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Anno II, n° 9 - Maggio 2008
Ecco le figure
del dissenso
di Alessandro Tacconi
Meltemi pubblica
gli scritti letterari
di Terry Eagleton
Stiamo per eseguire un esercizio blasfemo sul testo multiplo ed enciclopedico di questo noto critico, professore, autore teatrale e teorico della letteratura: Figure del dissenso (pp. 360, € 25,00) di Terry Eagleton pubblicato da Meltemi editore. Com’è, infatti, possibile circoscrivere un bacino critico-letterario come quello che si para davanti a noi, nel momento in cui sfogliamo avidi il volume fitto di testi critici? Una serie di saggi sui più svariati argomenti, sempre e comunque che avessero a che fare con la parola scritta, pubblicati nel corso dei decenni su riviste letterarie e critiche di profilo, riteniamo, accademico. Terry Eagleton è teorico della letteratura, fine critico delle opere di Joyce, Shakespeare, Swift e Yeats, severo censore del Postmodernismo, biografo di se stesso: Terry Eagleton è tutto questo, e molto altro.
In tale lavoro la sua intelligenza tagliente si cimenta con il genere della recensione, raggiungendo esiti straordinari. Non si accontenta di valutare le idee di uno scrittore e le tesi di un libro ma nel suo stile personalissimo, spesso intriso di una vena crudelmente comica, non manca mai di dipingere un brillante affresco teorico e politico, che funge da sfondo al suo impegno nell’analisi dei testi di volta in volta “presi di mira”.
Il volume si presenta come una raccolta di appassionate recensioni scritte in poco più di un decennio, periodo durante il quale Eagleton ha affrontato a viso aperto personaggi come Stanley Fish, Edward Said, Gayatri Spivak, Slavoj Zizek e persino David Beckham – tutti vittime del suo caustico umorismo, dell’implacabile vena critica e delle sue brillanti doti di detective nel campo della cultura letteraria.
Rivoltare il calzino della letteratura critica contemporanea
Questo volume – tomo è a tutti gli effetti – è un tour de force a 360° con salto carpiato, triplo e capitombolo finale nella palestra della cultura occidentale. Il celebre studioso, drammaturgo ecc. offre una serie precisa e puntuale, dettagliata e argomentata delle personalità più significative della cultura anglosassone e non solo.
Si leggono, attraverso le critiche di Eagleton, le pagine di numerosi studi che hanno trattato di volta in volta gli argomenti più vari e disparati: dal Modernismo alla teoria dei corpi di Peter Brooks, dalla Scuola di Francoforte a Norberto Bobbio, dai poetici romantici al pensiero di T.S. Eliot; particolarmente gustose, inoltre, certe invettive nei confronti di Bloom o di Steiner.
Per quale motivo definiamo poderoso questo lavoro, o meglio: il frutto del lavoro di un decennio circa? Perché avere tra le mani un simile volume equivale a vedere dissezionato sotto i propri polpastrelli quell’animale che è la cultura occidentale, più volte dichiarata defunta, decapitata, spirata e mille volte risorta, magari in sembianze di mostruosa chimera. Si addenta questo libro. Lo si gusta a fondo. Ci si immerge in disquisizioni filosofiche critico-letterarie.
Ogni pagina della corrente raccolta serratissima di saggi è una fetta ultracalorica di torta, che soddisfa ogni palato interessato a simili argomenti. Non è certo necessario procedere in ordine nella lettura. È sufficiente far scorrere l’indice lungo l’elenco dei titoli dei saggi per trovare quasi subito una piccola area di sosta, dove trascorrere momenti senz’altro pregni di significato.
Una sfida impossibile o del profondo peso della sintesi critica
La recensione che qui proponiamo non può certo essere esaustiva di ciò che viene analizzato durante il serrato confronto che Terry Eagleton intrattiene con le soglie estreme del nostro pensiero, o meglio del pensiero di quelle decine di studiosi e pensatori che hanno ritenuto di avere qualcosa di fondamentale e urgente da scrivere in un libro su di un certo volume. L’autore, allora, vaglia, prende in considerazione, analizza, confronta, passa al setaccio, soppesa in modo quasi inesausto.
Se una difficoltà sussiste per il lettore è il non aver letto i volumi che sono stati analizzati dal nostro critico; per la verità, a quanto ne sappiamo, non molti di quei volumi sono stati tradotti nel nostro paese. Avrebbero trovato un riscontro gli studi su Groom, su Fish, o su Spivak presso il vasto pubblico?
Proprio per tale ragione questo saggio multiplo e composito ha una funzione importante, assolve cioè al compito della divulgazione scientifica in modo articolato, ma non per questo meno puntuale e attento. Se si vogliono conoscere gli esiti del Modernismo, del pensiero di Wittgenstein o Frye, della cucina-fucina del Postmoderno e di che fine hanno fatto le utopie partorite nel XIX secolo e abortite in gran parte nel XX secolo.
Questo volume è senz’altro da leggere, rileggere, sfogliare avidamente e regalare a quanti, tra conoscenti e amici, sapranno apprezzare un simile arguto intellettuale.
Temiamo, d’altro canto, che la dissezione operata da Eagleton sul corpo intellettuale dell’occidente sia in grado di soddisfare palati attenti, raffinati e in cerca di nervature scoperte intorno all’osso della cultura letteraria occidentale. E concludiamo con le parole di Stefano Guerriero che su Belfagor ha scritto: «La costante del pensiero di Eagleton è la demistificazione dei ruoli fintamente neutrali che la cultura ha di volta in volta assunto nel mondo occidentale moderno, oltre all’analisi dei diversi modi in cui essa diventa funzionale a sistemi di produzione e a rapporti politici».
Alessandro Tacconi
(www.bottegascriptamanent.it, anno II, n. 9, maggio 2008)