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Direttore editoriale: Mario Saccomanno
A. XVIII, n. 200, maggio 2024
Il diario di una vita
spezzata in tenera età
di Ivana Ferraro
Pubblicato da La Rondine, un testo che ripercorre
i tratti dell’esistenza di Antonio Francesco Dati
L’importanza del titolo e del sottotitolo in un’opera è, ovviamente, primaria. Una scelta mirata può sicuramente portare maggiore interesse nei lettori e, pertanto, farli approcciare in modo più marcato verso l’universo letterario di un autore.
A ben vedere, è quanto accade col testo Vi parlerò con il sorriso. La stagione della gioia, della natura generosa, degli amici, del mare, delle serate all’aria aperta, delle corse in moto e della musica (La Rondine, pp. 42, € 11,90) di Antonio Francesco Dati. Infatti, l’ampio sottotitolo mette in luce sin da subito i contenuti principali del libro in cui si palesa la storia del giovane Antonio Francesco Dati, prematuramente scomparso il primo agosto 2022.
Volendo in questo contesto passarne in rassegna i contenuti, vale la pena porre in prima battuta l’attenzione su un aspetto decisivo: l’approccio alla lettura di un breve e intenso diario di una giovane vita è già di per sé un’operazione molto interessante; eppure, lo diventa maggiormente se si considera che, in questo caso, l’io narrante è sotto mentite spoglie colui il quale procede nei suoi racconti con l’entusiasmo preponderante e vigoroso di un’esilarante “beata gioventù”.
Un ponte d’amore che unisce cielo e terra
Sin dalle primissime pagine, l’invito euforico a ripercorrere i propri spaccati di questa breve esistenza, in un periodo storico-sociale oscurantista, il recentissimo periodo pandemico, condiziona il lettore quasi a non ritenere che tutto ciò possa essere sostenuto da quell’inimmaginabile forza che molto spesso non è riscontrabile tra le nuove generazioni.
È vero l’esatto opposto. Probabilmente, nell’intenzionalità dell’autore sembra facile ritrovare l’itinerario esatto per condurre il lettore nella giusta direzione in cui sembra che il Bene abbia sempre la vittoria sul Male e benché questo fugace viaggio possa celermente terminare, non è il tempo che conta nello svolgimento delle nostre quotidianità, ma come questo tempo possa essere impiegato.
Una nota autobiografica, una sua presentazione e l’immediato riconoscimento e identificazione di un giovane della terra di Calabria che ama indiscutibilmente e di cui ne delinea i tratti morfologici. Una terra di sole, di mare, di azzurro, di colline, di paesaggi rigogliosi e ridenti ineguagliabili, di albe e di tramonti. La caparbietà, la tenacia, la testardaggine, l’accoglienza, l’attaccamento morboso alla famiglia, la rivolta contro coloro i quali lasciano tutto ciò per andare altrove, ne denotano ampliamente le caratteristiche caratteriali e di personalità proprie della gente di Calabria, a cui stesso protagonista non si sottrae per mostrarne, a un tempo, l’indubbia appartenenza.
Questo è Daf, il suo acronimo, con cui la mamma, «parte migliore di me», il papà, «il solido pilastro», la sorella, «lo specchio della mia anima», gli amici più intimi, «le perle più belle della mia breve collana», da lui così definiti, erano soliti chiamarlo. Ma Daf, pur raccontandosi attraverso il superamento della realtà tangibile, ne assapora il gusto impalpabile, etereo, luminoso e animico, invitando ognuno al ricordo vivo del suo sorriso perché ognuno debba mantenerlo tale e inalterato.
«Io, il calabrese fuori sede, il protagonista assoluto»
È così che porta avanti la sua storia, intrisa da forti e strutturati campanilismi, come la tradizione vuole, da un sistema di credenze, difficile da comprendere da chi la “calabresità” non l’abbia toccata con mano.
Indefessamente, professa l’amore per questa terra che non ha bisogno di abbandoni ed emigrazioni continui e depauperarla dalle sue migliori risorse umane e naturali. Da qui, i sacrifici dei suoi genitori e personali per intraprendere e terminare gli studi di Agronomia presso l’università di Bari; quindi, il suo soggiorno fuori sede, la sua determinazione nell’ottenimento di questo traguardo, accanto a sue condotte più leggere, più accattivanti messe in gioco per esternare l’energia propulsiva, propria di quest’età.
Gli inviti a pranzo e a cena dei suoi colleghi e di alcuni amici “intimissimi” in cui l’autore manifesta la grande abilità di cuoco di pietanze legate per lo più alla tipica tradizione calabrese, eredità di cui ne va ampiamente fiero, le interminabili chiacchierate intervallate dalle sue fantastiche imitazioni di personaggi famosi da lui sarcasticamente ben incarnati, sono solo sprazzi di luce del suo mondo reale a cui rapporta continuamente e costantemente la propria solarità introspettiva.
Arriva il giorno in cui, finalmente, l’agognata laurea specialistica viene conseguita con tutte le difficoltà che la situazione del momento impone: commissione a distanza, discussione a distanza, pubblico assente.
La cosiddetta “generazione di fenomeni” è privata in crescendo da quello che sarebbe potuto essere un esaltante momento esistenziale anche della voce dal vivo «la proclamo dottore Agrario con la votazione di…»: nulla di tutto questo, così come i ricordi nell’abbandonare la stanza dove aveva trascorso la sua vita universitaria, le giornate spensierate con i colleghi, con gli amici intimissimi, la sedia su cui erano stati poggiati in fretta e furia gli abiti di svariate persone che avevano contornato i suoi soggiorni di studio, il letto su cui aveva trascorso nottate dopo nottate, ore dopo ore stati d’animo controversi e soprattutto in perfetta solitudine.
Ed ecco che dopo tanti festeggiamenti e agognate ritrovate libertà, nel pieno fascino di una vigorosa gioventù, arriva il peggio: dopo avere partecipato a uno spettacolo teatrale nella piazza principale del proprio paese, di rientro a casa, intorno alle 23:30, in macchina, sulla strada provinciale della 106 Jonica, la cosiddetta “strada della morte”, Daf si scontra con un’altra autovettura, proveniente dalla corsia opposta, ed entrambi perdono la vita. Il conducente dell’altra autovettura 31 anni, Daf 28 anni.
Le dinamiche non sono state accertate e non sono, quindi, note; l’unica cosa certa è l’interruzione ignobile e ripugnante di questa giovane vita, testimoniata dai tanti gesti di grande amore e di soffocato, stroncante dolore a cui nessuno si è potuto sottrarre.
Ivana Ferraro
(www.bottegascriptamanent.it, anno XVIII, n. 200, maggio 2024)
Elisa Guglielmi, Ilenia Marrapodi