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Home Page (a cura di Tiziana Selvaggi) . Anno I, n° 1 - Settembre 2007

Zoom immagine Se il dramma
del coma dà
una speranza

di Roberta Santoro
La forza di prendere in mano
la propria vita e di dar fiducia,
in un volume della Pellegrini


La tragedia di una famiglia, un’infanzia spezzata che si condensa nell’atroce mattina del 9 novembre 1992, quando uno spensierato bambino perde ogni sprazzo della sua ancora acerba vita ed è costretto così, Un giorno di dicembre (Luigi Pellegrini Editore, pp. 160, € 12,00), a riappropriarsi di tutto ciò che un’emorragia cerebrale quel maledetto novembre gli ha tolto. Questo, che ci accingiamo a proporvi, potrebbe essere il compendio del libro autobiografico di Gianluca Sciortino. Paure, angosce, desideri che trovano nel testo una valvola di sfogo, un punto di snodo cruciale su cui, l’oramai ragazzo, riesce a mettere nero su bianco la sua vita prima e dopo il coma, dovuto ad una gravissima emorragia cerebrale. È un attimo, eppure tutto cambia. La vita è sempre la stessa, la sua famiglia è sempre la stessa e lui ha sempre 10 anni, ma qualcosa è cambiato, si è rotto, ha preso altre vie, vie nuove, inaspettate, che ti lasciano completamente stravolto rispetto a come ti hanno trovato, sicuramente non incolume!

 

Quel giorno di dicembre…

Le parole che guidano il giovane autore, nel suo flusso di coscienza, sono certamente piene di amarezza, ma tuttora ancorate a quella sua infanzia non pienamente vissuta. È come se il tempo si fosse fermato a quegli anni, ai suoi 10 anni, come se tale esperienza nefasta avesse ibernato i suoi pensieri e questi si fossero scongelati ora, nel momento in cui che vengono esternati.

Il libro è diviso in due parti. Nella prima l’autore parla delle novità che circondarono quell’anno, così importanti per la sua giovane età: l’inizio della scuola media, la sua squadra di calcio che passa agli esordienti B e la sua prima vera partita. Da qui in poi iniziano i suoi ricordi del coma, le sensazioni che ha provato in quei momenti di smarrimento, in cui non percepiva il suo corpo, era aria e saliva leggera verso uno spazio luminoso. «Più mi avvicinavo a quella luce, più la sensazione di smarrimento diminuiva e con essa anche la paura e l’angoscia per aver perso me stesso. Avere un punto di riferimento verso cui dirigermi mi dava la sensazione di essermi ritrovato e ciò mi dava tranquillità», leggiamo nel testo. 

E poi, la porta della rianimazione, una soglia inviolabile, come il limite che separa la vita dalla morte. Sono giorni di dolore, inquietudine, per chi si trova al di qua di questa e può percepire solo blande movenze di chi si ritrova al di là ed a stento riconosce se stesso.Ma finalmente quel fatidico giorno di dicembre Gianluca si risveglia. Il suo viaggio però lo porta un po’ più lontano rispetto a questo primo sprazzo di serenità. Anzi, si può dire che quello fu solo il principio del lungo calvario che gli toccò affrontare una volta abbandonata la tenue luce del coma ed essere ripiombato nel dolore cruento che proveniva da quel corpo ormai estraneo.

La seconda parte del libro ci fa conoscere le modalità attraverso le quali l’autore si è riappropriato della sua vita, ma soprattutto la presa di coscienza che poteva ancora valere la pena vivere. Inizia tutto con un traumatico rientro a scuola che gli permette di conoscere il suo docente di Inglese, ed in maniera inaspettata fra i due nasce una bella amicizia e anche un rapporto professionale, poiché iniziano a suonare assieme e a comporre canzoni. Da qui in poi Gianluca inizia, sicuramente con qualche difficoltà, ad essere di nuovo padrone di se stesso.

 

Un miracoloso risveglio

Il caso Sciortino fu molto seguito, in quegli anni, dalla stampa e dalla televisione italiana, per il prodigioso recupero che seguì il suo coma, ma soprattutto per le modalità con cui avvenne il suo risveglio. Infatti, pochi giorni prima di Natale, la madre, fece sentire a Gianluca, ancora in coma, una cassetta di Antonello Venditti, e sulle prime note del ritornello “Dimmelo tu cos’è” Gianluca, improvvisamente, iniziò a cantarne una parte. I giornali parlarono subito di miracolo.

Antonello Venditti è una figura effettivamente presente nella vita del ragazzo, infatti, grazie al lavoro del padre che essendo un impresario teatrale aveva da poco concluso una tournèe dell’artista, Venditti andò spesso a trovare Gianluca durante la sua degenza in ospedale, e fu proprio lui a proporre per primo ai genitori un metodo di cura alternativo sul suo cervello, e non invasivo.

 In questi anni Gianluca ha partecipato a molti programmi televisivi: Medicina 33, Elisir, Porta a Porta, Domenica In, La vita in diretta, Misteri, I fatti vostri, e tanti altri. Il suo intervento a queste trasmissioni ha permesso a molta gente, che si trova a vivere lo stesso problema, di trovare in Gianluca e nella sua prodigiosa storia un punto d’appoggio e un brandello di speranza nell’interminabile incubo del coma. Tale suo proposito ha trovato attuazione nell’Associazione “Rivivere”, da lui fondata proprio per mettere a disposizione la sua esperienza volta ad aiutare tanta gente ad uscire dal buio del coma.

Inoltre, in autunno, la sua vicenda diventerà il soggetto del film tv Non ti lascerò morire, realizzato da Rai Uno con la partecipazione dell’attrice Isabella Ferrari.

 

Roberta Santoro

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno I, n. 1, settembre 2007)
Collaboratori di redazione:
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