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A. XVII, n.185, gen-feb 2023
Il moderno
snaturante
di Mario Saccomanno
Un testo Pellegrini
sul sensibilizzare
riguardo certi luoghi
Sono diversi gli scrittori che, nel corso del tempo, hanno deciso di raccontare i tratti della propria città o del proprio Paese. Ovviamente, le ragioni di questa scelta sono svariate. Eppure, per arrivare a dare forma concreta a questo bisogno, si è dovuto sempre porre come tassello decisivo del proprio percorso l’osservazione minuziosa del luogo prescelto. Da lì, è susseguita inevitabilmente l’attenzione smisurata verso tutta la serie di testimonianze di cui si è potuto disporre.
Dunque, quanto occorre sottolineare è che, in un agire siffatto, le tracce del passato si possono incontrare non solo nelle documentazioni storiche, ma anche nella vita di tutti i giorni, magari negli umori sprigionati nei quartieri o nei luoghi circostanti a quello su cui si è deciso di concentrarsi. Così, si tratta di far leva su una serie di elementi impressi sia nella storia materiale, sia in quella immateriale, cioè in quel patrimonio composito formato, per esempio, da espressioni orali, da pratiche sociali, da riti o ancora dall’artigianato locale di cui ogni individuo, sebbene in gradi e modi differenti, ne è imbevuto.
Di sicuro, aspetti di interesse si possono rinvenire con semplicità nelle vicende che hanno contraddistinto l’esistenza di alcune delle figure più rappresentative o delle famiglie che hanno avuto un peso sociale per l’intera comunità. Pertanto, è chiaro che, al di là della forma espressiva prescelta e dalle capacità del singolo, per riuscire nell’intento, occorre sempre predisporsi alla ricerca.
È proprio questo uno dei tasselli principali che emergono dalla lettura del testo Paesaggi e storia in Calabria. Cosenza, luoghi e identità (Pellegrini editore, pp. 212, € 16,00) del compianto intellettuale cosentino Emilio Tarditi. Infatti, nei capitoli del libro, l’attenzione è riservata verso i luoghi più cari all’autore e l’approccio utilizzato è multidisciplinare. Così, accanto al ruolo fondamentale ricoperto dai saperi specialistici, che consentono di soffermarsi su ogni argomento con acutezza, non mancano le numerose testimonianze artistiche e letterarie che avvalorano quanto affermato e coinvolgono maggiormente i lettori.
Ne consegue che ogni indagine avanzata poggia anche sulle impressioni lasciate nell’animo e negli occhi in diversi storici, studiosi, viaggiatori o stranieri che hanno calpestato i luoghi descritti. Questa variopinta analisi va a formare un fertile bagaglio che permette di rendere ben nitide proprio quelle tracce scorte a fatica.
Da qui, il testo, vero e proprio resoconto, diventa un mezzo attraverso cui far comprendere la complessità del paesaggio in cui si è immersi. Ancor di più, assume le sembianze di un prezioso strumento in grado di far sviluppare una sensibilità nei riguardi della città abitata. Il tutto tendente a costruire una nuova e proficua armonia.
Il lato emotivo che si interseca a una documentazione corposa
«Di Emilio Tarditi, in questo libro, si capisce subito che ci si può fidare, tanto più che il viaggio in cui ci accompagna riguarda luoghi di cui egli mostra una conoscenza approfondita». Comincia così la Prefazione al testo curata dal docente dell’Università mediterranea di Reggio Calabria Salvatore Di Fazio, che mette in evidenza il forte legame tra l’autore e i posti analizzati.
A ben vedere, è proprio uno dei tratti distintivi rinvenibili non solo nel libro su cui ci si sta concentrando, ma nell’intera produzione di Tarditi. Così, il tratteggiare e prendere le mosse dai luoghi più conosciuti e il marcare a fondo il lato emotivo – sempre intimamente connesso a una documentazione corposa e precisa – mette in evidenza la familiarità e l’affetto che l’autore riserva per la Calabria e, ancor di più, quello immutabile verso la sua città: Cosenza. È lo stesso sentimento che Tarditi cerca sovente di costruire nel testo, pagina dopo pagina, nei riguardi dei suoi lettori.
