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Anno II, n° 11 - Luglio 2008
In tempi di esasperazione, il concetto di nazione
di Andrea Vulpitta
In un testo edito da Rubbettino la storia di un’idea: la nazione, termine
complesso che vede, tra gli storici, diverse teorie e diverse definizioni
Lo studio dell’idea di nazione, fino ai primi anni del XX secolo, ha avuto attenzione esclusivamente da parte di studiosi e uomini politici che ne hanno fatto uno strumento di propaganda politica e vissuto l’approfondimento in chiave fortemente ideologica. Da quel periodo in poi è cambiato il sentire delle popolazioni con l’espansione del nazionalismo come ideologia e fenomeno politico di massa. I contributi, a partire da allora, sono tantissimi e in questo saggio (La nazione. Storia di un’idea, Rubbettino pp. 184, € 9,00), l’autore Anthony D. Smith, studioso del fenomeno dell’etnicità del nazionalismo e delle origini delle nazioni, cerca di delineare un quadro delle diverse opinioni e teorie in campo mettendo ordine in un fenomeno oggi particolarmente sentito, in quanto, purtroppo, spinte nazionalistiche da parte delle comunità e freni alle stesse da parte degli stati, sono ancora fonti di conflitti e di altissime tensioni tra popoli di diversa etnia. Lo studio di questi fenomeni, secondo l’autore, è incentrato su tre temi:
1) natura e origine della nazione e del nazionalismo;
2) antichità e modernità della nazione e del nazionalismo;
3) ruolo delle nazioni e del nazionalismo nel cambiamento sociale, in epoca storica ma soprattutto recente.
Nazioni e nazionalismo: interpretazioni prevalenti
In questo contesto è possibile la descrizione di quattro grandi visioni: primordialista, perennista, modernista ed etnosimbolica. Per meglio comprendere la materia certamente complessa, l’autore ci semplifica anche le varie definizioni in campo: «con nazione si indica una popolazione umana provvista di nome che occupa un territorio o una madrepatria storici e condivide miti e memorie, una cultura pubblica di massa, una singola economia, diritti e doveri comuni per tutti i membri». Con «nazionalismo un movimento ideologico per il raggiungimento e il mantenimento dell’autonomia, dell’unità e dell’identità nell’interesse di una popolazione che, secondo il giudizio di alcuni suoi membri, costituisce una “nazione” potenziale o reale».
Con il termine primordialismo si attribuisce un ruolo importante alla consanguineità, alla discendenza, al linguaggio, fattori che danno origine a quel senso di appartenenza che è la base per lo sviluppo delle nazioni e del nazionalismo. Per queste caratteristiche si può affermare che le nazioni primordiali «esistono nella natura prima ancora della storia». Dopo essersi addentrato nell’illustrazione delle varie tesi, l’autore si domanda: «che attinenza hanno questi dibattiti squisitamente ottocenteschi con il contesto profondamente mutato della fine del XX secolo?» Certo dopo
I modernisti sostengono: «gli stati-nazione sono moderni così come le identità nazionali, anzi sono addirittura il prodotto della modernità». Questa teoria fa risalire al Trattato di Westfalia, ovvero al 1648, le origini del sistema europeo degli stati-nazione successivamente esteso nel mondo attraverso il colonialismo.
Altra categoria di studiosi rappresenta il movimento perennista che sostiene, a seconda dello studio, due teorie: una, il “perennismo continuo”, afferma che le radici delle attuali nazioni siano antiche anche di millenni; l’altra, il “perennismo ricorrente”, considera la nazione come un’associazione umana che è sempre narrata nella storia e quindi ricorrente.
Etnie e nazioni non sempre coincidenti
Ulteriore interpretazione di nazione e nazionalismo è quella etno-simbolica, che sostiene l’esistenza di un legame tra nazione e nazionalismo moderni a identità culturali e condivisioni collettive precedenti. Questa teoria, alla quale Smith afferma di appartenere, sottolinea l’importanza tra il passato, in particolare etnico, e il presente di una nazione. Quando si parla di etnie l’autore specifica che intende riferirsi a: «popolazione umana provvista di nome, con miti di ascendenza comune, memorie storiche condivise, uno o più elementi di cultura comune, un legame con la madrepatria, e un certo grado di solidarietà, almeno tra le élite». E lo scrittore spiega come non sia necessario per le etnie, diversamente che nel caso della nazione, avere una madrepatria; è per questo che in una nazione è facile anche ritrovare e distinguere diverse etnie.
In conclusione, Smith sostiene che l’approccio etno-simbolico spiega il potere che alcune nazioni hanno sui loro abitanti e consente allo studioso di valutare la forza del nazionalismo riconoscendo i fenomeni dei miti, delle memorie, delle tradizioni e dei simboli.
Andrea Vulpitta
(www.bottegascriptamanent.it, anno II, n 11, luglio 2008)