in quanto studia singoli casi particolari e non questioni generali. Il suo oggetto di analisi è «l’uomo in concreto e non l’uomo in astratto».
Camillo Baldi, letterato bolognese, nonché professore di logica e filosofia, è considerato il precursore della grafologia, dal momento che, nel 1622, pubblicò un saggio intitolato Trattato su come da una lettera missiva si conoscano la natura e la qualità dello scrittore. Ma bisognerà attendere il XX secolo perché l’attività di interpretazione della scrittura possa acquisire uno statuto di scientificità diffusamente riconosciuto. Questo ritardo è determinato principalmente dalle difficoltà culturali che la stessa psicologia ha incontrato per potersi affermare. A ogni modo, vi è notizia che persino in tempi remoti si esercitassero simili pratiche. Pare, infatti, che dall’India meridionale lo studio della scrittura si fosse diffuso in Cina, per approdare, intorno al
I metodi moderni di indagine grafologica sono nati tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento in Francia, Germania, Svizzera e Italia. Ancora oggi persistono differenti scuole di pensiero, che impiegano linguaggi e procedimenti interpretativi contrapposti, privilegiando lo studio di determinati aspetti della scrittura e, in conseguenza, della personalità umana.
La scuola francese è la prima ad avere impiegato, nel 1875 con l’abate Jean Hippolyte Michon, il termine “grafologia”, unendo le due parole greche “graphé” (che significa “scrivere”) e “logos” (cioè “studio”). Ma la voce più autorevole della scuola francese è Jule Crépieux-Jamin (1859-1940), il quale fonda
Il leader della grafologia tedesca è Ludwig Klages (1872-1956), fondatore dell’Istituto per lo studio della psicologia caratterologica. Egli sostiene che l’aspetto fondamentale della scrittura è il ritmo, inteso come movimento che esprime il “livello di pienezza vitale”, vale a dire l’individualità e l’originalità del soggetto.
Il caposcuola della grafologia svizzera è Max Pulver (1890-1953), il quale indaga e sviluppa il significato del simbolismo nella scrittura, sia nel senso della direzione che in quello dello spazio. Egli privilegia una prospettiva d’ispirazione psicoanalitica, esplicando che il foglio rappresenta l’ambiente in cui lo scrivente simbolicamente si muove e chiarendo che il tracciato grafico di un soggetto subisce un’attrazione verso quattro poli differenti, i vettori destro-sinistro e superiore-inferiore, ai quali vengono associati valenze contrapposte.
Il francescano Padre Girolamo Moretti (1879-1963) è il fondatore della grafologia italiana, sostenitore della teoria secondo cui l’interpretazione della scrittura è in grado di rivelare anche le qualità morali, oltre che psicologiche, di un individuo. I punti fondamentali del sistema grafologico morettiano sono: il “simbolismo relazionale”, la “grafometria” e la “semiologia segnica”, basata su quattro temperamenti (assalto, cessione, resistenza e attesa). Lo studioso, inoltre, «valorizza l’armonia della persona dal punto di vista affettivo-relazionale». A differenza della francese, la scuola italiana ha come caposaldo l’univocità della corrispondenza segno-carattere e punta «all’individuazione dei segni dominanti, in base alla loro frequenza e intensità e alla presenza di altri segni “convergenti”».
Tuttavia, come ci assicurano le autrici, la presenza di scuole grafologiche differenti non comporta il disaccordo sulle concezioni di fondo. I vari metodi, infatti, conducono a conclusioni omogenee. È, pertanto, «difficile che una stessa scrittura venga valutata da diversi grafologi in modo opposto». Inoltre, «i vari indirizzi, pur nella peculiarità della loro impostazione, hanno tutti lo stesso obiettivo: estrapolare le caratteristiche della scrittura più significative ai fini interpretativi e cogliere le loro interdipendenze reciproche al fine di arrivare a comporre il quadro della personalità dello scrivente».
Per attrarre i non esperti, un test divertente da somministrare al lettore
Ferrea (laureata in Architettura, grafologa diplomata all’Università “Lumsa” di Roma e autrice del volume intitolato Segni come disegni. Un approccio alla grafologia attraverso le immagini dell’arte) e Lecerf (formatasi nel settore socio-assistenziale, diplomata grafologa presso
Nella seconda parte del libro, il lettore viene introdotto all’interpretazione psicologica, mediante il sussidio di esempi di scritture associate a sintetici profili di personalità. Qui vengono analizzati i principali tratti del carattere individuale (per esempio, l’aggressività, la timidezza, l’estroversione, l’introversione, l’equilibrio, il nervosismo, l’ansietà, la lucidità, la sicurezza, l’insicurezza, l’autonomia, la dipendenza, la praticità, l’idealismo, l’attività, la pigrizia, la sensibilità, la freddezza e così via), il rispecchiamento dello stile di vita del soggetto nella sua modalità scrittoria, le trasformazioni e l’evoluzione delle forme di scrittura nelle diverse fasi della vita (da quelle biologiche a quelle umorali e psichiche), la corrispondenza tra identità esteriore e interiore dell’individuo, il grado di stabilità del suo equilibrio psichico, l’assoluta unicità delle scritture personali.
Le autrici concludono le loro considerazioni esponendo i compiti, le funzioni e gli obiettivi dei grafologi. In sintesi, per quali ragioni dovremmo richiedere la consulenza di un esperto di grafo-analisi? La risposta è presto data: per ottenere una migliore conoscenza di noi stessi, che ci aiuti a metterci in discussione, a comprendere più a fondo le nostre contraddizioni, le motivazioni inconsce degli atti individuali, i disagi interiori e i bisogni più autentici e inespressi. Il grafologo può aiutarci a sviluppare al meglio le nostre risorse e a incanalare le nostre energie verso gli scopi che realmente ci siamo prefissi. Insomma, lo studioso di grafo-analisi può spingerci a entrare in contatto con la nostra vera essenza.
Il merito delle due autrici è sicuramente quello di impiegare un linguaggio, delle modalità e uno stile briosi, semplici e immediati, con l’obiettivo di divulgare nozioni scientifiche presso il pubblico di non esperti. Tuttavia, il saggio presenta un vistoso difetto: nell’accostare i profili di personalità agli esempi di scritture, manca l’esplicazione delle motivazioni tecniche che hanno spinto le studiose a formulare le loro interpretazioni psicologiche. Così facendo, la trattazione sarebbe stata meno semplicistica e i lettori sarebbero stati resi più profondamente consapevoli dei misteri della scienza chiamata Grafologia.
Annalice Furfari
(www.bottegascriptamanent.it, anno II, n. 14, ottobre 2008)