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Anno II, n° 11 - Luglio 2008
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Biografie (a cura di Luisa Grieco e Mariangela Rotili) . Anno II, n° 11 - Luglio 2008

Zoom immagine La lotta alle dittature.
Profilo inedito di chi
difese valori primari:
libertà e democrazia

di Bruno Cairo
La storia d’Italia attraverso un uomo:
Francesco Fausto Nitti, protagonista
in un saggio storico, Aracne editrice


È una ricca bibliografia quella a cui Pietro Ramella collaboratore di riviste di indirizzo antifascista e curatore del diario della Guerra di Spagna di Aldo Morandi pubblicato nel 2002 con il titolo In nome della Libertà fa riferimento. L’autore è riuscito a rielaborare le diverse fonti consultate, restituendo al lettore un percorso narrativo fluido e coerente, combinato alle testimonianze dirette integrate nel discorso.

E infatti il libro Francesco Fausto Nitti. L’uomo che beffò Hitler e Mussolini (Aracne editrice, pp. 260, € 18,00) ha il pregio di rielaborare la vita e le imprese di un importante personaggio della storia d’Italia: Francesco Fausto Nitti.

Nato a Pisa il 2 settembre 1899, fu un eroico combattente nella Prima guerra mondiale ed esponente dell’antifascismo in Italia e in Francia. Si arruolò a diciassette anni, il 12 marzo 1917, come volontario nel 13° reggimento artiglieria da campagna. Il 18 agosto, nominato caporale, raggiunse il reparto, schierato a difesa delle valli del Cadore. Partecipò dapprima ad azioni volte a contenere l’avanzata austro-tedesca dopo la rotta di Caporetto, e infine alla vittoriosa controffensiva del novembre 1918.

In seguito, sia l’irruzione di una squadraccia fascista nell’abitazione del prozio Francesco Saverio Nitti, ex presidente del Consiglio (29 novembre 1922) e, poi, il delitto Matteotti  nel giugno 1924 fecero maturare in lui sentimenti che non potevano restare silenziosi. Costituì, pertanto, con altri antifascisti una società segreta, la Giovane Italia. La società, ispirata all’idealismo del Risorgimento, stampava e distribuiva volantini di propaganda contro il nuovo governo presieduto da Mussolini. Questa sua attività gli valse l’arresto, notificatogli in data 1º dicembre 1926 senza interrogatorio e senza alcun processo con condanna alla deportazione. Fu assegnato al confino per cinque anni a Lampedusa e Lipari. La pericolosità che rappresentava per il regime è testimoniata ulteriormente dal fatto che fu fra i primi in assoluto a subire la stretta repressiva del regime e che gli fu comminato il massimo del confino previsto: cinque anni, appunto. Dalla colonia confinaria evase con Carlo Rosselli ed Emilio Lussu il 27 luglio 1929, su un natante condotto da Italo Oxilia. Fu trascinato insieme ai compagni di fuga prima in Tunisia e poi in Francia, dove raggiunsero Parigi. Nitti pubblicò un’autobiografia che fu al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica mondiale, per essere riuscito a farsi beffe di Mussolini e del suo apparato poliziesco; stampata in inglese, francese, tedesco e svedese, ottenne un buon successo di vendite. Combatté in Spagna (1937), da dove fu deportato come esule in Francia. Si legò, inoltre, agli ambienti della Resistenza francese durante l’occupazione tedesca. Seguì la condanna nel 1941, come homme extrémiste et dangereux e la prigionia nel campo di Le Vernet d’Ariège e la deportazione in Germania con il Train Fantôme da cui riuscì a fuggire (1944).

Nell’estate del 1945, rientrato in Italia, si dedicò alle attività del Psi. Ricoprì diverse cariche in associazioni antifasciste, fu direttore della rivista dell’Anpi Patria indipendente e consigliere comunale di Roma. Morì il 28 maggio 1974, giorno della strage fascista di Brescia.

 

Un eroe moderno

Con questo saggio Ramella delinea il profilo di un personaggio che difese fortemente valori come libertà e democrazia.

Per “beffa” s’intende l’abilità di Nitti nell’essere riuscito prima a evadere dal confino di Lipari – si veda il capitolo IV L’esilio, in cui si dice testualmente «l’evasione da Lipari rappresentò il più grave smacco inferto all’organizzazione repressiva fascista in tutta la sua storia» – e poi a prendersi gioco di tutte le misure di sicurezza e prevenzione, orgoglio di Mussolini.

