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A. XVIII, n. 198, marzo 2024
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Home Page (a cura di La Redazione) . A. XVIII, n. 198, marzo 2024

Zoom immagine Bullismo e cyber-bullismo:
ancora fin troppo sottovalutati

di Giulia Condorelli
Edito da Armando, Agata Maria Alba Barbagallo
propone uno studio accurato del fenomeno


«Ci sono problemi che rimangono nascosti nella società, continuando a produrre vittime che usano il silenzio come impotente difesa. Ma è proprio questo silenzio a rendere possibile il perpetuarsi del problema…»
È con questa citazione, che troviamo nel testo, che si introduce il tema centrale di Le nuove forme di devianza – Realtà osservazione e missione educativa (Armando Editore, pp. 207, €19,00), un saggio scritto da Agata Maria Alba Barbagallo, con il supporto di un comitato scientifico.
Il bullismo è una forma di abuso, nella quale si identificano una serie di comportamenti di prevaricazione e sopraffazione posti in essere soprattutto (ma non solo) in ambito giovanile. Le azioni possono riguardare molestie verbali, aggressioni fisiche, persecuzioni. Questi abusi vengono solitamente ripetuti nel tempo e chi subisce non è in grado di difendersi da solo. La realtà del bullismo è ampiamente diffusa da molto tempo, ma molto spesso viene sottovalutata e sottaciuta. Inoltre, la rapida diffusione delle tecnologie ha permesso al fenomeno bullismo di evolversi in cyber-bullismo, ossia la forma di bullismo esercitata in rete, soprattutto sui social network. È una forma più occulta, perché meno eclatante, più sottile, ma altrettanto dannoso. Un’analisi approfondita ha individuato che i contenuti mediali a cui siamo quotidianamente sottoposti possono avere un ruolo in quello che sembra essere il segnale di un rovesciamento culturale. Viviamo sempre più̀ in un mondo al contrario, dove la violenza invece di impaurire diviene elemento d’attrazione, soprattutto tra i più giovani.
In questo interessante e articolato saggio, Barbagallo individua le diverse problematiche che possono essere alla fonte del problema e indica quale potrebbe essere un percorso idoneo per combattere questo terribile e pericoloso fenomeno sociale.

Un fenomeno in larga espansione
Secondo alcuni studi, ogni anno circa 3,5 milioni di studenti tra gli undici e i diciassette anni è vittima di bullismo (sia online che offline). Ciò significa che questo elevato numero di ragazzi subisce quotidianamente (settimanalmente o a intervalli regolari): derisioni, minacce, aggressioni verbali e fisiche, diffamazioni, screditamento, sottrazioni di beni materiali e simili… Tutto questo molto spesso avviene a scuola. Questo fenomeno è causato da molteplici fattori: cause sociali e culturali, quindi valoriali, aspetti di carattere psicologico e di educazione sia familiare che scolastica.
Un aspetto davvero fondamentale da tenere a mente quando si parla di bullismo è il mancato sviluppo della capacità di stare insieme, parlare e interagire con i propri coetanei, di esprimere e rispettare le emozioni, di saper tollerare le frustrazioni. Si tratta di una mancata educazione alla pro-socialità. Nei bulli vi è un’eccessiva autostima, mentre è troppo bassa nelle vittime. Il bullo è basicamente una persona che utilizza il proprio potere per intimorire e danneggiare una persona più debole. Il danno che vuole provocare alla vittima è intenzionale.
In questo sistema ci sono, quindi, diversi attori: il bullo, l’aiutante, il sostenitore, il difensore, l’esterno e la vittima. Tutti hanno un ruolo e tutti contribuiscono ad alimentare le angherie e le intimidazioni.

