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A. XVII, n.188, maggio2023
Un autoritratto doloroso
di una figlia mai voluta
di Alessandra De Santis
Nep pubblica un libro in cui Scala racconta
la riscoperta di un pezzo mancante di sé
Quanto può influire sulla propria esistenza scoprire a quasi sessant’anni di non essere figlia al proprio padre? La storia che Simonetta Scala racconta nell’autobiografia L’errore (Nep, pp, 224, € 16,00) cerca di esprimere il ruolo che tale scoperta ricopre nella sua vita adulta. Attraverso la rilettura e rivisitazione dei suoi diari dal 2015 al 2021 – diciassette per la precisione – l’autrice ricostruisce un passo alla volta gli ultimi anni delle vite dei suoi tre genitori: la madre Liliana, il padre Claudio e l’altro padre, Raffaele. Nel tentativo di colmare quei vuoti che l’hanno accompagnata in tutta la sua esistenza, nel cercare di dare un senso al suo senso di inadeguatezza e non appartenenza alla propria famiglia, Simonetta si ritrova a fare un test del Dna che dà un risultato che, in qualche modo, si aspettava: Claudio non è il suo padre biologico.
A scatenare gli eventi che l’hanno portata ad effettuare tale analisi c’è una frase sfuggita alla madre, malata di Alzheimer, in presenza della sorella Emma: «Ci sono due papà». Non è lei, dunque, la vera testimone di una confessione sfuggita nella confusione data dalla malattia degenerativa di Liliana, che fino alla fine è in grado di mantenere il segreto sulla paternità della primogenita nonostante la demenza. Tuttavia, quelle poche parole cambiano il corso della vita di Simonetta.
Liliana e Claudio: due genitori imperfetti
Sin da bambina, Simonetta avverte un certo distacco da parte della madre e del padre. Liliana, donna amata da tutti, solare, dolce, bellissima – fa spesso riferimento alla fierezza con cui sfoggiava il suo naso aquilino –, è una figura antagonista nel corso degli anni. La scrittrice se ne distanzia a causa delle incoerenze che avverte in lei: nonostante la spigliatezza e la forza che è in grado di dimostrare, rimane in un matrimonio infelice subendo gli abusi verbali di Claudio.
Per questo motivo, Simonetta sente di essere l’errore che la madre ha commesso non decidendo di abortire e sposando, dunque, un uomo che non amava realmente: il vero amore della sua vita è Raffaele, un vecchio fidanzato a cui rimane legata fino alla morte. Tuttavia, scoprendo di non essere figlia di Claudio e, possibilmente, di quest’uomo, Simonetta riconsidera le motivazioni alla base del comportamento del padre che l’ha cresciuta, spesso ostile nei suoi confronti.
Nella ricostituzione del puzzle della sua nascita, si ritrova ad affrontare verità scomode e a mettere in discussione tutta la sua identità. I sette anni della lunga malattia di Liliana sono difficili da elaborare non solo per la sofferenza che prova nell’assistere al lento sbiadirsi della figura della madre, ma anche perché, sin da giovane, sente di amare sua madre solo quando la immagina morta. Una relazione complicata che continuerà a tormentarla anche dopo la morte di Liliana.
Il padre che non l’ha mai voluta: Raffaele
Nel 2015, Simonetta trova il coraggio di contattare Raffaele per conoscerlo, ma dovrà aspettare altri due anni prima di avere la possibilità di incontrare il suo padre biologico. Si riconoscono, senza ammettere ad alta voce di sapere chi sia in realtà l’altro. Raffaele è un uomo di novantun anni, depresso e narcisista, che instaura una relazione con la scrittrice fatta di cene e messaggi arricchiti da continui attacchi nei suoi confronti, che la portano a comprendere come quell’uomo che l’ha negata sin da prima della sua nascita perché non voleva legami, continua a non riconoscerla come propria figlia fino alla fine.
Infatti, nonostante Simonetta sia stata riconosciuta da Claudio, Raffaele e Liliana avevano continuato a rimanere amanti per anni. L’idea di essere, dunque, un errore nella vita di tutti e tre i suoi genitori non fa altro che alimentare la forte depressione che sta cercando di superare attraverso la psicoterapia. Raffaele, a volte, mostra una certa propensione nei confronti di Simonetta, per poi ferirla e ricordarle quanto averla incontrata non abbia avuto alcuna importanza per lui. Per questo motivo, quando la relazione tra i due arriva al punto di rottura, l’autrice taglia definitivamente i ponti con quell’uomo che, nonostante tutto, chiama suo padre. La notizia della sua morte nell’agosto 2020 – stesso mese di morte della madre – la conduce in una nuova spirale di episodi depressivi, in cui protagonista è il pensiero di essere orfana di tre genitori che non l’hanno mai voluta.
La forza di mettersi a nudo
Ritratto straziante di un’esistenza passata a cercare di dare un senso alla propria origine, mettendo sempre in dubbio la propria identità a causa di verità scomode e segreti dal peso non misurabile, l’autobiografia ci accompagna attraverso gli anni forse più complicati della vita di Simonetta, che riversa nell’opera il contenuto dei suoi diari con l’intento di rimettere ordine quando ormai è anziana. L’autrice non risparmia al lettore il dolore intenso che ha provato sin da giovane, né la potenza dei rifiuti che l’hanno spezzata e resa una donna solitaria afflitta da una forte depressione. Lo stile diaristico, inoltre, è in grado di trasmettere ogni emozione, dubbio, sogno e riflessione di cui Simonetta fa esperienza in questa sua ricerca senza risultati del perché non sia stata amata come avrebbe dovuto.
Un’autobiografia feroce, senza filtri, che mostra nella loro crudezza le relazioni ostiche tra genitori e figli e l’impatto che possono avere non solo sulla personalità, ma anche sulla capacità di poter fare esperienza di questa esistenza portandosi dietro cicatrici insanabili e una angoscia senza fine. Tuttavia, la scrittura stessa di un’opera di questo genere dimostra la grande resilienza che, nonostante tutti gli ostacoli, caratterizza Simonetta, capace di mostrare al mondo la sua vera identità.
Alessandra De Santis
(www.bottegascriptamanent.it, anno XVII, n. 188, maggio 2023)
Ilaria Iacopino, Ilenia Marrapodi, Maria Chiara Paone