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Anno II, n° 14 - Ottobre 2008
Messina, ricchissima città
di storia, inaugura la collana
Le città della Sicilia: saggi
di studio politicoeconomico
di Guglielmo Colombero
La Rubbettino, con la Banca popolare
di Crotone, apre un nuovo progetto
Con il volume Messina. Storia Cultura Economia (Rubbettino, pp. 366, € 45,00), frutto di un’interessante collaborazione tra
Il curatore Mazza nella sua appassionata introduzione alla parte riguardante il Passato osserva che Messina, per secoli, ha conservato l’impronta di «città dei mercanti stranieri e del mercato della seta», con una casta dominante tenacemente «bottegaia e marinaia, chiusa nel suo “particolare”». Un’interessante chiave di lettura, la sua, che ci fa intravedere una continuità, attraverso diverse stagioni epocali, di strategie «aggregative e difensive» mirate alla conservazione di un certo status quo politico, economico e sociale.
Nel capitolo iniziale, L’età greca e romana,
Nel
Le vicende di Messina nei cosiddetti “secoli bui” sono ricostruite da Catalioto in Il Medioevo: economia, politica e società. Dopo Vandali, Goti e Bizantini, nell’843 iniziano duecento anni di predominio arabo, terminato con la conquista normanna del 1060: segue la dominazione sveva, poi quella angioina e infine aragonese. Messina diventa un crocevia cosmopolita per le rotte del grano (il petrolio dell’epoca) e attira le repubbliche marinare medievali, Genova, Amalfi e in seguito anche Venezia. Le libertates mercantili e i privilegi ecclesiastici cozzano contro il centralismo dispotico di Federico II di Svevia e, dopo la rivolta dei Vespri del 1282, la città è dominata dalle baronie feudali. Nel XV secolo la cultura cittadina trova due esponenti di spicco nel famoso pittore Antonello da Messina e nel filologo greco Costantino Lascaris. Alle élite feudali si contrappone un nascente patriziato urbano, formato anche da notai, artigiani ricchi e persino artisti di fama come Antonello.
In L’ingresso nella modernità: da Ferdinando il Cattolico al terremoto del 1783, Bottari prende le mosse dalla caduta di Costantinopoli nel 1453, che arricchisce Messina con un flusso di intellettuali e artisti bizantini esuli, al punto da farle meritare l’appellativo di “Seconda Atene”. Emblematica del Rinascimento messinese è la figura di Francesco Maurolico, poliedrico genio leonardesco. Sotto lo scettro di Ferdinando il Cattolico, alle soglie della scoperta del Nuovo Mondo, approdano a Messina sia il fiscalismo ispanico che
Dal Settecento “nero” al Risorgimento, in bilico tra Sicilia e Continente
Nel capitolo Un “lungo Ottocento” 1783-1908 della D’Angelo, il «Settecento “nero”» di Messina (epidemie e carestie) tocca il culmine con il terremoto del 5 febbraio
Dal Fascismo minoritario all’egemonia della Dc
Fausto Cozzetto introduce dunque la seconda parte del libro, dedicata al Presente, e sottolinea la figura prestigiosa del ministro degli esteri Gaetano Martino, precursore degli ideali europeisti nel Secondo dopoguerra, il quale ottenne, per la sua amata Messina, che fosse sede di un’importante conferenza dei futuri paesi fondatori dell’Unione europea nel 1955.
Nel capitolo intitolato La vita politica e amministrativa del Primo dopoguerra ad oggi, di Grisolia, Pontieri e Scalercio, la prima immagine che emerge è quella, per usare le parole dello scrittore Guido Ghersi, di «una città crollata in pochi secondi, come i castelli che i ragazzi fanno con le carte», ulteriormente violentata dagli sventramenti del discusso piano di ricostruzione firmato da Luigi Borzì. Qui l’iconografia prevalente è quella desolata e spettrale dei baraccamenti, tra i quali, al termine della Grande guerra, irrompe l’ondata furiosa del combattentismo, anche se il “Fascio” non attecchisce, restando politicamente minoritario e aggrappato all’efficacia intimidatoria della violenza squadrista. Il movimento del “soldino” contro i licenziamenti politici (così appellato perché gli antifascisti si misero all’occhiello le monete con l’effige del re Vittorio Emanuele III) è l’ultima vampata libertaria, prima del sodalizio tra il raffinato monsignor Angelo Paino e Mussolini: quest’ultimo fa molte concessioni al religioso, ma nell’ottica di conquistare l’appoggio della chiesa locale (aspetto di quella strategia globale che culminerà nei Patti lateranensi del 1929). Intrinsecamente debole, il fascismo perolitano guadagna un certo consenso con il rilancio delle opere pubbliche e celebra l’apoteosi del dittatore il 10 agosto 1937, quando
L’immensa cicatrice del terremoto che attraversa due generazioni
La metamorfosi socioconomica nel XX secolo, di Musolino e Perna, prende spunto dai colori e dai profumi tipicamente levantini – l’essenza dei bergamotti coltivati nel messinese, esportata in tutta Europa, serpeggiante nel verde brillante e nel giallo limone dei primi manifesti pubblicitari – per poi sfumare nel malinconico grigio seppia delle immagini di maestosi edifici del primo Novecento cancellati dall’apocalisse del 28 dicembre 1908. La cronistoria dei due studiosi passa attraverso la singolare alleanza fra “Fascio” ed “Altare” su cui, negli anni Trenta, si innestò la ricostruzione (ma anche una massiccia emigrazione verso le colonie africane per sfuggire a una miseria endemica), vanificata un decennio più tardi, nei mesi allucinanti del 1943, dagli accaniti bombardamenti aerei angloamericani che rasero al suolo due terzi di quanto era stato faticosamente riedificato. Ma la straordinaria vitalità del popolo messinese non resta accasciata da questa tremenda concatenazione di sciagure lungo la prima metà del XX secolo, e sullo slancio della seconda ricostruzione si gettano i primi semi della futura Unione europea con la citata conferenza del 1995 e sfrecciano i primi modelli di aliscafi, concepiti proprio allora nei cantieri della città.