Anche la fuga con tanto di treno in corsa (Train Fantôme) dal convoglio che avrebbe dovuto portarlo in Germania e descritta dettagliatamente nel capitolo VII, fu uno smacco per Hitler.

Per questo motivo Francesco Fausto Nitti può considerarsi un eroe alla strenua difesa di ideali come la libertà e la democrazia. Il suo percorso di vita è straordinario; si tratta di una figura che, come molto spesso accade, forse non ha avuto il riconoscimento che meritava.

Come lo stesso Ramella riferisce, l’interesse per la figura di Nitti inizia per puro interesse personale, durante le ricerche per la pubblicazione de La Retirada, libro che tratta dell’esodo in Francia, nel febbraio 1939, di cinquecentomila repubblicani spagnoli dalla Catalogna occupata dai nazionalisti di Francisco Franco. Nei documenti consultati, infatti, scopre che tra le fila della Resistenza francese, nella rivolta della Mayson Centrale d’Eysses, militarono anche anche alcuni italiani, tra cui appunto Francesco Fausto Nitti. In seguito Ramella conobbe un suo compagno di lotta, Louis Vaquer, che gli fornì il materiale riguardante il processo da loro subito a Tolosa nel 1942 e una memoria scritta dallo stesso Nitti, da lui pubblicata nel 1945, sull’evasione dal treno della deportazione. A questo materiale si aggiunsero i documenti dell’archivio di famiglia, forniti dal figlio Joseph Nitti, e tutta una serie di testimonianze fornite all’autore sia da privati, sia da istituzioni italiane e francesi.

 

Una vita vissuta intensamente

Il libro è diviso in sette capitoli più un epilogo. Nei primi tre viene presentata la vita di Francesco Fausto Nitti, dall’infanzia all’evasione dal confino di Lipari. In queste pagine, intensi sono i ricordi della propria famiglia. Il padre Vincenzo (1871-1957) era un pastore evangelico della Chiesa metodista episcopale italiana: «mio padre portò e porta nella vita di ogni giorno la luce della sua fede; egli vive nella realtà che è in se stesso: per lui amore del prossimo, protezione dei deboli, bontà e spirito di sacrificio per tutti, non furono mai parole vane, da proferirsi dal pergamo, durante i culti domenicali. Furono veri atti di fede realizzati quotidianamente. Gliene proviene una tale serenità d’animo e una tale forza anche nei periodi più densi di preoccupazioni e più turbinosi della sua vita, che chi lo osserva resta ammirato e commosso».

La madre, Paola Ciari (1870-1932): «È sempre stata l’angelo della nostra casa, compagna diletta di mio padre, madre amorosissima e tenera, ha dedicato tutta la sua vita al lavoro: collaboratrice preziosa di mio padre, educatrice di noi figli, ha sacrificato sempre se stessa durante tutti gli anni della sua gioventù e della sua maturità».

Questa prima parte dell’opera si sviluppa sul primo libro di Nitti, Le nostre prigioni e la nostra evasione. I successivi capitoli s’incentrano singolarmente sui documenti oggetto di studio da parte dell’autore. Nell’ordine, il quarto capitolo si fonda, perlopiù, sui documenti del Casellario politico centrale dell’Archivio centrale dello Stato. Il quinto capitolo si basa sulla memoria scritta dallo stesso Nitti, Il maggiore è rosso, in cui ricorda la sua partecipazione alla Guerra di Spagna. Il sesto capitolo, La Resistenza in Francia, si basa sugli atti della polizia francese e del conseguente processo a Tolosa.

Il settimo capitolo, si basa su Chevaux 8 Hommes 70, opera di Nitti inedita in Italia. Si racconta la deportazione al campo d’internamento di Vernet d'Ariège e la fuga dal Train Fantôme. Nitti scappò con altri compagni, mentre il convoglio viaggiava, togliendo alcune tavole dal pavimento del vagone e calandosi sulle rotaie.

Chioseremmo con le parole di Ramella: «le ricerche storiche sono come un puzzle, dove ogni pezzo incastrato richiede di trovarne altri, così le indagini su un personaggio od un avvenimento consentono di avvicinarsi ad altri fino allora ignorati o scarsamente conosciuti».

 

Bruno Cairo

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno II, n. 11, luglio 2008)

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