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A. XVIII, n. 206, dic. 2024
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Comunicazione e Sociologia (a cura di La Redazione) . A. XVIII, n.197, febbraio 2024

Una Roma di
poesia e storia

di Bianca De Peppo Cocco
Per Armando, il
romanzo lirico di
Costanza Marana


Ambientato in una Roma piena di poesia e di storia, il romanzo Il cantico dell’ombra (Armando Editore, pp. 88, € 13,00) della scrittrice Costanza Marana mette in scena la parabola profondamente contemporanea di una moderna ninfa attraverso mezzi espressivi inaspettati.
La protagonista, chiamata eloquentemente Euridice, è una figura reale ma anche simbolica e l’esperienza della vita assume in lei i tratti di una storia allegorica. Più vicina alla poesia che alla prosa, la narrazione si sofferma su semplici avvenimenti in cui il lettore si può facilmente riconoscere ma che vengono sublimati dalle parole intense ed espressive. Marana racconta la quotidianità attraverso atti pieni di lirismo e il viaggio verso la conoscenza di sé, dell’amore e della bellezza è costellato di momenti di passaggio metaforici e di quadretti semplici ma densi di significato.
Con l’esplicita volontà di allontanarsi da un racconto che possa dirsi realistico o verosimile, Il cantico dell’ombra è un breve componimento denso di cultura classica che tenta di ritrarre una ninfa alle prese con la vita comune fra la ricerca spasmodica dell’amore, il desiderio della bellezza e l’incertezza di un sé pronto a essere messo in discussione.

L’ambientazione romana
Euridice vive innanzitutto la città. Roma e le sue contraddizioni rappresentano lo scenario ideale per una protagonista che vive nella propria astratta simbolicità, ma che dopotutto ha a che fare con la concretezza del reale. Innamorata della notte romana, ella contempla l’assopirsi del mondo e colleziona nell’oscurità una lunga fila di pensieri e di personaggi.
La notte apre la porta all’eterno e all’ignoto, in cui Euridice si riconosce, e ogni angolo della Città Eterna diventa uno spazio liminale colmo di potenzialità. Nel banale tratto che la riporta verso casa dall’ufficio, la protagonista, scossa dal vento e protetta dall’ombra, sperimenta una solitudine piena di poetismo e di emozione.
Le immagini di narrazioni classiche si introducono con forza e si sovrappongono alla linearità del suo percorso mentre Roma ormai dormiente viene dipinta di buio come in un quadro di Caravaggio. L’oscurità, dunque, permette alla protagonista di allontanarsi dal prosaico e di abbandonarsi al distante e all’inconoscibile, dimentica del tempo e dello spazio.

L’amore e la disillusione
L’incontro con Sebastiano scombina l’esistenza della protagonista che viene travolta da una passione irrefrenabile tanto intensa quanto contraddittoria. Lei è eternamente spinta verso l’oltre, lui è contingenza pura. Opposti e in qualche modo complementari, gli amanti errano fra paesaggi desolati e onirici in cui regnano personaggi allegorici e rigidi, che allontanano il desiderio impetuoso dei due perché incompatibile con la freddezza e la fissità dei loro ruoli.
Sempre più, intanto, Euridice accoglie e introietta il frangente, incarnato da Sebastiano, e si accinge a sperimentare il presente e il quotidiano con una nuova maturità. Allo stesso modo, lei apre nuovi orizzonti immaginativi a lui e così essi si attorcigliano l’uno dentro l’altro in un susseguirsi di intensi momenti di romantica condivisone. La loro storia, tuttavia, è destinata a non durare e all’ardente passione subentra l’insofferenza e il distacco.
La descrizione dell’amore e della disillusione sembra voler delineare una favola dai tratti fantastici ma cucita attorno a un’esperienza così comune quanto banale. La simbologia coinvolge e valorizza il semplice racconto elevandolo a parabola universale.

La ricerca della bellezza
Il vuoto creato dall’amore dissolto suscita in Euridice un esteso desiderio di bellezza. Abituata a essa fin da bambina, la protagonista si circonda di meraviglie. Come un tempio, la sua casa diventa il luogo privilegiato di questa riappropriazione fra i ricordi della sua infanzia. A riaccendere la speranza di un’unione fertile fra finito e infinito è innanzitutto la musica. Dopotutto Euridice era nell’antichità classica una musa e, in quanto tale, amante e protettrice delle arti e, tra queste, della musica.
L’esigenza di ritrovarsi in contatto con questa antica arte la spinge finalmente a interfacciarsi con il coinquilino Franz, organista fino a quel momento assai silenzioso e appartato. La donna si lascia affascinare dalla musica dell’organista che, però, scosso anch’egli da una turbolenta storia d’amore, non si lascia avvicinare facilmente. Euridice riscopre un nuovo sentimento di tenerezza e resiste alla finta indifferenza di lui. Ritrovatasi, dunque, a contatto con il presente in tutta la sua ordinarietà e in tutto il suo disincanto, la protagonista riesce a rimodellare una nuova forma di vita che contempli tutti gli aspetti della sua indole ormai lacerata e in conflitto.
L’intensità allegorica e poetica accompagna con più distacco gli ultimi momenti, lasciando il lettore a confrontarsi direttamente con la schietta realtà di due anime sofferenti che germogliano insieme a nuova vita.

Bianca De Peppo Cocco

(www.bottegascriptamanent.it, anno XVIII, n. 197, febbraio 2024)

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