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A. XVIII, n. 204, ott. 2024
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Storia (a cura di La Redazione) . A. XVIII, n. 204, ott. 2024

L’araba fenice:
storie di donne
in rinascita

di Ivana Ferraro
Edito da Pellegrini, il saggio di Vitetta
incentrato sulla violenza di genere


Per tutte le volte che è stata violata, stuprata, beffeggiata, violentata, offesa, delusa, illusa e uccisa, per tutte le volte che è stata ingannata, manipolata, soggiogata, schiavizzata, infibulata, seviziata e assassinata, per tutte le volte che è dominata e annientata da forze brutali e penosamente irrazionali, la donna non paga lo scotto di un atavico biblico “peccato” ma la capacità e la forza incommensurabili di risorgere dalle ceneri. Ecco l’immagine dell’Araba fenice.
Come rose nella roccia: La forza delle donne contro la violenza, la speranza che rinasce (Pellegrini, pp. 108, € 13,00), di Nicodemo Vitetta, offre un’analisi profonda e commovente della violenza contro le donne, esplorando le storie di resilienza e speranza di coloro che hanno vissuto questa terribile realtà.
Dunque, la donna, nel suo morire e rinascere, rappresenta la continuità, la capacità di superare le avversità e di emergere più forte da esse. La sua immagine è stata evocata per rappresentare la resilienza dell’anima umana, la destrezza di ricominciare con rinnovata forza e speranza, anche dopo pesanti e angoscianti tragedie.
La resilienza è, infatti, l’attitudine a non lasciarsi abbattere dalle avversità della vita, di reagire e di rialzarsi più forti e temprati di prima. Possiamo imparare ad adattarci al vento e alle tempeste come fanno gli alberi cioè sviluppando delle radici forti e dei rami flessibili, così possiamo mantenerci ancorati a terra, ma nello stesso tempo imparare ad adeguarci ai cambiamenti.

Il “peccato” di essere donna
Vitetta si immerge nelle vite di donne vittime di violenza, raccogliendo le loro testimonianze, le loro lotte e le loro vittorie. Attraverso una scrittura empatica e coinvolgente, porta il lettore a confrontarsi con la brutalità della violenza domestica, della violenza sessuale e degli abusi di potere, ma anche con la forza straordinaria e la determinazione delle donne ad affrontare e superare tali esperienze traumatiche.
Il titolo stesso, Come rose nella roccia, evoca un’immagine potente di rinascita; basti solo osservare la copertina: dalle rocce sedimentarie clastiche di cui è ricoperta gran parte della nostra litosfera, e da cui non si potrebbe mai pensare di vedere la nascita di una qualsiasi forma vitale, spunta una rosa rossa. Tutto ciò a dimostrazione che la metafora visiva nonché quella letteraria apportino entrambe maggiore vigore e incisività al concetto di forza e di ripresa delle donne che, anche nelle condizioni più travagliate e disastrose, trovano la necessità e la robustezza di resistere, di fiorire e rifiorire.

Storie di donne
Una delle qualità più sorprendenti di questo libro è la varietà di voci e di esperienze che vengono presentate. Vitetta non si limita a un’unica prospettiva, ma offre una panoramica diversificata, includendo storie di donne di diverse età, provenienze e background. Ci sono donne che hanno trovato il riscatto da situazioni penose, nelle proprie comunità, altre che hanno lottato da sole e ancora altre che hanno trovato il coraggio di fuggire da situazioni pericolose per circostanze fortuite, di cui loro stesse non ne conoscono il motivo. Questa diversità di narrazioni arricchisce il libro e ne amplifica l’impatto emotivo, invitando il lettore a enfatizzare la propria sfera introspettiva facendo leva non già sul significato di ogni parola scritta ma sul ruolo evocativo-sentimentale che queste ultime tendono a lambire nell’animo umano.
Attraverso uno stile narrativo lineare e privo di arzigogolate figure retoriche, in una sintassi e un lessico molto attuali e alla portata di tutti, l’autore ci restituisce la veridicità e la spontanea freschezza dell’agire umano a volte intriso di compassionevole partecipazione, a volte con un linguaggio più duro, più deciso per illustrarne dettagliatamente le azioni disdicevoli di molti “insignificanti personaggi”.
Inoltre, il libro affronta anche le cause strutturali e culturali della violenza contro le donne, criticando il patriarcato, la cultura dello stupro e le disuguaglianze di genere che perpetuano e perpetrano questo ciclo di abusi. L’autore sottolinea l’importanza di un impegno collettivo per combattere la violenza di genere al fine di creare una società più giusta e inclusiva per tutte le donne.
La prosa dello scrittore è intensa e riflessiva, senza mai indulgere nel sensazionalismo. La sua scrittura è intrisa di un profondo rispetto per le donne e per le loro esperienze ed esso è facilmente rilevabile nel modo in cui tratta i loro racconti.

Invito alla lettura
Come rose nella roccia è un libro potente e necessario che affronta una delle questioni più urgenti della nostra società con sensibilità e compassione. È un’opera che dà voce alle donne, celebrando la loro forza e la loro resilienza, e che ci invita tutti a impegnarci per un mondo in cui la violenza di genere sia una triste memoria del passato, quindi, è un richiamo alla speranza, alla solidarietà e alla possibilità di un futuro migliore.
È un invito caloroso a una silente lettura perché si debbano a un tempo accogliere ed evocare le urla strazianti di tacite e taciute richieste d’aiuto, in cui non si trova alcuna logica e raziocinante spiegazione se non quella di una mente ormai delirante di un “carnefice” consapevole o meno che attua la più bieca delle violenze su una vittima, una donna-oggetto soddisfacente il suo estremo delirio di “onnipotenza”.
Il mancato gesto estremo da commettere verso se stessi è troppo attenuato rispetto al “godimento” strategico da riversare su un altro essere, nella fattispecie della donna, in cui troppo spesso o per “vergogna” o per estrema pudicizia non ne denuncia né gli antefatti né i fatti conclamati. Anche perché tutto ciò a cosa condurrebbe? Al beato nulla. Certo è che la considerazione più diretta potrebbe essere: quale dignità dovrebbe essere tutelata? Qui entra in gioco ciò che i latini hanno tramandato, la dignitas, dignitatis.
A proposito del concetto di dignità, fortemente e indubbiamente pertinente per l’argomento che l’autore ha trattato, bisognerebbe non ignorare quanto viene riportato dall’Accademia della Crusca: «Considerando, inoltre, che le dimensioni dell’umano che entrano in gioco nelle fasi estreme delle vita sono complesse, delicate, molteplici e riguardano la dimensione corporea, fisica dell’uomo ma anche la sua vulnerabilità, la sua fragilità, la sua soggettiva capacità di provare sofferenza, l’immagine di sé stesso che ciascuno di noi ha e vuole mantenere, il pregio dell’indeterminatezza di una parola come dignità sta anche nel fatto che a partire da un nucleo indiscutibile di principi e diritti inviolabili da considerare condivisi, si possa rinunciare a definirne il contenuto in maniera troppo dettagliata per poterlo declinare singolarmente in relazione a ogni singola persona» [1].

Ivana Ferraro
[1] Maria Cristina Torchia, Dignità, Accademia della Crusca, https://accademiadellacrusca.it/it/contenuti/dignit/7954

(www.bottegascriptamanent.it, anno XVIII, n. 203, settembre 2024)

Collaboratori di redazione:
Elisa Guglielmi, Ilenia Marrapodi
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