Le potenzialità turistiche e le recenti turbolenze
Il panorama attuale rimane denso di luci e ombre, dopo decenni di «terziarizzazione accelerata», di assistenzialismo improduttivo e di proliferazione incontrollata della burocrazia periferica come unica fonte di occupazione (i posti di lavoro nella pubblica amministrazione, in un trentennio, passano dal 18 al 44% del totale). Se il crudo dato statistico ci informa che sei giovani messinesi su dieci non hanno un lavoro, e la metà di loro sono laureati, d’altro canto nuovi fermenti vitali sembrano agitare la città. Luoghi incantevoli come il Parco “Horcynus Orca”, mai adeguatamente sfruttati finora sotto il profilo turistico, stanno finalmente riscuotendo l’attenzione che meritano, insieme ad altre perle ambientali come la suggestiva Torre degli Inglesi e il Parco regionale dei Nebrodi, mentre è in costante aumento l’afflusso dei croceristi diretti alle Eolie o a Taormina che fanno tappa nello Stretto. E su questo sfondo in movimento incombe la titanica chimera del Ponte su di esso, innumerevoli volte progettato e mai realizzato. Una realizzazione che, in verità, gli autori non vedono con gran favore.
Messina come epicentro di una futura California italiana del turismo mediterraneo? Ci sarebbe veramente da augurarselo, viste le enormi potenzialità naturali di cui dispone questa magica città sospesa tra Mare, Terra e Cielo.
Un volume di tale pregio, come ci sentiamo di definirlo, necessita, però anche e soprattutto, oltre che di esperti studiosi, anche di una redazione preparata ed efficiente: così è stato, grazie ad Alessandra Torchia (che ha effettuato il coordinamento generale), Maria Assunta De Fazio (che ha gestito la revisione editing e l’impaginazione), Ylenia Fazzio (che ha soprattutto redatto l’Indice dei nomi) e Maria Teresa Fontana (che ha curato la ricerca iconografica e le didascalie). Marco Lo Curzio si è occupato, infine, dell’interpretazione iconografica della città producendo una serie di splendide fotografie.
Non si tratta di un apporto di poco conto. Anzi. È proprio tramite questi interventi redazionali che un testo scientifico può diventare, come è poi diventato, un testo di ampia divulgazione adatto – quindi – al vasto pubblico anche dei non specialisti. Ciò lo si nota, oltre che dalla cura che viene data agli Indici, anche e soprattutto dal felicissimo rapporto foto/testi che fornisce l’opportunità al lettore di effettuare un percorso integrativo (e, magari, addirittura alternativo) alla lettura tradizionale.
Per certi aspetti l’impatto visivo diventa addirittura un handicap per il volume: se non ci fosse l’ingente apparato di note (spesso di natura archivistica) a farci comprendere, anche a primo occhio, che si tratta di un testo scientifico, potrebbe sembrare solo un bellissimo libro. Uno di quei tanti, magari, che le banche producono e che, a causa appunto della vacuità dei contenuti, nessuno legge… E invece no. Si tratta di un volume tanto “pesante” nella scientificità quanto leggibile nell’impostazione.
Le tappe future di questa originale analisi delle città? Dopo la menzionata Catania, si torna in Calabria: Soverato sarà la prima perla che andrà a rimpinguare la vecchia collana; seguirà Siderno (ove
Guglielmo Colombero
(www.bottegascriptamanent.it, anno II, n. 14, ottobre 2008)