Come si può intervenire?
Nel processo di crescita di un bambino egli vive principalmente due realtà, ugualmente importanti per il suo processo educativo: la famiglia e la scuola. Entrambe, quindi, giocano un ruolo fondamentale nell’individuare e gestire i campanelli di allarme che possono manifestarsi.
Barbagallo individua diverse azioni che si potrebbero adottare per contrastare il fenomeno. La norma vigente prevede “azioni a carattere preventivo” e una strategia di attenzione e tutela ai minori coinvolti, sia nella posizione di vittime sia che di carnefici. Risulta fondamentale indagare la rabbia presente nel bambino e aprire un dialogo con lui, così da evitare che poi possa incanalare questa rabbia in atteggiamenti dannosi, perché la rabbia è un sentimento che ogni individuo prova e deve provare. Come tutte le condizioni emotive è positiva ed è possibile esprimerla senza violenza, senza danneggiare se stessi o il prossimo. La rabbia repressa, invece, può̀ diventare esplosiva e dannosa in quanto può̀ trasformarsi in violenza o sopruso verso altri.
Lo stile educativo dei genitori, soprattutto nei primi anni di vita, ha un grosso peso. Un utilizzo coercitivo del potere, poiché è avvalorata la tesi del “violenza chiama violenza”. Un bambino abituato a un determinato stile relazionale lo prenderà da esempio. Allo stesso tempo, il genitore eccessivamente permissivo e tollerante che non riesce a dare limiti favorisce il dilagare dell’aggressività verso i compagni.
Poiché la scuola è la principale arena di questo problema e, inoltre, deve essere un luogo adibito all’educazione, risulta fondamentale che i docenti orientino la propria attività didattica in un lavoro di tipo cooperativo, in modo da favorire l’empatia e la comunicazione emotiva. Dovrebbero stimolare e coinvolgere i ragazzi in riflessioni su temi sociali. Ma, soprattutto, devono fermamente condannare ogni atto di intolleranza e di sopraffazione. Ovviamente, anche i genitori hanno un ruolo chiave: è il loro compito primario vigilare sui comportamenti dei figli, sul loro uso dei dispositivi elettronici e collaborare con la scuola. È bene che l’individuo non venga più osservato isolatamente, ma considerato parte di un tutto, come si relazione con gli altri e l’ambiente circostante. Come parte attiva di una comunità, di un sistema, poiché ogni membro si influenza reciprocamente mediante dei feedback continui.

Bullismo nella fase adulta
Il bullismo nasce tra i giovanissimi, soprattutto tra i banchi di scuola. Tuttavia, è vero anche che si tratta di un fenomeno che per molto tempo (e talvolta ancora oggi) è stato sottovalutato e, infatti, viviamo in una società che molto spesso è intrisa di comportamenti prevaricatori e dannosi, ma non ce ne rendiamo conto. È molto probabile, perciò, che un bullo cresca e nell’età adulta manifesti sotto altre forme le proprie frustrazioni.
Un fenomeno molto diffuso è il mobbing: insieme di comportamenti di molestia e intimidazione psicologica messi in atto tra adulti nei luoghi di lavoro, dove un individuo viene sistematicamente vittimizzato dai colleghi o dai superiori. Minacce, false accuse e denigrazione fatte con lo scopo di provocare disagio psicologico o materiale alla vittima. Quasi sempre, la vittima di mobbing è omertosa e nega di subire certe vessazioni, per cui trova molta difficoltà a denunciare il problema e a chiedere aiuto.
Altro fenomeno ampiamente diffuso al giorno d’oggi è quello dei leoni da tastiera sul Web: i social network (Facebook, Instagram, Twitter) sono invasi da utenti che si nascondono dietro il proprio dispositivo e ogni giorno vomitano insulti ovunque e per qualsiasi ragione. È diffusa la convinzione che su internet tutto sia più lecito, perché l’assenza fisica non permette di capire davvero quanto si può ferire davvero. Si è convinti che sbarcando su internet ci si possa spogliare del disimpegno morale che solitamente si ha. Anche in questo caso gli spettatori (bystanders) che non denunciano, ma interagendo alimentano le molestie sui social network, non fanno che aumentare la pericolosità del fenomeno.
Bullismo e mobbing non sono sinonimi, il bullismo si riferisce a episodi che avvengono tra bambini e ragazzi, ma è importante mettere in relazione i diversi fenomeni per capire un eventuale evoluzione di comportamenti tossici trascinati nel tempo.

L’importanza di impegnarsi a educare i ragazzi
L’opera di Barbagallo è ricca di testimonianze dirette, sia di vittime che di bulli, che raccontano in prima persona ciò che hanno subito e vissuto. Conoscere storie reali è molto importante per capire la reale sofferenza che si cela dietro questo spinoso tema. Non si tratta di ragazzate, di scherzi tra bambini, di innocenti giochi… le parole fanno male e anche la solitudine. È importante impegnarsi a educare i ragazzi, renderli empatici e sensibili verso ciò che li circonda poiché ciò che assimilano in questi primi anni di (talvolta complicata) esistenza getta le basi per gli adulti che saranno in futuro: che amici, fidanzati, mariti, colleghi, padri saranno. Non si diventa adulti da soli, è doveroso dare loro una guida. Giulia Condorelli

(www.bottegascriptamanent.it, anno XVIII, n. 198, marzo 2024)

Collaboratori di redazione:
Elisa Guglielmi, Ilenia Marrapodi
Progetto grafico a cura di: Fulvio Mazza ed Emanuela Catania. Realizzazione: FN2000 Soft per conto di DAMA IT