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Anno II, n° 10 - Giugno 2008
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Editoria varia (a cura di Anna Guglielmi) . Anno II, n° 10 - Giugno 2008

Zoom immagine Roma e il più lungo monumento dell’antichità
di Margherita Amatruda
Orizzonti Meridionali pubblica una panoramica sulla fitta rete viaria,
costruita, in Italia ed in particolare in Calabria, dagli antichi Romani


Nel mondo moltissime persone conoscono il Colosseo (Anfiteatro Flavio) o la Colonna Traiana o altre opere che testimoniano i fasti di Roma antica, pochi però sanno che esiste un monumento della romanità che si estende per migliaia di chilometri attraverso Europa, Asia ed Africa sino a raggiungere i confini di quello che un tempo fu l’impero romano. Ci riferiamo alla complessa rete viaria creata nell’arco di sette secoli per collegare Roma al resto del mondo allora conosciuto e ad essa assoggettato. Della viabilità romana parla Vincenzo Cicerelli,

nel suo libro Viabilità Romana in Calabria (Edizioni Orizzonti Meridionali, 2006, pp. 80, € 8,00) il quale fa il punto sull’attuale stato degli studi, soffermandosi, in particolare, sulle vie in Italia e in Calabria.

 

Finalità delle vie romane

Roma inizia presto la costruzione di strade nel suo territorio. Le vie assolvono, dapprima, esigenze di carattere militare (rendere agevole l’accesso ed il controllo dei territori conquistati); successivamente, col progredire ed il consolidarsi del dominio romano fuori dai confini del Lazio, la loro funzione si amplia fino ad assumere un ruolo determinante per la romanizzazione dell’impero. Il loro utilizzo, infatti, diviene la premessa alla nascita di centri abitati o ne condiziona lo sviluppo. Attraverso di esse il latino si diffonde come lingua comune e circolano idee, costumi e novità di ogni genere. A questo proposito sembra fondamentale il contributo offerto da Augusto con l’istituzione del cursus publicus, una sorta di servizio postale ante litteram: lungo le strade, infatti, si collocano dei posti di tappa (luoghi dove era possibile riposarsi e sostituire i cavalli o i buoi che trainavano i carri) che secondo il loro ruolo e i servizi offerti si dividono in mutationes e mansiones. Spesso, intorno a queste stationes, sorgono luoghi di pernottamento e di ristoro e i siti più frequentati diventano veri e propri luoghi di scambio, arrivando ad assumere l’aspetto di centri autonomi.

 

Gli itinerari

La vastità della rete stradale comportò la necessità di elaborare carte stradali, gli itineraria, al fine di consentire ai viaggiatori di muoversi agevolmente; oltre alla rete viaria, erano riportate indicazioni sull’esistenza di stationes con le distanze intercorrenti tra queste e le città, sulla presenza di scorciatoie, monti, fiumi ecc.

Gli itinerari si dividevano in itineraria scripta (sotto forma di guida) ed itineraria picta (simili a carte geo-topografiche). Tra queste ultime si ricorda, in particolare, la Tabula Peutingeriana che rappresenta la più completa testimonianza della cartografia romana giunta fino a noi. La carta prende il nome da Konrad Peutinger, che ne curò la riproduzione dall’originale, risalente, forse, al III sec. d.C., dopo il ritrovamento ad opera dell’umanista Conrad Celtes nel 1507; essa registra tutta la rete stradale dell’impero, ritrae tutti i territori dei tre continenti allora conosciuti ed oggi è conservata nella Biblioteca nazionale di Vienna.

 

Viabilità in Italia

La prima grande strada realizzata dai Romani fu la via Appia che congiungeva l’Urbe alla città di Capua. La sua costruzione era funzionale per le alleanze stipulate da Roma durante la seconda guerra sannitica. Dopo il compimento della Regina Viarum, cominciò la messa in opera delle altre principali arterie della penisola: la Casilina, la Valeria, la Tiburtina, la Salaria, la Clodia, l’Aurelia, la Flaminia, la Valeria-Pompeia, l’Aemilia, la Flaminia minor, la Cassia, la Postumia,  la Popillia-Annia, la Aemilia Scauri, la Iulia Augusta, la Flavia, la Domiziana, la Portuense e la Traiana, che hanno costituito la base delle grandi comunicazioni fino ai giorni nostri, quando sono state sostituite dalle autostrade. Queste ultime, tuttavia, molto spesso richiamano i modelli dell’antichità, come, ad esempio, l’autostrada del sole nel tratto Bologna-Piacenza, parallelo e adiacente alla via Emilia, o nel tratto Salerno-Reggio Calabria, che per molti versi ricalca l’antica Capua-Regium (Popillia-Annia).

 

Strade in Calabria

La più importante via di comunicazione romana nella terra dei Bruttii è la già citata Capua-Regium, costruita nella seconda metà del II sec. a.C.. In seguito, compresa l’importanza della posizione geografica della regione per il raggiungimento della Sicilia e per il transito, attraverso di essa, in Africa, Roma costruì altre vie: la Bruttia Tirrenica e la Bruttia Ionica, collegate tra loro da una serie di percorsi trasversali. La prima era la prosecuzione della strada costiera fra Lazio e Campania, voluta nel 95 d.C. dall’imperatore Diocleziano, che si diramava dall’Appia all’altezza di Sinuessa, toccava i centri di Cuma e Neapolis e proseguiva lungo il litorale tirrenico; la seconda era una prosecuzione della Heraclea, derivata sempre dalla Appia, e da Taranto procedeva affiancando la linea costiera e, attraversando i centri di Locri e Caulonia, raggiungeva Reggio. Per quanto riguarda le vie che congiungevano lo Ionio ed il Tirreno, esse furono tracciate e percorse già durante la colonizzazione greca. Tra queste di grande importanza era il percorso che univa i golfi di Squillace e di Lamezia e che, ricalcando il passaggio di un pregresso impianto stradale protostorico, utilizzato successivamente sia in epoca magno-greca che in quella romana, consentiva il rapido spostamento da un versante costiero all’altro.

 

Margherita Amatruda

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno II, n. 10, giugno 2008)

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