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Direttore editoriale: Mario Saccomanno
A. XVIII, n. 206, dic. 2024
Resistere,
sempre e con
ogni mezzo
di Mario Saccomanno
Una raccolta per 4Punte in
collaborazione con “Libert’aria”
fa riflettere sulla grande Storia
Le attività e il catalogo della casa editrice 4Punte edizioni prendono corpo a partire dall’analisi della società odierna. Nello specifico, l’interesse è riposto in modo marcato verso la visione egoistica rinvenuta con semplicità nei tratti che connaturano il quotidiano.
In un articolo apparso sulla nostra rivista (che si può leggere cliccando qui) si è avuto modo di sottolineare quanto, per questa realtà editoriale, l’aspetto appena evidenziato sia intimamente connesso al dilagare del revisionismo storico.
Così, l’obiettivo prefissato di 4Punte edizioni è sempre la resistenza dinanzi alle brutture, di volta in volta, riscontrate nel presente. In merito, risulta opportuno chiarire che questo proposito, che sottende coraggio e forza di volontà, può ramificare pienamente soltanto tramite una serie di incontri con persone e realtà affini. Infatti, così facendo le posizioni che si assumono possono essere diffuse e valorizzate in modo energico ed efficace.
Il mezzo più idoneo per compiere l’intento di disfarsi della patina che nasconde e distorce l’attualità è la diffusione dei dati storici incontrovertibili. È chiaro che le modalità per farlo sono numerose. Indubbiamente, tra le tante, la forma artistica della narrazione in prosa risulta tra le più affascinanti e proficue.
Proprio su questa lunghezza d’onda ci si può soffermare sui frutti della collaborazione tra 4Punte edizioni e l’Associazione culturale abruzzese “Libert’aria”, una realtà intenta a costruire uno spazio atto a favorire un sano e sempiterno confronto che non contempla il pregiudizio.
Il risultato culturale di questo legame è una raccolta di racconti il cui titolo, Non ci resta che resistere (4Punte edizioni, pp. 120, € 15,00), riesce già a riassumerne intenti e contenuti.
Gli autori dei sei contributi, nell’ordine in cui appaiono nel libro, sono: Stefania Evandro, Guido D’Ovidio, Marco Cinque, Sara Morelli, Tiziana Di Cicco e Domenico D’Angelo. Mostrare le caratteristiche peculiari di questi racconti è un’operazione che permette di cogliere gli aspetti fondamentali della recente storia italiana, nonché del nostro presente.
Storie di resistenza che aiutano a sviluppare una coscienza critica
Le vicende descritte dagli autori dei racconti sono solo apparentemente distanti dalla conformazione che contrassegna il presente. Infatti, sebbene i mutamenti repentini risultino essere i tratti distintivi degli ultimi decenni, la lettura del libro mostra in modo limpido come le storie di resistenza che hanno segnato il secolo breve si pongano sempre a monte dell’aspetto assunto dall’attualità.
Prima di analizzare con più vigore questo elemento estremamente importante, occorre chiarire che, qualunque sia il contenuto specifico dei contributi che, di volta in volta, compaiono nel libro, l’intento degli autori è sempre lo stesso: offrire spunti di riflessione attraverso cui poter sviluppare una coscienza critica.
Inoltre, è bene evidenziare anche che l’attenzione è riposta principalmente sulla storia resistenziale abruzzese. In merito, come afferma l’editore di 4Punte edizioni, Massimo Recchione, nella Prefazione al libro, la storia di questa regione, sebbene non molto conosciuta, risulta essere «estremamente importante».
Anche su questo punto, l’attualizzazione è l’approdo inevitabile di ogni posizione assunta. Per questo motivo, Recchione parla di un Abruzzo al presente, «che ha deciso di non stare alla finestra a guardare, ma porta avanti quelle battaglie che vanno nella direzione di un mondo più umano, equo, solidale e civile. Un Abruzzo conscio del fatto che davvero, oggi come ieri, non resta altra scelta che resistere».
Dietro la frenesia del quotidiano si celano le storie della Resistenza
Dunque, nelle pagine di Non ci resta che resistere il debito nei confronti della Resistenza è palese. Da qui, i modi attraverso cui, anche in minima parte, riuscire a saldarlo sono la memoria, la cittadinanza attiva e la cultura.