A tal proposito, per riuscirci, nei primi capitoli, l’attenzione è focalizzata sull’osservazione e sull’analisi dell’intero paesaggio calabrese, costitutivamente segnato dall’intersecarsi delle molteplici culture che nei secoli lo hanno attraversato. Gradualmente, l’indagine finisce per restringersi sempre più al punto in cui a essere esaminati sono numerosi aspetti specifici che connaturano proprio la quotidianità della “Città dei Bruzi”.
Questo modo d’agire, che consente una sincerità e una partecipazione sempre più radicata, permette di cogliere diverse sfumature del paesaggio, che a sguardi disattenti o impreparati potrebbero sfuggire.
In tal senso, discutendo sulla cultura calabrese, è rilevante far notare come Tarditi parli di anime che, nel loro intrecciarsi, hanno lentamente messo in atto quel percorso che soltanto coi Greci portò la società calabrese ad acquisire «un’autorevolezza civile e culturale che in tutta la sua storia non si è più ripetuta».
Così, è inevitabile che, per avvalorare l’aspetto appena riportato, subentra il bisogno di mettere nero su bianco le diverse gradazioni di cui ogni tema specifico, di volta in volta, si carica. Per questo motivo, Tarditi non manca di dedicare diverse pagine del libro all’analisi di questi aspetti precipui. In merito, quanto preme far notare è mostrare come per l’autore la storia magnogreca si ritrovi oggigiorno, più che nei musei e nelle reliquie archeologiche, in quella cultura popolare che si palesa nei contatti e nelle vicissitudini quotidiane.
Conservare l’identità per tessere una nuova armonia
L’indagine paesaggistica messa in atto da Tarditi passa anche e soprattutto dalla minuziosa analisi del fenomeno turistico. In merito, nel libro è sottolineato apertamente che, proprio per la natura e per la storia che presenta, «la Calabria si offre quasi spontaneamente al turismo». Del resto, le interazioni sono evidenti e coinvolgono praticamente tutte le manifestazioni della vita umana. Volendo offrire qualche esempio dei numerosi ambiti coinvolti si pensi anche soltanto all’economia, alla sociologia, alla storia, alla letteratura, all’arte o all’ecologia.
Sopra ogni altra cosa, le analisi di Tarditi hanno come fine quello di favorire il benessere psicofisico delle persone. Per giungere al suo intento, l’autore mette in risalto anche tutte le piaghe con cui nella regione si fanno costantemente i conti e che sottendono l’analisi delle azioni compiute nel tempo, in particolare nel corso degli ultimi decenni.
In merito a queste ultime osservazioni legate alle brutture che si incontrano e segnano i luoghi descritti, risulta proficuo riportare proprio quanto afferma l’autore in uno dei capitoli fondamentali del testo che si sta analizzando. Infatti, con tono perentorio viene sottolineato che in Calabria l’uomo «non si pone in contrasto col paesaggio, se non quando sconsideratamente decide di ferirlo con intendimenti speculativi, che imbruttiscono il territorio e deturpano la natura, verso la quale generalmente si sente assoggettato».
È chiaro che, anche in questo caso, una considerazione siffatta, vertente sulla gravità delle ferite inflitte al paesaggio – verso cui, come si è detto in apertura, Tarditi è intimamente legato – necessita sempre di molteplici appunti e considerazioni in modo tale da evitare etichette e dannose generalizzazioni.
Così, tenuto conto di quest’ultimo importantissimo aspetto, quanto fuoriesce dalle analisi è che, sebbene il fascino che coinvolge la Calabria risulti pressoché immutato, il mosaico di civiltà e natura è stato massicciamente macchiato da irresponsabili che, riportando sempre le parole dell’autore, «senza alcuna dignità civile e senso civico, sono riusciti a deturpare in alcuni tratti il paesaggio costiero con costruzioni di nessun valore architettonico».
Sono questi aspetti che creano quegli squilibri che rovinano l’armonia ricercata e auspicata da Tarditi. Dunque, la violenza che ha segnato i luoghi ha causato e continua a causare diversi danni che, alcune volte, risultano essere irreversibili sia sul piano urbanistico, sia sul piano ambientale.
Natura, storia e creatività intrecciate per costruire nuove speranze
Gli effetti causati dalle ferite inflitte negli ultimi decenni incidono in modo negativo non soltanto sulla bellezza dei luoghi, ma anche sull’identità stessa. È un aspetto che consente di mettere in risalto il legame inscindibile che intercorre tra natura e cultura che, nelle affermazioni di Tarditi, si rinviene con semplicità o è sempre sotteso.
