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Anno II, n° 9 - Maggio 2008
Una “gita nel tempo” nel Sud.
Nel 1949, poco dopo la guerra,
la scoperta di una terra straniera
di Andrea Vulpitta
Un testo di un’autrice polacca edito
da Rubbettino in Viaggio in Calabria
Lo avesse compiuto oggi, Kazimiera Alberti, un viaggio di sei mesi (L’anima della Calabria, Rubbettino, pp. 352, € 7,90) certo non avrebbe scritto con lo stesso amore e lo stesso entusiasmo di una terra apparsale, nonostante le ferite della Seconda guerra mondiale, bella e autentica come poteva essere
È un viaggio quello della scrittrice e poetessa polacca che, dopo l’uccisione del marito ad opera dei tedeschi, emigra in Italia dove sposa il letterato Alfo Cocola che diviene il suo traduttore e la riporta a scrivere dopo dieci anni di silenzio.
Sei mesi in Calabria per conoscere e scoprire
È una camminata lunga, fatta per comprensori, che non segue una logica classica di itinerario specie in riferimento alle vie di comunicazione. Il libro inizia con il racconto di una passeggiata (si fa per dire) da Reggio Calabria a Scilla tra l’inebriante profumo dei limoni e il pensiero che corre alla leggenda di Scilla e Cariddi padroni dello Stretto e alla struggente bellezza della Chianalea di Scilla. Sale l’esploratrice sulla vetta del monte Sant’Elia per ammirare il panorama della Piana di Gioa Tauro e racconta, con la curiosità tipica del viaggiatore, quello che scopre di luogo in luogo, dei personaggi che ne hanno fatto la storia, delle attività e delle peculiarità dei luoghi; è così che giunta a Pizzo si sofferma non poco sulla figura di Gioacchino Murat colpita dalla storia e dalla fortezza dove il comandante venne fucilato. Risale lungo la costa tirrenica la scrittrice e racconta dell’esperienza fatta al santuario di San Francesco nella città di Paola, descrivendo con dovizia di particolari la misticità del luogo.
La conoscenza della Magna Grecia
Attraversa tutta
La montagna nel profondo Sud
Sale in Aspromonte la scrittrice e nel descrivere il fascino e i panorami della montagna sembra impossibile che tanta ricchezza poi negli anni sia divenuta tristemente nota alle cronache come luogo di prigionia di sequestrati e oggi ricovero e rifugio di spietati criminali. Quando arriva in Sila colpisce la sua definizione dell’altopiano calabrese che divide in «due volumi»: il primo con chiaro riferimento alla fruizione prettamente turistica e ricreativa che offre la vasta area e il secondo che si sofferma non solo sulle materie prime e sull’economia silana, ma fa intravedere, anche attraverso le attività forestali, ipotesi di sviluppo spesso rimaste sulla carta. Taverna rappresenta la tappa di conoscenza di Mattia Preti che descrive in tutta la sua grandezza non dimenticando che opere dell’artista sono esposte in tutto il mondo. Prima di arrivare a Cosenza la viaggiatrice ha il tempo e la curiosità di scoprire anche «i Balcani in Calabria» facendo sosta a San Demetrio Corone paese di origine albanese. Cosenza, città di Bernardino Telesio, viene definita «l’Atene calabrese» e descritta nella sua bellezza a partire dal panorama visibile dall’antico castello di epoca normanna.
Nostalgia e sguardo verso un’altra Calabria
Un viaggio veramente remoto, fatto in sei mesi, lontano da un’esplorazione rapida dei luoghi e da un turismo mordi e fuggi che se appaga il desiderio di viaggiare, certo non può lasciare conoscenza e scoperta. Kazimiera Alberti nel suo personalissimo viaggio coglie tutto il possibile, lasciando l’impressione di aver steso il libro in collaborazione con più persone per la quantità di sfumature, di particolarità e approfondimenti che nello spostarsi da un luogo all’altro compie, sempre con la curiosità tipica di chi viaggia per conoscere ed apprendere. Sappiamo purtroppo che tante delle cose descritte dalla scrittrice oggi sono scomparse o in grande pericolo, ma l’immagine positiva che viene fuori dalla lettura del libro spinge a pensare che il testo rappresenti un involontario (e temiamo poco conosciuto) strumento promozionale per il turismo della Calabria.
Andrea Vulpitta
(www.bottegascriptamanent.it, anno II, n. 9, maggio 2008)