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A. XVIII, n. 206, dic. 2024
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Civiltà letteraria (a cura di La Redazione) . A. XVIII, n. 204, ott. 2024

Le porte
da passare
in punta di piedi

di Antonio D'Angelo
Edito Bertoni, il romanzo
di Mariarosaria D’Andria
sul tempo e sulla memoria


Nonostante preferisca passare le vacanze con i suoi amici a Ischia, Teresa, per amore del marito e dei suoi figli, accetta di trascorrere ancora una volta le ferie a Castillo, paese natìo di Vincenzo, suo marito. Ad attenderli ci sono la suocera, i cognati, i nipoti, le amiche e il solito tran-tran della vita di campagna.
Avrebbe trascorso il proprio tempo a tavola con mammà o ad ascoltare le chiacchiere e i pettegolezzi di paese, nei pomeriggi al bar, e la sera avrebbe fatto lo struscio in attesa del giorno in cui sarebbe tornata a casa, a Napoli.
L’estate del 1974 ci racconta un’Italia attraversata dal dramma della lotta politica armata e distante pochi anni dalla tragedia fascista. Teresa scoprirà che per la sua famiglia (o quella di Vincenzo) è arrivata l’ora di fare i conti con quel passato. Ma la monotonia che era certa di trovare viene interrotta dall’arrivo in paese di Anima nera. Quanto esposto è il retroterra da cui si sviluppa la narrazione contenuta nel testo Anima nera (Bertoni editore, pp. 198, € 18,00), per l’appunto, romanzo di Mariarosaria D’Andria.

La cenere sotto la brace
Era fuggito in Argentina dopo la caduta del regime, quell’uomo ormai anziano che tutti chiamavano Anima nera, e nessuno ne voleva più parlare, soprattutto i parenti di Teresa; anche il marito era turbato dalla presenza di quell’uomo a Castillo.
Era stato un fascista. Violento, cattivo, spietato. Tutto il paese sapeva chi era e perché nessuno ne aveva mai parlato in tutti quegli anni. Il motivo per cui i suoi familiari inizialmente minimizzassero lo capì lungo quell’estate; al ritorno non fu più la stessa cosa.
Gli eventi di quel periodo formeranno una diga con la sua memoria, negandole la possibilità di allontanarsi da quei fatti che non riesce a ricomporre.
Anima nera ci porta in un tempo della nostra Italia in cui le persone venivano sconvolte dal fascismo e da quel sanguinoso periodo in cui si combatté per liberarci del regime. I sopravvissuti non avrebbero dimenticato gli orrori di cui dovettero essere testimoni.
I racconti si tramandarono negli anni all’interno delle famiglie e delle comunità trasformandosi ora in ricordi e rimembranze, ora in segreti da custodire.
La politica che ne conseguì ne fu diretta eredità, e, in quanto tale, generatrice delle vicende del conflitto sociale che culminò con la lotta armata degli anni Settanta.

Possibile o probabile?
Questa era la scelta che da anni Teresa doveva fare quotidianamente con i suoi post-it. Classificarli per colore e descrivere al loro interno la potenziale immagine o conoscenza da sovrapporre poi ai quadri, appiccicandoceli nello spasmodico desiderio di raccogliere le immagini e le informazioni giuste che le facessero ricomporre il puzzle di ricordi ed emozioni che provava a sistemare da anni. Non poteva che supporre, alimentare il ricordo e tentare di farlo diventare reale, ricostruendo la traccia della propria memoria.
Lei non era di Castillo e forse anche per questo la suocera l’aveva tenuta sempre un po’ distante; mammà, Anna, era l’ape regina della famiglia Filangieri, con un passato da partigiana che aveva forgiato una donna forte e rispettata. Le relazioni familiari coinvolgeranno molti personaggi, financo i bambini prenderanno, loro malgrado, parte a questo dramma.
Certo, per i più piccoli era uno spasso la vita di paese: giocare all’aria aperta con i cugini, rincorrersi senza il timore delle macchine o i richiami delle mamme; quest’atmosfera calmava i genitori e concedeva a tutti un po’ di tregua dalle imposizioni da impartire o da ricevere. Ma non quell’estate, poiché avrà luogo il primo di una serie di attacchi ai Filangieri, quando, un pomeriggio, un mattone sfonderà il parabrezza dell’auto.

L’odio non è mai una scelta
Defraudata della sua memoria, Teresa non ha mai abbandonato quel luogo. La sua mente è rimasta legata a un nodo che non poteva sciogliere da sola; trovatasi improvvisamente in una faida antica, ne diventa parte.
Il suo moto interiore spinge per ricordare un fatto che la sua mente sembra non avere visto. Le nostre memorie sono le emozioni che abbiamo vissuto lungo la nostra vita. Privandocene ci impediscono di avere un passato senza il quale non avremmo un futuro.
L’odio non si sceglie. Si vive.
Anima nera doveva avere ciò che meritava molti anni prima; come lui, molti altri hanno vessato, straziato e usato gli altri esseri umani nel modo in cui lo fece il fascismo.
Il peso dei segreti ha infine travolto tutti, gli ignari e i colpevoli, i complici e i giusti. Non ha risparmiato nessuno.
Ai bambini oggi diventati adulti è affidata la speranza che facciano scelte diverse.

Antonio D’Angelo

(www.bottegascriptamanent.it, anno XVIII, n. 204, ottobre 2024)

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