Proprio da questa relazione indissolubile si comprende il motivo che spinge Tarditi a sottolineare più volte il bisogno di conservare quei tratti peculiari, quel carico di tradizioni costruite e livellate nei millenni. Così, contro la violenza manifestata dalla modernizzazione, che snatura e appiattisce i valori, agiscono la conservazione e la tutela.
Inevitabilmente, la cura e la salvaguardia dei luoghi passano anche dal saperne cogliere le peculiarità, dal carpirne i segreti, dal leggerne la storia. Così, il testo è ricolmo di informazioni, finanche di curiosità che concorrono a far comprendere a fondo, così come sancisce il nono articolo della Carta costituzionale, che il paesaggio e il patrimonio storico e artistico devono essere tutelati.
Di sicuro Tarditi mostra con forza come ogni azione debba essere filtrata dal ragionamento, dall’accortezza e deve avere come fine la speranza di non tradire quella Calabria che presenta rilievi e paesaggi mutevoli che danno forma a una complessa situazione geografica, tale che, nel corso del tempo, ha determinato molteplici realtà.
Da qui, l’autore si sofferma su vari elementi di interesse. Per esempio, ampio risalto è dato ai terrazzamenti agrari che si incontrano sul tratto costiero Palmi-Villa San Giovanni. Sono tutti elementi che caratterizzano i luoghi e mirano a incrementare l’offerta turistica, al punto da far registrare ricadute positive sotto diversi aspetti che includono anche e soprattutto la manutenzione e la conservazione del paesaggio interessato.
La capacità dell’uomo mostrata proprio nella Costa Viola, che mette in evidenza la voglia di sapersi adattare alla natura, rispettandola e modellandola, può spingere a favorire un turismo parimenti ambientale e culturale che possa spingere a una più dettagliata conoscenza di quei posti che presentano un fascino immutato.
Porre l’uomo al centro del vivere cittadino
In base a quanto affermato fino a questo momento si può ormai comprendere la portata di questa affermazione perentoria che si incontra nella lettura del testo: «Le risorse della natura da una parte, e quelle della storia dall’altra, della creatività umana e dell’attività operosa dell’uomo, perfettamente integrate, potrebbero offrire un prodotto eccellente, e conseguentemente contribuire alla qualificazione di un determinato territorio».
Sta proprio qui il fulcro delle analisi contenute nel libro che, come chiarito in precedenza, nella seconda parte, confluiscono nell’analisi di molteplici tratti distintivi di Cosenza. Per esempio, viene passata in rassegna l’inaugurazione della stazione ferroviaria della città, avvenuta nel 1877 (con l’operatività della stessa che si verificò due anni dopo) e, soprattutto, l’ultimo periodo, da quando, nel 1987, alla vecchia stazione, posizionata nel centro cittadino, si è sostituita l’entrata in esercizio dello scalo ferroviario di Vaglio Lise.
Così, gli spazi urbani della città, assunti a luoghi simbolici dell’antica Cosenza, vengono discussi con tono partecipato, con trasporto emotivo. Dalla «dignità estetica vagamente dechirichiana» di piazza XV Marzo, si passa a leggere acute disamine e appassionate ricostruzioni di molteplici luoghi e scorci cittadini, tra i quali piazza Riforma, il rione dell’Arenella, il ponte San Francesco o il corso Plebiscito.
Non mancano neppure puntuali osservazioni sullo sviluppo «disordinato e speculativo» registratosi nell’ultimo periodo, quando la città cominciò a espandersi con insistenza anche oltre le acque dei fiumi Crati e Busento. L’espansione urbana, riferisce Tarditi, «solo in minima parte ha tenuto conto dei vitali interessi e bisogni dell’uomo».
Da quanto evidenziato si comprende come Tarditi, per ogni elemento discusso nel testo, non manchi di accludere sempre diverse considerazioni. Soprattutto, non mancano i dubbi che mirano a sviluppare una visione più ampia atta a cercare e proporre soluzioni dinanzi alle problematiche che spesso risultano evidenti e quotidianamente limitanti.
Il tutto fa comprendere a fondo quanto risulti fondamentale una programmazione adeguata che possa porre sempre più l’uomo al centro del vivere cittadino. Solo così facendo potrebbe davvero fruttificare quella speranza di una nuova armonia da costruire quotidianamente e con sguardo indagatore.
Mario Saccomanno
(www.bottegascriptamanent.it, anno XVII, n. 184, gennaio 2023)