In tal senso, il racconto che apre il libro, intitolato Tre parole ne rappresenta un esempio lampante. L’autrice, Stefania Evandro, mette in scena uno scorcio quotidiano in cui la frenesia di una giornata qualunque ricalca e simboleggia l’agire tipico delle ultime generazioni.
È una conformazione che cozza col passato. Del resto, non a caso, a dominare le vicende è proprio lo scontro generazionale tra Guido ed Enzo, i due protagonisti. Per questo motivo, il tappeto su cui si snodano le scene descritte da Evandro assume una valenza fondamentale. Infatti, si legge di un luogo mutato radicalmente rispetto agli anni del Ventennio o del primo periodo repubblicano. È su questa differenza che prendono corpo le soddisfazioni, i rimpianti e le cocenti delusioni che racchiudono le scene.
Nelle descrizioni, Enzo richiama più volte le vicende di Mario e Bruno Durante, due fratelli nati a Balsorano, un comune in provincia dell’Aquila, entrambi fucilati dalle Ss nel 1944. La morte li colse soltanto dopo crudeli torture, i loro corpi non furono mai ritrovati, neanche negli ultimi decenni, quando vennero compiute varie ricerche sul territorio. Una lapide in loro memoria è stata riposta nel luogo in cui si presume siano stati uccisi, lo stesso in cui si svolgono gli avvenimenti descritti nel racconto.
La loro forza ha reso possibile per tutti una vita dignitosa. È questo il messaggio racchiuso nelle pagine del racconto, che emerge a chiare lettere nella conclusione. Eppure, il bisogno del ricordo, il tema della cura della storia, della salvaguardia della memoria è quanto affligge il protagonista.
In merito, uno stralcio del testo risulta essere esplicativo e indirizza verso l’analisi di altri temi peculiari che segnano anche i restanti racconti inclusi nel libro: «Sarei curioso di sapere quanti di quelli che passano qui ogni giorno l’hanno sentita. Ogni giorno scivolano su questa strada per raggiungere la bella gabbia del lavoro! E pensare che qualcuno ha pure perso la vita per renderci liberi! Non credo lo avrebbero potuto prevedere».
Contro i crimini della guerra e le prevaricazioni di ogni specie
Sopra ogni altra cosa, è sempre la crudezza della guerra a risuonare ampiamente in tutti i contributi narrativi che danno forma al libro. In effetti, a ben vedere, il lettore si trova immerso in sapienti descrizioni di una serie di scorci quotidiani tutt’altro che semplici.
Riuscire ad assemblarli dà la possibilità di respirare le spaventose problematicità giornaliere di svariata natura che un conflitto trascina con sé. Per esempio, ne Lo stato indipendente del Montenegro, sopra ogni altro aspetto descritto, Guido D’Ovidio porta il lettore a far vivere la quotidianità dei soldati semplici Berardo Ciocca e Antonio Pica.
Inevitabilmente, in un modo d’agire siffatto il particolare sottostà sempre al contesto generale. Pertanto, il racconto mostra scorci dell’occupazione italiana del Montenegro durante la Seconda guerra mondiale, ma, nel farlo, ingloba e si sofferma sulle cause dell’intero conflitto, spingendosi finanche a riflessioni che portano il lettore ad approfondire i temi trattati in modo tale da prendere una posizione su quanto riferito.
Così, nel testo si incontrano le sfaccettature degli incontri che gli italiani ebbero con la popolazione del luogo. Si respira l’insurrezione del 13 luglio 1941 e ci si spinge fino alle successive ribellioni, che risultarono ben radicate nel territorio montenegrino anche al momento della resa italiana.
Infine, si comprendono i motivi che, con la seguente occupazione tedesca, portarono svariati reparti italiani a confluire nell’Esercito popolare di liberazione della Jugoslavia dando un contributo decisivo nelle sorti del conflitto.
Lo stesso modo d’agire avviene ne Il ritorno di Cenzino il racconto scritto da Domenico D’Angelo. Infatti, anche in questo caso il fiume degli avvenimenti travolge ogni singola vita di chi è immerso totalmente nella tragicità della guerra.
Così i due carabinieri protagonisti delle vicende descritte dall’autore apprendono il mutare del contesto italiano. Nel farlo, anche il lettore viene informato storicamente di quanto accaduto durante il conflitto. Così facendo, ogni descrizione ristretta assume più valore. Da quanto detto, si comprende come nel testo letteratura, informazione e cultura percorrano lo stesso tragitto.
