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A. XVIII, n. 205, nov. 2024
Come si può essere felici
in un mondo così cinico?
di Alessandra De Santis
In un saggio edito da Infinito, Terrone analizza
il senso della vita attraverso BoJack Horseman
«Perché le persone, pur anelando la felicità, finiscono spesso e volentieri per agire in modo da rendere la propria esistenza irrimediabilmente infelice?» È questa la domanda alla base dell’analisi compiuta da Enrico Terrone - ex insegnante di cinema all’Università del Piemonte e redattore di Segnocinema e Rivista di estetica -, nel suo saggio La ricerca dell’infelicità. Il mondo alla rovescia di BoJack Horseman (Infinito edizioni/Edizioni estemporanee, pp. 96, € 12,00).
L’autore, analizzando la trama e la struttura della serie d’animazione firmata Netflix, tenta di stilare un’interpretazione del carattere e del comportamento dell’insolito protagonista, un cavallo cinquantenne che negli anni Novanta era diventato una star di Hollywood e ora è alle prese con i fallimentari tentativi di rilancio della sua carriera. Tuttavia, è proprio il suo modo cinico di vedere ed esperire la vita a portarlo, irrimediabilmente, all’insuccesso in ogni occasione, come se non vi fosse una possibilità di cambiamento. L’antieroe BoJack, che vive in un mondo fittizio in cui gli animali hanno raggiunto lo stesso grado di evoluzione degli umani e dividono con loro il mondo, rappresenta la decadenza della vita delle star della televisione e del cinema, corrotte dalla fama di successo e costantemente insoddisfatte della propria esistenza.
L’incapacità di vivere nel presente
Il libro esamina diversi aspetti della serie animata, con l’intento di schematizzarne gli avvenimenti per poterli osservare con piglio scientifico e trovare i nodi fondamentali della storia. Infatti, l’autore non si limita a ricostruire collegamenti tra episodi e singoli eventi appartenenti alle sei stagioni dello show, ma attraverso un esame minuzioso tenta di trovare la soluzione alle domande lasciate senza risposta dagli sceneggiatori.
Terrone si sofferma, in particolare, sull’incapacità di BoJack di lasciarsi il passato alle spalle e poter non solo vivere il proprio presente, ma anche progettare un futuro differente e, forse, felice. Come sottolinea più volte l’autore, la serie evidenzia tale aspetto del personaggio attraverso diversi espedienti, quali l’uso dei flashback, i continui richiami al passato glorioso della star hollywoodiana e la trasmissione sulla tv delle videocassette di Horsin’ Around, la sitcom che lo aveva portato al successo.
Tutto ciò serve a dimostrare come la ripetizione degli errori in modo ciclico nella vita di BoJack sia dovuta alla sua incapacità di evolversi in una brava persona, lasciandosi alle spalle l’egoismo e il narcisismo che lo contraddistinguono. Per questo motivo, per quanto continui a tentare per tutto l’arco della serie a mutare la propria situazione e la propria indole, l’attore è destinato a creare e a ritrovarsi in situazioni catastrofiche.
La complementarità caratteriale dei deuteragonisti e la loro importanza nella vita di BoJack Horseman
Ad accompagnare il cavallo in quello che si potrebbe definire un loop infinito del viaggio dell’eroe chiarito da Vogler, troviamo quattro personaggi legati a lui da relazioni contraddittorie, ma profonde.
Da un lato, gli unici due amici che BoJack si ritrova a cinquant’anni, Mr. Peanutbutter, un cane che ha ottenuto il successo nel mondo della televisione con un remake di Horsin’ Around, e Todd Chavez, un ragazzo che vive in casa sua da anni. Entrambi dal carattere solare e ottimista, sebbene all’apparenza possano risultare la controparte dello scontroso protagonista, in realtà hanno instaurato relazioni parassitarie con il cavallo e rispecchiano la sua incapacità di maturare. Dall’altro lato, troviamo le due figure femminili più significative della sua vita adulta, Princess Carolyn, sua agente nonché ex compagna, e Diane Nguyen, una scrittrice in cerca di affermarsi afflitta dagli stessi tormenti esistenziali di BoJack.
Tutti i personaggi della serie, quindi, non solo ruotano attorno alla sua figura, ma rappresentano anche sfaccettatura della sua personalità. Perciò, Terrone arriva a definire BoJack Horseman, come un «concerto per cinque strumenti in sette movimenti», per sottolineare la complementarità delle loro vicende all’interno della storia.
Un finale senza fine
Infine, l’autore si sofferma sulle ripetute sequenze di morte e resurrezione dei penultimi e di ritorno con l’elisir degli ultimi episodi di ogni stagione, evidenziando come, ogni volta, la parabola delle vicende e dei cambiamenti del protagonista porti a catastrofi che si risolvono nel finale in cui, irrimediabilmente, non si riesce a raggiungere l’obiettivo iniziale di evoluzione, ma BoJack trova quasi sempre una rassicurante svolta alla sua vita.
Emblematici sono proprio i due episodi conclusivi della serie Netflix, che mostrano il nostro antieroe preda di allucinazioni sulle persone decedute che hanno avuto un forte impatto sulla formazione del suo carattere e, in parte, colpevoli del suo cinismo e dei suoi fallimenti. Tuttavia, l’ultimo episodio lo vede affrontare quattro conversazioni differenti con i quattro deuteragonisti della serie, accomunate da un retrogusto di chiusura e redenzione, come se finalmente BoJack fosse arrivato alla conclusione e realizzazione del suo mutare, tramite la prigione o – come ipotizza Terrone – la morte stessa.
Considerazioni finali
Il saggio conduce un’accurata analisi della struttura narrativa della serie animata, con rimandi precisi a scene e avvenimenti che risultano fondamentali per la comprensione della storia di un cavallo e uomo che rappresenta un altro esempio di quei Difficult Men della televisione americana descritti da Brett Martin, in una parabola che parte da Tony Soprano e passa per Walter White in Breaking Bad.
Nonostante tutte le caratteristiche negative di BoJack, Terrone riesce a spiegare non solo il perché delle sue azioni, ma anche le motivazioni che ci spingono ad amare una figura tanto controversa: la sua fragilità di fondo, quella modalità di vivere gli avvenimenti che ci piombano addosso cercando sempre un modo per reagire, anche se si fallisce. BoJack insegna che ogni persona ha il destino nelle proprie mani e che le scelte che compiamo dipendono solo da noi.
In questo modo, Terrone è stato in grado di sviscerare il messaggio che una serie animata tragicomica vuole trasmettere al suo pubblico: «I personaggi e gli eventi della finzione sono esposti alla medesima mistura di disordine e insignificanza con cui ci si cimenta inevitabilmente nella vita reale».
Bibliografia
Brett Martin, Difficult men. Dai «Soprano» a «Breaking Bad», gli antieroi delle serie tv, Minimum Fax, 2018.
Terrone Enrico, La ricerca dell’infelicità. Il mondo alla rovescia di BoJack Horseman, Infinito edizioni/Edizioni estemporanee, 2022.
Vogler Christopher, Il viaggio dell’eroe. La struttura del mito ad uso di scrittori di narrativa e di cinema, Dino Audino editore, 1999.
Alessandra De Santis
(www.bottegascriptamanent.it, anno XVII, n. 186, marzo 2023)
Elisa Guglielmi, Ilenia Marrapodi