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Anno II, n° 14 - Ottobre 2008
Smarrire l’ombra, sentirsi persi:
il piacevole romanzo ai confini
dell’assurdo di Sharo Gambino
di Anna Picci
Un testo edito da La Mongolfiera
narra di un uomo e del suo scrittore
Il tema della perdita dell’ombra ricorre spesso nella letteratura e nella cinematografia. È lo stesso autore, Sharo Gambino, a sottolinearlo nelle pagine di questo breve e godibilissimo romanzo, L’ombra sua torna, edito da
Curiosamente l’uomo senza ombra si ritrova affianco un aspirante scrittore che, attratto dallo strano caso, “diventa la sua ombra”, accompagnandolo in un vortice d’avventure, vere o presunte, materiale per il suo futuro romanzo.
L’assurda ricerca di un’ombra rapita
Una domenica mattina qualunque, un uomo qualunque esce di casa e si ritrova senza più l’ombra. Dopo l’iniziale sgomento, riceve il biglietto di una sedicente organizzazione malavitosa no profit, che dichiara di aver rapito la sua ombra e richiede un esiguo riscatto. Accompagnato dallo “scrittore”, capitato chissà come nella sua vita, l’uomo senza ombra cerca di raggiungere il luogo concordato per l’appuntamento, ma ogni volta qualche imprevisto lo blocca, allontanandolo dalla felice risoluzione della sua ventura. A questo punto è l’aspirante scrittore che diventa il protagonista della vicenda: inventa storie assurde solo per passare il tempo, spara contro il sosia di Hitler, si ritrova in Paradiso al cospetto di San Pietro, precipita nella dimora dei baroni Morbidelli e narra loro, novello Ulisse al cospetto di Nausicaa, le vicende che lo hanno visto protagonista insieme all’uomo senza ombra.
In una società vuota di valori e povera di contenuti, lo “scrittore” intravede in questa bizzarra storia un modo per il suo personale riscatto. La celebrità, fatta d’ospitate nei salotti televisivi, è a portata di mano, ma non ha fatto i conti con il vero proprietario della vicenda, che, scoperto il suo gioco, si ribella e si riappropria di ciò che è suo, rivelando, ad uno stupito e divertito lettore, la verità sulla sua ombra scomparsa.
Il gioco del “se fosse”
Gambino sembra aver voluto prendere un po’ in giro il suo “bel lettore”, troppo preso da argomenti seri e occupato a dimostrare bravura e intelligenza, proponendogli un divertente testo, che appare come un sogno dai contorni sfumati, ma che cattura da subito la sua attenzione, facendogli pensare di essere capitato in uno strano gioco, in una girandola di personaggi da circo. Basti pensare alla baronessa Gisella Morbilli, nata Fiordaliso, e alla sua abbondante e allegra corpulenza, oppure alla folla di personaggi radunata in Piazza del Popolo a Roma, ognuno con lo scopo di riprendere ciò che gli è stato sottratto, o ancora alla storia di Federico Urbani che ha smarrito la sua immagine e non riesce a guardarsi allo specchio. Se questo romanzo fosse un film, sarebbe di certo un’opera di Fellini, è facile infatti proporre un paragone tra il mondo onirico, favoloso e illogico del regista riminese e l’universo dai risvolti surreali e fantasiosi del nostro autore.
“Cumannari”, racconto breve sulla nascita del potere e della religione
In coda al romanzo si trova un breve racconto, pregno di significato e di dotti parallelismi, dall’emblematico titolo Cumannari, comandare. Si narrano le vicende di due fratelli-cugini, concepiti nel medesimo momento da due gemelle concupite ingannevolmente dal diavolo. Satrapo, pigro e prepotente, si accorge che con la forza può ottenere tutto ciò che gli serve e genera così il potere; suo fratello Basilio, intelligente e furbo, carpito il segreto della bellezza del potere (“Cumannari è megghiu ca fùttiri”), dà vita alla religione, creando nell’uomo la paura di colui che è nell’alto e che tutto può e tutto vede. Così gli uomini finiscono col credere in un dio forte e vendicativo e si lasciano soggiogare senza ribellioni da Basilio, fino ad acconsentire all’abominio, il sacrificio di una tredicenne, episodio che ricalca in molti particolari il mito greco d’Ifigenia.
I due principali motivi d’odio e di guerra esistenti tra gli uomini, potere e religione, sono dunque creati dal nulla da due esseri, figli del demonio, e lasciati in eredità alla propria prole, quasi a voler segnare un destino ineluttabile di guerre fratricide nel genere umano.
Anna Picci
(www.bottegascriptamanent.it, anno II, n. 10, ottobre 2008)
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