Inevitabilmente, è quasi superfluo riferire che tutte queste vicende logorano e trafiggono in mille modi irreversibili i protagonisti dei racconti. Sopra ogni altra cosa si percepisce facilmente il peso dei ricordi e quello delle ingiustizie subite. Sono aspetti che incrinano la drammaticità di ogni momento narrato.
Trovarsi dinanzi a un bivio e avere la forza di scegliere il proprio percorso
Proprio su questi ultimi aspetti si sofferma a lungo anche Sara Morelli col suo racconto Una storia di resistenza civile. In merito, basta riportare una citazione emblematica per comprendere la portata del tema: «Le ingiustizie… ero abituato a ogni genere di difficoltà e ingiustizia e ho cercato di imparare tutto quello che potevo ma diventare ragazzo sotto il fascismo non era affatto cosa facile».
Nel racconto di Morelli l’ingiustizia conduce inevitabilmente a un bivio, che sottende una scelta tra ribellarsi o accettare quanto si sta vivendo. Così, l’autrice analizza le sfumature della protesta e le lega saldamente alla speranza riposta nelle azioni partigiane.
Nei riguardi di questi ultimi, si respira una profonda riconoscenza, poiché, riferisce: «Combattevano senza tregua, senza un attimo di respiro e, centimetro per centimetro, sentiero per sentiero, stavano liberando l’Italia! Sono stati loro a farlo, gli Alleati l’hanno solo bombardata!».
Il tutto sempre accanto alla descrizione accurata della povertà e delle difficoltà dei tempi: «Nonostante quello che stava succedendo nel mondo, si continuava a lavorare: la terra non prevede ferie, né pause; non accetta scuse né ritardi; non conosce né pace né guerra».
Dunque, dai contenuti emerge come l’acquisizione di un grado di coscienza più alto che può sviluppare una consapevolezza tale da puntare a respingere le brutture quotidiane passi dalle scelte che si compiono.
In merito, anche il racconto rEsistiAmo scritto da Marco Cinque chiarisce come ogni singola valutazione possa determinare un’intera esistenza. Così, continuamente ci si può svegliare da quel «sonno tossico» che governa ogni vita.
Del resto, il protagonista riferisce perentoriamente in merito al posto in cui è nato: «Non l’ho mai chiesto. Non l’ho mai scelto. Non l’ho mai voluto o deciso. Sono nato, mio malgrado, in un posto squallido, miserabile. Cresciuto tra povertà e violenza. I casermoni scrostati dove vivo sembrano vomitarmi di disgusto ogni volta che esco sulla strada. Tutto concorre a farmi tirar fuori il peggio di me».
L’importanza dello stare insieme per costruire alternative concrete
Anche il racconto La grotta Afra di Tiziana De Cicco, nel discutere della quotidianità di una famiglia, mostra, tra gli altri aspetti, le difficoltà di una madre che lotta per procurarsi da vivere e guadagnare non solo per lei, ma anche per i suoi figli, poiché il marito «aveva ricevuto l’ordine di arruolarsi, era partito in guerra e ci aveva anche lasciato la pelle».
Tra i «vari tipi di donna» che caratterizzavano la penisola italiana, De Cicco si sofferma in dettaglio sulle attività segrete e rischiose compiute dalle giovani staffette partigiane che collegavano le varie brigate. Così facendo, si comprendono le azioni collettive necessarie a fare sì che il presente possa mutare forma.
Dunque, in conclusione, risulta proficuo rifarsi nuovamente alle parole di Recchione per comprendere come l’obiettivo principale del libro sia mostrare le vicende storiche «delle quali non ci vergogniamo né ci scusiamo mai abbastanza».
Soprattutto, tramite la letteratura, che nel libro è totalmente al servizio della verità, il libro mette in luce la forza collettiva di cui si nutre la ribellione. Lo fa tramite racconti incentrati sulla Resistenza poiché «nella nostra storia recente, rappresenta certamente il momento più grande di riscatto di un popolo che aveva sulla coscienza genocidi in Africa, campi di concentramento nei Balcani, leggi razziali».
Pertanto, ogni aspetto del libro rimanda sempre all’impegno sociale. Di conseguenza, tutte le pagine del testo diventano un lungo invito all’azione.
Mario Saccomanno
(www.bottegascriptamanent.it, anno XVI, n. 181, ottobre 2022)