Società di prodotti editoriali, comunicazione e giornalismo.
Iscrizione al Roc n. 21969.
Registrazione presso il Tribunale di Cosenza
n. 817 del 22/11/2007.
Issn 2035-7370.
Direttore editoriale: Mario Saccomanno
A. XVIII, n. 205, nov. 2024
Xylella: le falsità sulla
strage degli ulivi salentini
di Alessandro Milito
Per Rizzoli, Daniele Rielli ricostruisce la nascita
della più grave epidemia di piante al mondo
In mezzo a un clima estivo che sembra impazzito – quando di pazzo c’è solo il negare i profondi cambiamenti in corso – la speranza è che finalmente aumenti la consapevolezza sull’ambiente che viviamo e modifichiamo costantemente. Ed è proprio un cambiamento brutale, rapido e inesorabile l’oggetto del libro di Daniele Rielli Il fuoco invisibile. Storia umana di un disastro naturale (Rizzoli, pp. 290, € 18,00).
Una mutazione che investe un paesaggio caro all’autore, quello salentino, quello degli ulivi secolari della sua famiglia d’origine. Quegli stessi ulivi devastati dalla più grande epidemia di piante ancora in corso nel mondo, generata da un organismo tanto infinitesimale quanto letale: il batterio xylella fastidiosa.
L’epidemia da xylella tra reportage e romanzo
Daniele Rielli non è solo giornalista e scrittore ma è anche piccolo proprietario terriero di origini salentine. La biografia dell’autore è il presupposto principale per capire i vari livelli della narrazione de Il fuoco invisibile e la sua natura multiforme: un reportage giornalistico ma anche un romanzo; una cronaca ordinata di fatti a cui si alternano pagine di rievocazione storica; un’analisi razionale e scientifica che lascia il passo a un libro di ricordi familiari e intimi.
La formula scelta da Rielli è vincente e riesce a coinvolgere il lettore in un mondo fatto di ulivi, batteri e ricerca scientifica iper-specialistica. Ma l’affare xylella non è solo questo e il libro diventa immediatamente qualcos’altro: una fotografia drammatica dello stato della scienza nel nostro paese e una tragedia collettiva con protagonisti e parole d’ordine che abbiamo imparato a conoscere bene durante gli anni della pandemia da Coronavirus.
In origine c’era un batterio, dunque. Un microscopico organismo che è stato importato involontariamente da un habitat completamente estraneo alla penisola salentina: ormai la comunità scientifica è concorde nel ritenere che una pianta ornamentale arrivata dalla Costa Rica sia stata il vettore di xylella.
Improvvisamente, a metà degli anni Dieci, gli alberi iniziano a seccare in un modo del tutto particolare, finora mai visto dagli olivicoltori del luogo: pare quasi che gli ulivi, anche quelli secolari apparentemente immortali, brucino dall’interno. Un fuoco profondo e meschino, tanto invisibile quanto rovente. Con una narrazione incalzante, quasi da romanzo giallo, Rielli riesce a descrivere l’origine dell’epidemia o meglio: la sua individuazione da parte degli scienziati.
Sono gli scienziati i protagonisti di quella che diventerà una tragedia di proporzioni inimmaginabili. Quegli stessi scienziati del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) di Bari più volte elogiati all’estero per la serietà del loro lavoro così come brutalmente ostracizzati e contrastati in Italia.
Due mondi inconciliabili
E qui sta il cuore del dramma: il sistema di prevenzione, partito con le migliori premesse, si inceppa subito dopo e impedisce il controllo dell’epidemia. Perché è il meccanismo di negazione del problema il vero antagonista de Il fuoco invisibile. Una macchina poderosa e inesorabile, animata da uomini e donne spesso in buona fede ma inconsapevolmente complici dell’aggravarsi di un problema in origine affrontabile.
