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Anno II, n° 10 - Giugno 2008
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Home Page (a cura di Tiziana Selvaggi) . Anno II, n° 10 - Giugno 2008

Zoom immagine Amara verità
sui Giochi

di Alessandro Crupi
Storie di corruzione
e scandali oscurano
i nobili valori olimpici


«Dedicato a tutti quelli che» era il ritornello di una celebre canzone di Eros Ramazzotti incisa qualche anno addietro. Se completassimo questa frase con “finora hanno cullato l’idea che le olimpiadi rappresentino solo ed esclusivamente i sani valori dello sport e della vita” coniamo uno slogan perfettamente calzante con il messaggio centrale che Roberto Bosio vuole comunicare ai lettori nel suo libro I giochi del potere (Macro edizioni, pp. 120, € 9,80). In questa sua opera egli realizza un vero e proprio dossier con tanto di scrupolosa documentazione in cui smaschera tutto quello che si nasconde dietro ogni evento olimpico, e non si tratta certamente di aspetti gratificanti. Bosio che, oltre all’apprezzata attività di scrittore, nella vita è anche professore di scuola media superiore, non è nuovo a pubblicazioni di questo tipo che servono a “svegliare le coscienze” e finora si è sempre occupato di argomenti d’attualità piuttosto intriganti e spinosi ma, per questo, estremamente interessanti in quanto parte attiva del nostro vivere quotidiano. Se a ciò si aggiunge il taglio investigativo e di ricerca con cui egli stesso colorisce i suoi elaborati, risulta evidente che dalla semplice lettura di un libro si possano trarre utili spunti liberando la mente di ciascuno da convinzioni dettate, magari, da ingenua retorica o dai luoghi comuni con cui questa nostra società tende ad avvolgerci. E, del resto, con I giochi del potere l’autore lancia con successo un’altra freccia dal proprio arco per demolire l’architettura di un mito: la limpidezza morale delle olimpiadi. Da sempre gli organi d’informazione ci presentano i giochi come un’occasione unica offerta al mondo intero per magnificare i sani valori dello sport ma, anche e soprattutto, finalizzata ad evidenziare il fatto che la macchina organizzativa dell’evento costituisca un forte volano di crescita e sviluppo globale per il territorio nazionale presso cui si attiva.

 

“Le olimpiadi, un inno ai nobili valori dello sport e della vita…” ma chi ci crede?

Le pagine de I giochi del potere presentano l’intero impianto olimpico come un monumentale castello d’argilla che posa su fondamenta ingannevoli e profondamente malate alla radice. E proprio Bosio diviene, nel suo libro, un validissimo interprete di questa realtà passando in rassegna gli episodi-chiave che hanno contraddistinto la storia delle olimpiadi fino ai giorni nostri. Un’analisi di casi particolari per mettere in risalto un trend negativo di fondo: la corruzione del Cio (Comitato olimpico internazionale) rappresentata dai suoi membri e da tutto ciò che ne consegue a livello di arricchimenti personali, tangenti e casi di oltraggi perpetrati a danno degli abitanti dello stato organizzatore di turno e del relativo territorio di appartenenza.

Una presa d’atto che l’informazione cosiddetta “ufficiale” (radio, tv, carta stampata) non rivela o divulga solo in minima parte alimentando nei cittadini, soprattutto più fortunati e che non ricevono danneggiamenti diretti da quanto esposto, l’illusione di un ambiente in cui regnano correttezza e purezza d’intenti. Sono molteplici i fatti oscuri e di ordinaria corruzione che hanno macchiato e che continuano ad infangare questa manifestazione sportiva durante la sua storia. Nel corso dell’opera vengono scoperte verità inquietanti, portate alla luce dall’autore con incalzante puntualità. Tra di esse, nel mirino di chi scrive, c’è anche la “compravendita” di voti da parte degli aspiranti organizzatori al fine di superare gli altri stati nella corsa all’aggiudicazione della sede dei giochi tramite varie forme, come il pagamento di ingenti somme di denaro, la prostituzione o il “lavoro” di «sedicenti consulenti in grado di esercitare una considerevole influenza sul Cio stesso e i suoi membri». A questo si aggiungono innumerevoli casi di doping volutamente «nascosti» che riguardano atleti vincitori di gare e medaglie e una vastissima panoramica su quello che riguarda le attività del Cio, i suoi uomini di punta (tra cui soprattutto Juan Antonio Samaranch) e i rapporti tra lo stesso Comitato organizzatore delle olimpiadi e le sue fonti di finanziamento rappresentate, in modo particolare, dagli stati ospitanti e da multinazionali famose in tutto il mondo per i loro prodotti. In tutto questo viene rimarcato costantemente il filo conduttore che lega tutte le componenti sopra elencate, vale a dire il fattore economico.

Il Cio rappresenta il fulcro di un meccanismo che lo pone al centro di un enorme flusso di denaro grazie agli introiti che arrivano dai partner olimpici costituiti, soprattutto, da televisioni e multinazionali, e nessuno dei suoi membri si preoccupa minimamente (pur essendone a conoscenza) del fatto che questi soldi siano multinazionali, che sono tra le principali fornitrici del Cio ma si rendono protagoniste ogni giorno di attività in netto contrasto con i «valori di pace, fratellanza, dignità umana e rispetto dell’ambiente» che lo stesso Comitato olimpico va sbandierando per ogni dove in occasione delle dichiarazioni ufficiali. Esempi pratici in tal senso vengono offerti al lettore in modo esauriente con l’enunciazione delle più importanti corporation mondiali, a noi arcinote, e dei cui prodotti ci serviamo quotidianamente. Il riferimento è a Coca Cola, McDonald’s, General Electric, Gruppo Fiat, Finmeccanica, Eastman Kodak, Nike, Adidas e tante altre notissime marche.

