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Anno II, n° 10 - Giugno 2008
La strada dell’uomo verso
il pensiero laico moderno
di Luisa Grieco e Mariangela Rotili
Un saggio di forte valenza storica e filosofica
edito da Rubbettino analizza la secolarizzazione
Dei vari e importanti processi che nel corso della storia hanno cambiato radicalmente la cultura e il nostro modo di vivere, la secolarizzazione è senza dubbio tra quelli più significativi. Questo fenomeno viene spesso considerato come uno degli elementi che segnano il passaggio verso l’epoca moderna attraverso due momenti molto importanti come l’Umanesimo e l’Illuminismo. L’allontanamento dell’uomo dai principi propri della chiesa cattolica è andato incontro alle teorie che vedevano al centro del mondo l’individuo e i suoi bisogni, le sue capacità e la sua voglia di concepire la realtà al di fuori degli schemi ecclesiastici.
Raccontare Le radici pagane dell’Europa (Rubbettino, pp. 214, € 14,00) di Luciano Pellicani, docente di Sociologia politica presso la “Luiss” di Roma e direttore di Mondoperaio, vuol dire affrontare un tema che, a distanza di secoli, sembra ancora di grande attualità.
Tutto questo perché il mondo, in continua evoluzione, ha bisogno di confrontarsi con i grandi temi etici e morali che segnano sicuramente una nuova tappa nel difficile cammino cominciato con la secolarizzazione, appunto.
Il cammino è tortuoso, soprattutto perchè, dal grande scisma del 1054, la chiesa cattolica ha cominciato a essere uno dei maggiori punti di riferimento a livello culturale e sociale del mondo occidentale.
Il percorso storico della chiesa
I processi che hanno segnato l’affermazione della chiesa sembrano paradossalmente essere gli stessi che hanno spinto filosofi di ogni epoca a ergere questi come punti di forza delle loro teorie laiciste.
Valori come eguaglianza, libertà e umanitarismo, per esempio, sono principi che trovano le loro radici nell’insegnamento cristiano e grazie all’influenza che la religione ha avuto nel corso dei secoli sulle civiltà occidentali sono ormai diventati valori importanti e pienamente riconosciuti.
Sono stati anche due filosofi laici dello spessore di Karl Popper e Benedetto Croce (nel suo Perché non possiamo non dirci cristiani) a sostenere e affermare questo dato storico.
Che la religione cristiana nel corso dei tempi abbia professato l’amore mentre in realtà ha compiuto veri e propri crimini contro l’umanità è ormai oggi un dato di fatto inopinabile. Da questi eventi che vanno dalle guerre sante fino ai roghi degli eretici (e anche purtroppo oltre), personaggi del calibro di Hans Küng, teologo molte volte in contrasto con le posizioni ufficiali della chiesa di Roma, o del filosofo e matematico gallese Bertrand Russell prendono spunto per professare la loro critica all’istituzione ecclesiastica. Ma il discorso non è così semplice.
L’oltranzismo della chiesa in determinati momenti storici, basti pensare alla dichiarata guerra all’eresia che le parole del papa Paolo IV riassumono in tutta la sua tragicità (infatti leggiamo: «Anche se mio padre fosse eretico, raccoglierei la legna per farlo bruciare sul rogo»), è certamente un elemento che ha da sempre giocato a sfavore del potere ecclesiastico.
Pellicani riesce con innumerevoli e, lasciatecelo dire, bellissime citazioni di grandi filosofi e studiosi di tante epoche, a dipanare un filo conduttore semplice da seguire, accompagnando il lettore nel lungo percorso verso la laicità che l’umanità ha avuto il coraggio di intraprendere.
Il processo verso la laicità
Con la secolarizzazione l’umanità si rialza, prende consapevolezza di sé, della sua forza e del suo essere viva calata nel mondo reale. Prova a sfidare i dogmi e a confrontarsi con se stessa. L’epoca feudale, fortemente segnata dal potere ecclesiastico, sembra essere rifiutata dai lumi della ragione.
I bisogni dell’homo naturalis, condannati nel Medioevo, vengono ora elevati come fulcro dell’essenza di ogni uomo. Anche se nei cosiddetti secoli bui la chiesa ha avuto pure una funzione strettamente liberale, soprattutto quando si contrapponeva al potere imperiale. Il dogma della fede in questo senso è riuscito a dare una visione alternativa rispetto al modello imposto dal potere temporale. Allo stesso tempo esso regolava e influenzava in maniera forte il popolo tanto da potersi imporre come portatore di valori universalmente riconosciuti.
La secolarizzazione, a questo punto, sembra essere sintetizzata molto bene dalle parole di Harvey Cox, uno dei celebri filosofi della teologia della “morte di Dio”, nel suo La Città secolare che definisce: «la liberazione dell’uomo dalla tutela religiosa e metafisica, il distogliersi della sua attenzione da altri mondi e il rivolgersi di essa verso questo solo». Tutto questo ha un perché: la consapevolezza dei principi democratici, l’avvento delle teorie sulla scienza naturale hanno pian piano arricchito l’uomo tanto da farlo allontanare dai valori che i dogmi ecclesiastici sembravano avere, fino ad allora, saldamente radicato nella cultura del loro tempo.
Questo libro è un testo difficile da raccontare: il peso filosofico, le conoscenze dell’autore e la passione che ci ha messo nello scriverlo sembrano decisamente distanti dalle nostre capacità di “narratori di libri”. Filosofi di tutte le epoche scrivono e raccontano il difficile (ma anche spesso stretto) legame tra popolo e religione, tra uomo e Dio.
Ci fa piacere chiudere questo nostro racconto citando una frase che racchiude in maniera estremamente profonda il senso di questo piccolo ma nello stesso tempo grande libro. Il pensiero è di Hegel: «La storia di Gesù è un mito, cioè la rappresentazione di un bisogno religioso in forma di avvenimento reale».
Carmine De Fazio
(www.bottegascriptamanent.it, anno II, n. 10, giugno 2008)