Il libro narra perfettamente lo scontro di due mondi, incomunicabili e inconciliabili tra loro: da una parte il mondo della ricerca empirica e dei dati delle analisi scientifiche, dall’altra un universo sfaccettato composto da credenze arcaiche e pseudoscientifiche unito dal collante del negazionismo e ammantato da complottismo. Sono termini di un discorso che abbiamo appena affrontato con il Covid e che mostra ancora oggi le sue ferite: chi negava la tragedia del Coronavirus ancora oggi insiste a mantenere ferma la sua posizione, spesso dichiaratamente ostile alle autorità scientifiche e sanitarie.
Il lavoro di reportage di Rielli è lodevole perché, pur portando avanti una tesi specifica, riesce a raccogliere molteplici punti di vista, senza mai banalizzarli. La lunga galleria di personaggi de ll fuoco invisibile rappresenta uno dei suoi pregi principali. Si tratta di donne e uomini che il libro segue nell’evoluzione degli anni e ritorna a bussare alla loro porta per chiedere una loro opinione sull’evolversi della vicenda. Questo porta il lettore ad affezionarsi ad alcuni di loro il ché, inevitabilmente, richiama certi elementi tipici del romanzo: un’altra prova della natura multiforme del testo.
La nuova piaga contemporanea: il negazionismo
La negazione nasce da un trauma che ci si rifiuta di accettare. E il trauma di questo fuoco invisibile è rappresentato dall’abbattimento volontario, a scopo precauzionale, di quegli stessi ulivi che si intende salvare. Per contenere l’epidemia il protocollo, stabilito a livello europeo, parla chiaro nel suo freddo e asettico linguaggio burocratico-scientifico: un’estesa fascia di ulivi al limite della zona di infezione del batterio deve essere abbattuta per isolare l’epidemia e arrestarne l’avanzata. Un’operazione indubbiamente traumatica per chi ha basato una vita intera su quegli alberi ma comunque necessaria per evitare la completa distruzione di un ecosistema con i relativi interessi economici. Non è un caso che la seconda parte del titolo del libro sia Storia umana di un disastro naturale. E infatti la tragedia ha origini, e soprattutto sviluppi, fin troppo umani.
Questa narra di un cortocircuito mediatico, politico e istituzionale che, pur di non accettare una drammatica realtà, preferisce criminalizzare chi ha individuato il problema; oppure, si perde in complicati e paradossali complotti che coinvolgono multinazionali occulte e scenari ai limiti del film fantapolitico di serie b.
Il guaio è che l’onda diventa ancora più inarrestabile quando coinvolge le istituzioni politiche e, soprattutto, la magistratura. Le pagine più paradossali del libro riguardano proprio l’inchiesta aperta (e chiusa nel 2019) dalla Procura della Repubblica di Lecce nei confronti di quegli stessi scienziati che avevano individuato il batterio e indicato le possibili soluzioni per il suo contenimento. Una beffa a cui è seguito un danno che la Puglia paga ancora oggi: l’infezione, infatti, non solo ha sterminato milioni di ulivi, modificando radicalmente il territorio, ma continua ancora oggi la sua avanzata.
Il fuoco invisibile è una lettura necessaria in questo periodo in cui altri esempi di radicale negazionismo si alternano con crescente costanza. Di fronte a fenomeni atmosferici sempre più estremi, destinati a diventare la normalità, non mancano le voci di quelli che si ostinano a scuotere la testa, a minimizzare, o peggio: a paventare un complotto ambientalista.
Paradossalmente, un certo tipo di ambientalismo radicale e fanatico è stato uno dei tristi protagonisti della vicenda xylella: questo a significare che, comunque lo si guardi, il complottismo fanatico e acritico, slegato da evidenze scientifiche, ha portato e porterà sempre danni. La storia umana del disastro naturale raccontata da Rielli è un monito: non facciamo più gli stessi errori.
Alessandro Milito
(www.bottegascriptamanent.it, anno XVII, n. 192, settembre 2023)
Elisa Guglielmi, Ilenia Marrapodi