Si è mai fatto notare, ad esempio, che la General Electric «da mezzo secolo arma la difesa americana (guerre di Vietnam, Panama, Desert Storm, Enduring Freedom….)» occupandosi della produzione e della vendita di materiale bellico destinato ai mezzi militari? O che tutte le altre multinazionali sopra citate «fanno realizzare i loro prodotti a subfornitori nei paesi del Sud del mondo che pagano salari al di sotto della soglia di sussistenza» non lasciando alternative ai lavoratori di quelle zone, costretti a scegliere tra una retribuzione minima ad altissimo numero di ore lavorative e il baratro della disoccupazione. E mentre ciò accade con abnorme regolarità chi occupa posizioni di vertice in queste compagnie si ricopre d'oro così come gli sportivi che sponsorizza. Per non parlare, poi, dei danni continuamente perpetrati nei confronti dell’ambiente in cui esse agiscono con l’emissione di sostanze tossiche e lo scarico di rifiuti senza alcun rispetto per la salute pubblica. In questo quadro a tinte fosche un altro ruolo fondamentale è esercitato dalle istituzioni statali che, pur di avere l’olimpiade a casa, finanziano progetti che mirano a costruire impianti fantascientifici senza tenere conto delle esigenze del cittadino che abita in una determinata area e, ovviamente, dell’impatto ambientale. Una colossale montagna di denaro pubblico spesa per opere sovradimensionate che poi, al termine della manifestazione sportiva, finiscono per rimanere pressoché inutilizzate e semideserte. In tale contesto il Cio si guarda bene dal muoversi concretamente per evitare che si verifichino queste situazioni ma, del resto, ha tutto l’interesse economico per non agire. Altrimenti tutto il denaro per riempire le tasche dei propri membri dietro lo schermo protettivo della sponsorizzazione di un evento che, a parole, promuove sani e onesti principi da dove arriverebbe?

 

Una porta verso la maturità di pensiero

Bosio utilizza qui uno stile puramente descrittivo e cronachistico che mette in secondo piano le considerazioni personali sui dati che espone. Si tratta di una scelta fondamentale per interpretare lo scopo dell’opera, quello, cioè, di far parlare i fatti. Ogni commento, infatti, è superfluo poiché la quantità di informazioni esposta basta e avanza per farsi un’idea di ciò che accade.

Per questa ragione l’intera struttura del libro possiede caratteristiche simili ad un rapporto stile “servizi segreti”. L’autore, con un pizzico ma fondato velo di provocazione, ci consente di valutare i giochi olimpici sotto una luce nuova, più matura, completa e rispondente alla realtà. I mezzi d’informazione, in occasione di questo avvenimento, ci mostrano solo il prodotto finale ma quasi nessuno dice mai nulla su come si giunge a questo risultato, cosa c’è dietro e quali movimenti complessi e perversi si articolano. Una constatazione che fornisce strumenti utilissimi a tutta la società civile per esaminare il caso specifico delle olimpiadi ma che costituisce, anche e soprattutto, uno stimolo al fine di sviluppare una coscienza critica in ciascuno di noi su qualsiasi tipo di realtà che ci circonda, andando al di là di quello che appare ai nostri occhi e che alla nostra società conviene mostrare. Non è tutto rose e fiori ciò che vediamo così come non è tutto da buttare. Si tratta, bensì, di prendere atto delle molteplici sfaccettature che caratterizzano la nostra vita, aspetto, questo, fondamentale in quanto solo così si possono porre le basi e i presupposti per avere un’idea cosciente e reale del mondo in cui viviamo e per poter agire concretamente al fine di offrire il nostro contributo al miglioramento delle cose. In senso generale, infatti, esaminare la realtà a 360° non significa solo cogliere gli aspetti più immediati ed evidenti confrontandosi unicamente con essi.

In tal modo si individuerebbe  una fetta, forse anche la più gustosa ma sempre limitata, della società. È importante, invece, valutare ottiche differenti, l’altra parte della barricata, quella che viene privata dei suoi diritti e zittita da chi accumula potere soltanto per esercitarlo in maniera arrogante, meschina e avendo come unico scopo finale il proprio tornaconto personale. Una classe di uomini, cioè, che per garantirsi il lusso e l’opulenza non si fa alcuno scrupolo nel commettere in modo diretto o indiretto una serie di abusi e aggressioni a cose o persone o evitare di intervenire perché ciò non avvenga. Gente, infine, che produce beni o manifestazioni di cui facciamo uso giornalmente. Con questa sua opera Bosio ha dimostrato grande coraggio e dalla lettura del testo in oggetto non si può che apprendere molto non solo a livello di conoscenza specifica di un determinato settore ma anche e soprattutto come approccio mentale alla vita.

 

Alessandro Crupi             

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno II, n. 10, giugno 2008)

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