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A. XVIII, n.196, gennaio 2024
Il fuoco rivoluzionario
nel Novecento italiano
di Elvira Mancuso
Giovanna Capelli, per Mimesis, ricostruisce
le varie vicende politiche del Centro Mao
Sappiamo bene che tra gli anni Sessanta e Settanta del Novecento il mondo è travolto da conflitti economici, politici e sociali; il clima internazionale è permeato da eventi che sconvolgono gli equilibri generali in maniera irreversibile: la guerra fredda tra il blocco sovietico e quello statunitense, la lotta all’imperialismo del nord America, la guerra del Vietnam, il razzismo imperante negli Usa e i conseguenti movimenti per i diritti civili; sono queste le dinamiche che cambiano la vita politica e culturale dei paesi a livello globale, attraverso modalità che non hanno precedenti e che, sicuramente, non si ripeteranno, non con la stessa potenza.
L’Italia non si sottrae a questi meccanismi. Quella che possiamo definire la scintilla che scatena il Sessantotto in Italia – l’occupazione dell’Università “Cattolica” di Milano da parte di decine di migliaia di studenti in protesta e, più tardi, il massacro di largo Gemelli – è l’occasione in cui si incontrano Gianni Zambarbieri e Giovanna Capelli.
Da quel momento la loro vita politica e sentimentale si intreccia tanto che il libro di cui abbiamo deciso di parlarvi nasce proprio dalla commistione delle idee di queste due personalità. Si tratta di Passare con il semaforo rosso, quasi un romanzo. 1968-1976. Il Centro Mao di San Giuliano. Comunisti e comuniste alla ricerca del partito (Mimesis, pp. 288, € 24,00).
Il progetto di Zambarbieri, gli ideali e la nascita del Centro Mao
Giovanna Capelli, autrice del libro, è stata senatrice per Rifondazione comunista nel secondo governo Prodi, ma soprattutto è stata comunista e femminista, impegnata da sempre nel movimento operaio e nelle lotte per la giustizia sociale e la libertà femminile che hanno caratterizzato l’Italia tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Settanta.
Gianni Zambarbieri, che all’epoca dell’incontro con l’autrice era un giovane operaio militante comunista, è stato il suo compagno di vita e di lotta politica.
Nel 2020, durante la caotica desolazione della pandemia che ha stravolto il globo, quest’ultimo esprime il desiderio di ricostruire le esperienze politiche che hanno contraddistinto la sua vita e quella di Capelli ma, soprattutto, di mettere nero su bianco la storia del Centro Mao. L’obiettivo, ma forse è meglio dire la speranza, di Zambarbieri è quello di fornire un esempio di autoorganizzazione e di democrazia alla sinistra odierna e di farlo a partire proprio dal Centro Mao che, seppure per «un tempo breve» – come sottolinea la stessa autrice – ha rappresentato a Milano gli ideali di cambiamento, giustizia sociale e solidarietà di cui i giovani comunisti del Sessantotto si facevano promotori.
Il 31 agosto dello stesso anno Zambarbieri viene a mancare e il suo progetto rimane nelle mani di Giovanna Capelli che, grazie ai suoi ricordi e alla scrupolosa raccolta di documenti, appunti e diari di Gianni, riesce a ricostruire il periodo più significativo del loro attivismo politico, offrendoci, in questo testo, una panoramica ricca e avvincente dei 53 anni trascorsi insieme a lui.
Capelli ci guida, così, attraverso la lente delle rivoluzioni, in un viaggio critico e riflessivo che non solo ci invita ad approfondire le questioni politiche dell’epoca, ma ci costringe anche a confrontarci con le sfide personali a cui fu chiamata, insieme al suo compagno di vita. E il Centro antiimperialista Mao-tse-tung è il posto che dal 1969 al 1975 fa da sfondo a tutto questo.
Fondato a Milano e frequentato da circa 300 attivisti, il Centro diviene il terreno fertile per il dibattito politico radicato nella realtà locale ed emerge come un luogo cruciale per la definizione di orientamenti generali che rispecchiano le esigenze specifiche della comunità, contribuendo in modo rilevante alla costruzione di un’identità politica e sociale.
Le parole dell’autrice evocano in maniera precisa ed efficace tutto ciò che il Centro ha rappresentato: «Il Centro Mao è stato uno spazio di vita comune, attrattivo, impegnativo, accogliente, ma come tutte le comunità, attraversato anche da contrasti e durezze, scontri appassionati, amori nati e finiti».
Un viaggio in un’epoca fervente di attivismo
Il testo di Capelli, quindi, emerge come un affascinante viaggio attraverso l’intreccio intricato di ideali politici, rivoluzioni sociali e le vite private dei suoi protagonisti. Attraverso le sue pagine, siamo catapultati in un’epoca di fervente attivismo, dove l’eccitazione delle rivoluzioni ha permeato ogni aspetto della vita, dall’arena politica alle sfere più intime della vita quotidiana, e ci ricorda che dietro ogni manifesto rivoluzionario si celano individui complessi, con passioni, dubbi e lotte personali.
In definitiva, si configura come un contributo significativo alla comprensione di un’epoca cruciale della storia contemporanea, che fornisce un approfondimento completo sulle dinamiche e sulle ideologie che hanno plasmato le vicende politiche italiane, ma è accompagnato anche dalla dimensione umana che gli conferisce una profondità e una caratterizzazione grazie alla quale il lettore riesce a esplorare una pluralità di sentimenti ed emozioni.
Elvira Mancuso
(www.bottegascriptamanent.it, anno XVIII, n. 196, gennaio 2024)
Elisa Guglielmi, Ilenia Marrapodi